XorDDoS, il DDoS contro Linux evolve e continua a mietere vittime

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XorDDoS, il DDoS contro Linux evolve e continua a mietere vittime


I ricercatori di Cisco Talos hanno pubblicato una nuova analisi su XorDDoS, un malware DDoS attivo dal 2014 e che ha continuato a mietere vittime in tutto il mondo e lo fa ancora oggi.

XorDDoS è un trojan che colpisce le macchine Linux per renderle parte di una botnet e sfruttarle per eseguire altri attacchi. Il malware, attivo tutt’oggi, è cresciuto notevolmente negli ultimi anni, soprattutto tra il 2020 e il 2023. Nel tempo il malware si è esteso a livello globale, cominciando a colpire anche i server Docker sfruttando attacchi brute force SSH per ottenere accesso remoto ai dispositivi.

XorDDoS

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Una volta preso il controllo della macchina, il malware implementa dei meccanismi di persistenza per fare in modo che venga eseguito durante il boot del sistema e non venga individuato dai sistemi di sicurezza.

Nel 2024 i ricercatori di Cisco Talos hanno individuato nuove versioni dell’infrastruttura e del payload del malware, probabilmente già in uso dal 2017. Secondo il team di sicurezza, questa nuova suite di prodotti non è stata realizzata solo per migliorare gli attacchi, ma anche per essere messa in vendita.

Oggi l’infrastruttura di XorDDoS include anche un “central controller” in grado gestire più controller del malware contemporaneamente. “Questo controller aggiornato migliora la capacità dei cybercriminali di coordinare ed eseguire gli attacchi in maniera più efficiente, a indicare un’evoluzione nelle loro tattiche e nelle loro conoscenze” hanno spiegato i ricercatori di Cisco Talos.

XorDDoS

Credits: Cisco Talos

Il controller invia comandi a ciascuno dei sotto-controller, i quali, a loro volta, gestiscono le botnet di macchine Linux create tramite il malware.

Secondo i ricercatori di sicurezza, i cyberattaccanti dietro XorDDoS sono di origine cinese. Il team di Cisco Talos riporta che tra novembre 2023 e febbraio 2025 il malware ha colpito per lo più negli Stati Uniti, nei quali si conta il 50% delle vittime totali. A seguire, i Paesi più colpiti risultano Spagna, Taiwan, Canada, Giappone, Brasile, Paraguay, Argentina, Regno Unito e, tra gli altri, anche l’Italia.



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