Truffa milionaria a nome del Ministro della Difesa : c’è deepfake o no? Non importa…
Feb 07, 2025 Giancarlo Calzetta
Attacchi, In evidenza, News
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Un’operazione di truffa complessa ha preso di mira figure di spicco dell’imprenditoria italiana con l’obiettivo di estorcere ingenti somme di denaro. I truffatori, spacciandosi per il Ministro della Difesa Guido Crosetto e suoi collaboratori, hanno architettato un piano che sfrutta tecniche avanzate di social engineering e, potenzialmente, spoofing telefonico e deepfake.
La dinamica della truffa è quella in diverse fasi tipica delle operazioni di ingegneria sociale, atte a creare un senso di urgenza nella vittima. Inizialmente, il bersaglio riceve una chiamata da un presunto membro dello staff del Ministro Crosetto. Successivamente, viene passato un individuo che si finge il Ministro stesso. Quest’ultimo espone una situazione critica riguardante il rapimento di giornalisti italiani in Siria e Iran, richiedendo un contributo finanziario immediato per il loro rilascio. Viene specificato che si tratta di una questione “segretissima” che coinvolge l’intelligence e che la Repubblica Italiana si aspetta un aiuto concreto. Per rafforzare la credibilità, viene promesso il rimborso della somma tramite la Banca d’Italia.
Nomi di spicco e grande conoscenza del panorama istituzionale italiano
I truffatori dimostrano una conoscenza approfondita dei protocolli e delle dinamiche istituzionali, rendendo la messinscena particolarmente convincente. Le vittime vengono contattate da sedicenti funzionari del ministero della difesa, come un certo Giovanni Montalbano, e persino da un presunto generale. In alcuni casi, la somma richiesta non viene pretesa in un’unica tranche, ma a rate, al fine di instaurare un rapporto di fiducia con la vittima.
Tra gli imprenditori presi di mira figurano nomi noti come Giorgio Armani, Marco Tronchetti Provera, Patrizio Bertelli, Massimo Moratti, le famiglie Caprotti (Esselunga), Caltagirone, Aleotti (gruppo Menarini), Beretta e Del Vecchio (Luxottica). Alcuni di loro sono caduti nella trappola e i fondi sono stati trasferiti su conti esteri, rendendo più complessa l’azione di recupero. Le indagini, coordinate dalla procura di Milano, mirano a identificare tutti i membri della banda e a ricostruire il flusso del denaro.
Si ipotizza l’uso di spoofing telefonico, tecnica che permette di mascherare il numero di provenienza della chiamata, facendo apparire un numero diverso da quello reale. Inoltre, non si esclude l’impiego di intelligenza artificiale per replicare la voce del Ministro Crosetto, sebbene questa ipotesi non sia al momento prevalente. Il fatto che sia o meno stato usato in questo caso, però, è poco rilevante perché è ovvio che man mano che la tecnologia migliora (anche se nel caso dei deepfake audio è già abbastanza avanti da poter essere usata per questi scopi poco leciti) accadrà in futuro e bisogna, quindi, ideare una serie di misure di sicurezza avanzate per proteggere le comunicazioni e prevenire attacchi di social engineering. Iniziare con il mettere in sicurezza il sistema che permette lo spoofing telefonico sarebbe già un bel passo in avanti…
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