Nei giorni scorsi è emersa la notizia di un data breach che avrebbe coinvolto Almaviva, con la presunta esfiltrazione di circa 2,3 terabyte di dati. Secondo le informazioni circolate, il materiale sottratto includerebbe documentazione relativa a soggetti istituzionali e infrastrutture strategiche, tra cui piani industriali, contratti e informazioni riservate.
Al di là delle responsabilità specifiche, che saranno chiarite dagli accertamenti in corso, l’evento rappresenta un caso di studio rilevante per comprendere le dinamiche tecniche e organizzative dei data breach su larga scala, soprattutto in contesti di fornitura IT complessa.
Dimensioni dell’esfiltrazione e considerazioni tecniche
Un volume di dati dell’ordine dei terabyte indica un’operazione di esfiltrazione non episodica, ma protratta nel tempo. Dal punto di vista tecnico, questo tipo di evento presuppone:
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accesso persistente ai sistemi informativi;
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capacità di aggregare e comprimere grandi quantità di dati;
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meccanismi di trasferimento che eludono o aggirano i controlli di sicurezza esistenti.
Indipendentemente dal vettore iniziale dell’attacco, una sottrazione di queste dimensioni suggerisce criticità nella rilevazione tempestiva di attività anomale e nella correlazione degli eventi di sicurezza.
Il ruolo della supply chain IT
Uno degli aspetti più rilevanti riguarda il ruolo dei fornitori IT che operano a supporto di enti pubblici e organizzazioni strategiche. In questi contesti, il fornitore diventa parte integrante del perimetro di rischio del cliente finale.
Eventi di questo tipo evidenziano come la sicurezza della supply chain non possa essere affrontata esclusivamente a livello contrattuale o formale, ma richieda:
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integrazione dei controlli di sicurezza;
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condivisione strutturata delle informazioni sugli incidenti;
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valutazioni continue del rischio operativo e cyber.
Rilevazione, risposta e comunicazione dell’incidente
Dal punto di vista dei processi di sicurezza, casi di esfiltrazione su larga scala pongono interrogativi su tre aspetti fondamentali:
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capacità di detection, in particolare rispetto a flussi anomali di dati;
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tempestività della risposta, per limitare l’impatto dell’incidente;
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gestione della comunicazione, elemento essenziale per garantire trasparenza senza compromettere le indagini.
La gestione efficace di un data breach non si esaurisce nella continuità operativa dei servizi, ma include la capacità di valutare e contenere l’impatto informativo e strategico della perdita di dati.
Implicazioni in ambito normativo e di governance
Eventi di questo tipo si inseriscono in un contesto regolatorio sempre più strutturato, in particolare con l’entrata in vigore della Direttiva NIS2, che rafforza gli obblighi in materia di gestione del rischio, sicurezza della supply chain e notifica degli incidenti.
Il caso evidenzia come la conformità normativa debba tradursi in misure operative effettive, capaci di intercettare non solo gli attacchi più evidenti, ma anche attività anomale persistenti e a bassa visibilità.
Conclusioni
Il data breach che avrebbe coinvolto Almaviva rappresenta un episodio di particolare rilevanza per il settore IT e per le organizzazioni che operano su infrastrutture e dati critici. Al di là delle singole responsabilità, l’evento sottolinea l’importanza di:
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rafforzare i meccanismi di monitoraggio e rilevazione;
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trattare la sicurezza della supply chain come parte integrante del perimetro di difesa;
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adottare un approccio alla cybersecurity basato su continuità, integrazione e verifica costante.
In questo senso, episodi di questo tipo possono e dovrebbero essere utilizzati come opportunità di analisi e miglioramento, piuttosto che limitarsi a una gestione emergenziale dell’incidente.


