In 18 anni di militanza da fan sfegatato di X Factor, gli Home Visit li ho sempre tollerati poco. Un po’ perchè sembrano uno step intermedio che frena dai live, un po’ perché una volta una mia amica è stata eliminata proprio in quella puntata e in genere grandi speranze e beniamini di audition e Boot Camp finiscono lì la propria corsa, facendoci chiedere perché ai live ci ritroviamo quello lì che durerà quanto un gatto in tangenziale. Senza contare lo storytelling spesso forzato, con i viaggi, le case, ma anche i libri, le auto e i fogli di giornale. Gli Home Visit – che una volta erano a casa o in un posto caro al giudice – sono tutti nello stesso casale di campagna in cui, a turno, i giudici fanno le proprie scelte. Almeno, dopo due scoppiettanti – per davvero – puntate di boot camp, finalmente scopriamo i 12 talenti che i giudici Achille Lauro, Jake La Furia, Paola Iezzi e Manuel Agnelli porteranno ai Live a partire dalla prossima settimana.
Ad aprire la puntata è Achille Lauro con la governante Perla, per tenere a bada un roster di soli maschietti. I Patagarri eseguono un inedito, caso unico a questi Home Visit: La banca in pieno centro flirta col teatro canzone e ha la faccia di un progetto concreto, non esattamente simile al successo da popstar, ma questa è una cosa mai vista prima sul palco con la X, di certo più vicina a Dada’ o N.A.I.P., che hanno trovato comunque una collocazione molto precisa nel panorama musicale. Lauro ripete: “Non devi farla bene, dobbiamo capire delle figate nel caso si andasse avanti”. In ciò eccelle Lorenzo Salvetti con una performance convincentissima di Le parole più grandi: giovane, carino, intonatissimo, con personalità e se la cava al piano, per una potenziale macchina da guerra da talent show.
Ibra riarrangia Heathens dei Twenty Øne Pilots senza sporcature elettriche, e la canta esattamente come ci saremmo aspettati da lui, con un fraseggio figlio del reggae e una spolverata di drum and bass. L’X Pass di Lauro – che i ragazzi, Dio sa perché, continuano a chiamare Achille – sono i Les Votives che riescono a portare nuova luce in un pezzo iperconosciuto e stracantato di Mina: la loro Città vuota sembra provenire direttamente da una pagina myspace negli anni zero. Dopo una cena luculliana a cui partecipano anche Boss Doms, Frenetik e Gow Tribe – con Perla, ovvio – e una jam session, al mattino i Patagarri sembrano avere qualche tensione interna e potrebbero lasciare il programma – precedenti celebri: Mr.Rain – con estrema disperazione del cantante. Hanno paura di non tollerare le riprese: pensa, vai a X Factor e ti mettono le telecamere in faccia. Assurdo, vè? Alla fine, andranno ai live Lorenzo, Les Votives e i Patagarri, se non si sciolgono prima. Per scoprire l’ultimo nome, però, abbiamo dovuto aspettare la fine della puntata, col meccanismo infernale – per noi telespettatori – della last call. Maledetti. E in mezzo chiacchiere, giochi, ricette, tiramisù, uffa. È la dura legge della tv, baby.
Proprio un tiramisù regge la narrazione dell’Home Visit di Jake La Furia, che inizia con i Potara, sempre più costruiti, ma con una costruzione che supporta delle intuizioni buone. I loro mash up sembrano giocattoli bellissimi e plasticosi, ma divertenti, alla fine anche con qualche guizzo tecnico in armonizzazioni perfette tra di loro – si capisce nonostante l’autotune a palla –, produzioni interessanti e miscugli creativi. Il loro mash up tra Parole parole parole di Mina e Quelle parole dei Bnkr44 riesce e Jake commenta: “Siete bravi a distruggere le canzoni”.
Francamente canta una The Rhythm of the Night in acustico da manuale dell’aperitivo, mentre i The Foolz cambiano completamente la melodia di un pezzo immortale come…E la luna bussò, mentre il cantante tende di soppiatto al damianodavidismo e va ripulito da queste scorie måneskiniane il prima possibile. La stella che aspettiamo è Elmira, che però sceglie un pezzo che la valorizza pochissimo: la sua Talking to the Moon è un filo karaokeska, e la sua splendida voce a metà tra Dua Lipa e Halsey viene fuori poco. Alle audition l’avremmo dimenticata tre minuti dopo, ma per fortuna sono gli Home Visit, e ci siamo già fatti ampiamente un’idea dei talenti. Vanno ai live Elmira, Francamente e I The Foolz. Una volta che i Potara mi avevano convinto, mannaggia.
Paola Iezzi va agli Home Visit dopo un boot camp di fuoco, con tanto di beef contro la discografia, la musica finta, le scie chimiche e non cielo dikono!!! della scorsa settimana, e se i Dimensione Brama eseguono una stranissima versione di Can’t Get You Out of My Head di Kylie, un filo forzata, sopra le righe e leggermente fuori fuoco rispetto alle altre performance, Pablo Murphy saltella in una Friday I’m in Love allegra, con paraculissime cornamuse scozzesi nella produzione e performance da cosplayer.
I Frammenti invece prendono Born Slippy degli Underworld aumentandone il legame con il film che l’ha resa celebre, inserendo il testo del monologo Scegli la vita: una splendida idea che però si scontra contro una pronuncia terribilina nel ritornello. Per sconfessare le accuse di scarsa qualità, Laura Fetahu si gioca una canzonedatalent™ per definizione con sora Beyoncè. A If I Were a Boy però viene aggiunta una strofa evitabile e che tematicamente fa tornare alla mente l’esclusione di Giulia Mei di qualche settimana fa. Ad andare ai live sono: Laura Fetahu, Pablo e Dimensione Brama, a cui ho sbagliato il nome nello scorso articolo, e per questo gli chiedo scusa.
È già avvezzo al meccanismo Manuel Agnelli, che di Home Visit ne ha fatti un po’. I Punkcake rifanno gli Idles rivestiti di punk, e mi viene in mente che Manuel ha un certo tocco verso i gruppi con bassista donna e il cantante che si chiama Damiano. Vanno benissimo, eh, va detto. Beatrice canta i Pixies – ma senza cambiarne i connotati come la scorsa settimana – con moltissima personalità vocale, seppur ancora – purtroppo – chiusa in sé stessa. Altra golden girl del talent di quest’anno è Mimì, che canta divinamente EARFQUAKE di Tyler, The Creator: è già da live, forse da finale, e per la prima volta mostra il rapporto con parti meno melodiche e più tappate. La Amarsi un po’ di Danielle è invece vuotissima, con pattern ritmici strani, mentre la voce la fa sembrare come una b-side dei Verdena – ed è da intendersi come un complimentone, per lui, per i Verdena e per Battisti. Vanno ai live: Punkcake, Mimì e Danielle.
Giovedì sera, con meno storytelling e più canzoni, inizieranno i Live di X Factor, con le loro messe in scena e il grande palco che fa sembrare tutti delle rockstar d’esperienza. Apparentemente poco cantautorato e tante voci – e volti – pop, addirittura molte più band del solito. Il pubblico di Sky da ricatturare e che si sta riavvicinando al format che sembrava stanco, ritroverà dei topoi ricorrenti, dei ruoli in discografia da riempire e che in passato proprio X Factor ha creato, comprese le quote “strane” che solitamente Agnelli ha accolto, e che in alcuni casi sono diventate uno scudetto sul petto del programma. Volti e voci per cui c’è da sperare in progetti all’altezza anche dopo i live e dopo le eliminazioni inevitabili in questo gioco. Del gioco fanno parte anche i battibecchi tra i giudici, per ora in pace e così sarà anche al primo live, ma alla seconda puntata si vedrà per davvero cosa scateneranno le guerre intestine del tavolo, e come reagiranno le new entry a un Manuel esperto e agguerritissimo. E, soprattutto, scopriremo sei i Patagarri non se la sono data a gambe.
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L’articolo X Factor vuole clonare i Måneskin di Marco Mm Mennillo è apparso su Rockit.it il 2024-10-18 02:44:00