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Sven Väth e la critica ai DJ-show: quando lo spettacolo oscura la musica

Sven Väth

Nel panorama della musica elettronica contemporanea, il leggendario Sven Väth ha recentemente condiviso un pensiero che fa riflettere tutti gli appassionati: “It comes as no surprise that today’s DJ stages resemble more and more a Rock’n’Roll arena: fireworks, explosions, pyrotechnics – the full glitter package. Of course, it’s perfect fodder for social media stories, for the endless stream of self-promotion. Yet the music itself is increasingly pushed to the background.”

Un’osservazione lucida e pungente, che mette in evidenza un tema centrale nella scena odierna: la spettacolarizzazione del DJing.

Dal club alla “arena Rock’n’Roll”

Oggi i palchi dei grandi festival assomigliano sempre di più a colossali show rock: fuochi d’artificio, fiamme, ledwall giganteschi e scenografie hollywoodiane. Elementi che catturano gli smartphone del pubblico e alimentano lo scorrere infinito di contenuti social, ma che spesso rischiano di relegare la musica a semplice colonna sonora di un intrattenimento visivo.

Secondo Väth, la figura del DJ si trasforma così in un “ego performer”, un intrattenitore più attento al proprio spettacolo che all’essenza del suono. La console diventa un palcoscenico teatrale, un “puppet show with confetti cannons” dove i riflettori sono puntati sull’immagine più che sull’arte.

Le eccezioni che salvano la scena

Non tutto però è perduto. Väth stesso riconosce che esistono ancora artisti capaci di andare oltre i fuochi d’artificio, mettendo al centro ciò che conta davvero: la selezione musicale, la capacità di creare atmosfere, il talento di guidare il dancefloor con il flusso del sound. Performer che risultano magnetici senza ricorrere a effetti speciali, ma che affascinano perché trasmettono verità attraverso la musica.

Uno spunto per riflettere

Le parole di Sven Väth aprono una riflessione importante: cosa vogliamo dalla musica elettronica di oggi? Un’esperienza immersiva che seduce occhi e orecchie, o un ritorno alla purezza del clubbing, dove il buio della pista lasciava parlare solo la musica?

In un’epoca dominata dai social e dall’immagine, forse la vera rivoluzione è proprio quella di restituire al suono il suo ruolo principale.

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