“Ci davamo appuntamento lì, al buio”. Potrebbe essere parte di un racconto di un personaggio dell’opera teatrale Risveglio di primavera di Frank Wedekind, resoconto di una sera all’imbrunire, di scoperta della sessualità, brusca e curiosa. Oppure potrebbe essere l’incipit del battesimo musicale di una creatura musicale che stiamo imparando a conoscere in modo duplice: come fata di canzoni bislacche, e come cantante dal palco dei concerti di Cosmo, che accompagna ormai da parecchio in un tour pieno di date sempre tiratissime, piene di gente e incredibilmente festose (non ci credete? date un occhio alla chiusura di MI AMI 2023).
A prima vista Pan Dan sembra un personaggio letterario, assemblato dalla mente di un autore pieno di vitalità e voglia di scoperta. In realtà si tratta di un personaggio dalla spontaneità quasi irreale.
“Per i miei amici ero Pan Dan, l’inventora di cose strane da indossar”, dice Gessica, “solo in seguito sono diventata Pan Dan la cantastorie”. Un percorso che parte dalla vita privata e sboccia in modo inusuale nel mondo della musica, come un carro di carnevale svelato prima della parata, diretto verso un paese della Cuccagna dove sugli alberi crescono vestiti fluorescenti, e dove il dolce far niente si trasforma sempre e comunquein una danza liberatrice.
E dove c’è danza non può mancare Cosmo, padrino spirituale di Pan Dan, sempre al suo fianco, come produttore, ma forse è meglio dire come esecutore di idee. “I miei brani nascono sul momento, escono quasi sempre da improvvisazioni”, dove Marco mette a disposizione una serie di suoni, e la follia fa il resto. In un modo di lavorare quasi da documentarista vengono partorite lunghe sessioni di jam, da cui alla fine verrà estratto solo l’essenziale. Così è nato I Cloud, terzo singolo di Pan Dan, forse la sua definitiva esplosione a metà tra l’italo disco più deep e un approccio punk alla scrittura sempre apprezzabile. Prima era stata la volta di WaterePrimavera, qua le trovate tutte.
“Il mio immaginario sta a metà tra l’ermetico e il nonsense, o meglio, il senso c’è ma per coglierlo non servono i sottotitoli”, e solo su questo si potrebbe scrivere un intero disco. I pezzi di Pan Dan – ad oggi solo tre, della serie pochi ma buonissimi – viaggiano su un crinale molto instabile,quel filo sottile che divide poesia contemporanea e performance, ossia dove sta (quasi) tutto nelle orecchie di chi ascolta. Ci si può immergere nelle suggestioni di Water, oppure osservare divertiti il procedere delle parole, il ripetersi costante di “acqua in bocca/ Water”.
Quando un nuovo progetto musicale sta per spiccare il volo è una prassi tipicamente italiana auspicare che il lancio avvenga in fretta, per assaporare subito tutti i gusti che il suddetto artista potrebbe offrire. Per quanto riguarda Pan Dan invece noi ci auguriamo che questa fase di studio, di lenta esposizione individuale duri più a lungo possibile, perché questa ambiguità gioca a favore del suo progetto. Non serve essere a tutti i costi dirompenti e rivoluzionari, si può agire lentamente nelle pieghe di un sistema che non concede grandi spazi.
Gessica sembra si stia godendo al massimo questa fase, diluita in tre anni, dove i contorni del progetto Pan Dan sono molto sfumati dal punto di vista musicale, all’insegna del “cambio spesso”, ma dove è visibile un cuore pulsante di un’artista che raccogliendo tutte le esperienze fatte sta creando un suo micro cosmo di pop davvero alternativo, o antipop come direbbe Cosmo. Non è importante la quantità di cassa dritta inserita nei brani, chitarre distorte o synth modulari, perché tutto finisce nelle grinfie di una strega dei dentini, con le rotelle di liquirizie sui capezzoli e gli stivali neri.
Forse la troveremo nel nuovo film di John Waters, forse nei panni di Wendla Bergmann in una nuova versione techno di Risveglio di primavera, a giocare con le scoperte del proprio corpo, ma con un finale meno tragico. Pan Dan èun fiorire bizzarro, è una bravissima cantante – questo non va mai dimenticato – dallo sguardo furbo, è l’amazzone di Ivrea, pronta a fiondarsi su tutto quello che la Dora le regalerà.
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L’articolo Storia di Pan Dan, l’amazzone punk di Cosmo di Gabriele Vollaro è apparso su Rockit.it il 2024-07-10 15:02:00