Paolo Benvegnù appartiene a tutti quanti

Facebook
WhatsApp
Twitter
LinkedIn
Telegram


Guardatela quella vecchia copertina: i reverse di una giacca, sembrerebbe un Principe di Galles o qualcosa di simile, la camicia sottostante, una cravatta. Il tutto virato in un cupo rosso ruggine. Ora buttiamo un’occhiata sulla sua rielaborazione: l’immagine è quasi la stessa, solo un po’ più allargata, il rosso è sparito, si intravede un minuscolo pezzo di collo, la cravatta è meno stropicciata, più in linea con la camicia. Un insieme più vitale, acceso, caloroso. Forse non significa nulla, probabilmente si tratta di un dettaglio insignificante, ma perché non prenderlo come un segnale? O meglio, come un indizio. Del tempo che passa, che addolcisce i toni, persino i colori. 

Piccoli fragilissimi film uscì nel febbraio 2004. Paolo Benvegnù – che tra oggi e domenica sarà la “star” del Premio Tenco 2024, da lui vinto per il Miglior Disco dell’Anno con È inutile parlar d’amore – aveva non da molto archiviato l’esperienza con gli Scisma (uno scioglimento non proprio tranquillo, è il caso di ricordarlo) e il suo primo album da solista prese tutti in contropiede. Anche da queste parti non riuscimmo a trattenere la sorpresa: “Un album bello, crepuscolare, tendenzialmente sommesso, senza però mai perdere in intensità espressiva”: così sentenziò FrancescoS dalle pagine di Rockit. Perfetto. Precisiamo, però: tra quelle undici canzoni (o film, fate voi) non c’era nulla di cupo. Certo, l’irruenza degli Scisma suonava come un ricordo più o meno lontano e il suo frontman aveva appena iniziato a nutrirsi della magia del quotidiano, nel tentativo di costruire e ricostruire, stando ben attento a calpestare amori, battaglie, dolori, gioie. Introspezione, malinconia se volete, ma cupezza no. 

Più o meno tutti furono concordi nel giudicare l’esordio in solitario del musicista milanese alla stregua di un gioiello, come uno dei migliori dischi di quel 2004 così prodigo di capolavori piccoli e grandi. Un album che diede la stura al Benvegnù di oggi, cantautore poetico, raffinato, inquieto, sensibile. Nessuna sorpresa, dunque, se, a poco più di vent’anni di distanza, siamo di nuovo alle prese con Piccoli fragilissimi film, questa volta in versione reloaded, con tanti ospiti da prendere per mano, con cui duettare e dividere più di uno spazio.

video frame placeholder

Va bene, stilare l’elenco di chi accompagna il Benvegnù in questa avventura può essere noioso almeno quanto una lista della spesa (la spesa grossa), ma trattasi di operazione necessaria: Paolo Fresu ed Ermal Meta, Tosca, Malika Ayane, Giovanni Truppi, Piero Pelù, Fast Animals and Slow Kids, La Rappresentante di Lista, Motta, Appino, Dente, Lamante. Tutto e il contrario di tutto: jazzisti, vecchi leoni del rock nostrano, cantautori di primo e secondo pelo, orgogliosi guardiani della scena indipendente. È un bene che sia così, che a dare una mano al padrone di casa siano in tanti e così diversi tra loro, non foss’altro per certificare che certi album appartengono a tutti, senza distinzioni di confini o generi.

Ma com’è Piccoli fragilissimi film reloaded? Partiamo dal suono: è più pulito, rotondo, si fregia di meno asprezze rispetto al predecessore. Merito dell’evolversi della tecnologia, certo, ma forse anche di una maggiore spensieratezza, di una inevitabile contaminazione di stili e di idee, dal poter permettersi un’ampia libertà artistica. Gli undici episodi del disco sono trattati con deferenza, con il dovuto rispetto, nel senso che la struttura dei brani è rimasta la stessa. Qualcuno prova ad allontanarsi dagli originali, certo, ma senza esagerare. È il caso di Suggestionabili, cavalcata dall’energia dei Fast Animals and Slow Kids, ma nemmeno Io e te (con Malika Ayane) non scherza, è sufficiente ascoltare l’attacco. I più bravi? Senz’altro Tosca in Cerchi nell’acqua, ma anche È solo un sogno, vivacizzata dalla Rappresentante di Lista, fa la sua porca figura. Un encomio anche a Piero Pelù (presente in Fiamme), che per una volta ha evitato di ululare…

video frame placeholder

Piccoli fragilissimi film reloaded è disponibile in digitale e in formato fisico: in LP doppio nero formato diecut, CD formato diecut e in un boxset celebrativo in edizione limitata e autografata. Il boxset contiene, oltre all’LP, anche quattro tavole formato 30×30 con foto e poesie inedite, una musicassetta di brani inediti e due spillette da collezione. Tutti formati sono arricchiti da tre inediti: Preferisci i silenzi, che si fregia della partecipazione di Giulio Casale degli Estra,Le gioie minime, ospite Irene Grandi, eIsola Ariosto, con l’intervento di Max Collini. 

Per chi ha voglia di ricordare, di scoprire o di riscoprire, per chi, nel 2004, era distratto, per chi non ne ha abbastanza di Piccoli fragilissimi film


L’articolo Paolo Benvegnù appartiene a tutti quanti di Giuseppe Catani è apparso su Rockit.it il 2024-10-17 10:05:00



Source link

Visited 1 times, 1 visit(s) today

Continua a leggere

Scorri verso l'alto