in Italia ascoltiamo tutti le stesse cose

Facebook
WhatsApp
Twitter
LinkedIn
Telegram


Mentre noi accumulavamo ascolti e spulciavamo recensioni per fare il nostro bel listone dei 50 dischi migliori del 2024 fino a mo‘, ben più attesa e rilanciata all over the Instagram è giunta la chart dei top del primo semestre per la FIMI, la federazione dell’industria musicale italiana. Sono coloro che contano i dischi fisici venduti (pochi) e gli ascolti accumulati (tanti) e consegnano ogni lunedì i dischi d’oro. Qua avevamo fatto una chiacchierata molto interessante con il Ceo di FIMI Enzo Mazza, che vi consiglio di andare a recuperare. 

Le classifiche riguardano dischi e singoli più ascoltati delleprime 26 settimane dell’anno. Comprendono, usando la dicitura FIMI, fisico + download + streaming free & premium. Vediamo le due top ten, quella relativa agli album e ai singoli, se poi non vi basta e volete giungere fino alla centesima posizione qua trovate le classifiche completeda scaricare e appendere in camera (in assenza di un disco d’oro da flexare).

Tra i dischi al primo posto c’è Icon di Tony Effe, secondo Kid Yugi, terza La divina commedia (Deluxe) di Tedua, quarti i Dogo e quinto Sfera, con X2VR, l’unico del lotto a non essere uscito nel 2024. Completano i dieci Annalisa, prima tra quelli che cantano, Rose Villain e Mahmood, che non ho ancora capito se vanno definiti rapper o no (forse qua torna utile la fumosissima definizione di Urban), Ferite di Capo Plaza eIl coraggio dei bambini di Geolier. Piccolo dettaglio, quest’ultimo album è uscito un anno e mezzo fa. Il successivo dell’artista napoletano, Dio lo sa, invece ha un mese di vita ed è già in 11esima posizione. Facile immaginare a fine anno sarà molto molto in alto tra gli ascolti complessivi.

Qualche altra minuzia. La prima artista straniera èTaylor Swift (che gioca un campionato a sé tra i non italiani) con THE TORTURED POETS DEPARTMENT. Anche tra l’11 e la 20esima posizione 6 su 20 sono rapper, con le eccezioni oltre che di TS, di Calcutta, Pinguini e Ultimo. Quest’ultimo (ah, ah) è anche il primo (ah, ah) a non stare con nessuna delle tre major, visto che esce per etichetta personale ed è distribuito da Believe. Indie vero!

Veniamo ai singoli. I primi tre, Tuta Gold, I P’ Me, Tu P’ Te eSinceramente vengono diretti da Sanremo, come il quinto, La noia. Il quarto, Cento messaggi di Lazza, è stato presentato in anteprima a Sanremo. Tra i primi dieci derivano dal Festival anche i brani di Ghali, Click Boom! di Rose Villain e The Kolors. Rose torna al settimo con Come un tuono con Guè, noni Geolier e Ultimo (due pezzi non sanremese ma di artisti sanremesi). Tra la 11 e la 20 ci sono altri 5 straight outta Ariston più un po’ di posse trapper e due stranieri, Gata OnlyeBeautiful Things

Proviamo ad andare un po’ più in profondità.In entrambe le top ten sono tutti italiani, anzi probabilmente non esistesse un fenomeno come lo “swiftieismo” la classifica sarebbe ancora più sbilanciata a favore dei connazionali. Per quanto riguarda i dischi, non c’è competizione con i rapper. La fame di ascolti delle nuove generazioni che macinano streaming su tutti i pezzi dell’album unita alla logica moltiplicatrice dei feat. fa volare in cima alla lista dischi come quello di Tony Effe. Se a spingerli, inoltre, ci sono uno o più singoli forti, quelli che escono dalla nicchia (per quanto larga) dei fan di rap/trap,l’ascesa diventa inarrestabile. Gli artisti pop faticano a tenere il passo, nonostante i singoloni radiofonici e magari le hit sanremesi (che pur aiutano non poco). 

Per quanto riguarda le canzoni,Sanremo è asso piglia tutto, soprattutto se ci si ferma alla prima parte dell’anno. Ora arriva la carica dei tormentoni, con radio ombrellone sempre a palla e gli ascolti dei bimbi durante il viaggio da Torino a Salerno a “falsare” i risultati. Ma per intanto è Amadeus ex machina. Sempre di più, perché, come sottolinea FIMI, a questo punto dello scorso anno erano 5 i brani del Festival in top ten, ora sono 8. Notizia positiva, nel complesso ci sono più donne in classifica.

Dunque, cosa abbiamo capito da questi dati? Nulla che non sapessimo già. Quello che però colpisce è come nel mercato discografico attuale quando un trend parte diventa quasi inarrestabile, almeno all’esplosione della bolla. Che quando una cosa funziona, c’è un trattamento quasi speculativo da parte dei team con cui lavorano i principali artisti.Si massimizzano le pratiche vincenti, ci si concentra sui due o tre formati vincenti e su determinati appuntamenti a calendario: Sanremo appunto (un po’ come Natale per l’editoria libraria) e l’estate. 

Trovare le eccezioni, gli outsider, le rivelazioni (i giovani ci sono, ma ben inseriti in un determinato “sistema”)in questo meccanismo è quasi impossibile. Il rischio omologazione è alto, la concentrazione di risorse verso determinati palchi e prodotti altrettanto. Lo sapevamo già, ma è un altro passetto in una direzione che non ci piace granché.


L’articolo Rapper, Sanremo e “nazionalismo”: in Italia ascoltiamo tutti le stesse cose di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2024-07-09 13:46:00



Source link

Visited 2 times, 1 visit(s) today

Continua a leggere

Scorri verso l'alto