+ Gesù Cristo e – Paolo Fox: intervista al musicista Valerio Lundini

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Come in una classica puntata di The Office la mia telefonata viene indirizzata verso un personaggio che in quel capolavoro della tv avrebbe sguazzato bellamente, Valerio Lundini. L’occasione è l’uscita del nuovo disco della band di cui fa parte da tempi non sospetti, i Vazzanikki, gruppo nato nel 2009 con la spinta del rock ‘n’ roll anni ’50, sua spalla nella trasmissione Una pezza di Lundini, che si appresta a partire per un bel tour estivo.

Valerio è rilassato al telefono, si dice sollevato per l’uscita di Innamorati della vita, più che altro se la vive più comoda di prima, “ora posso ascoltare le canzoni facendo play su Spotify, invece di dover andare a recuperarle nella chat di WhatsApp”.

Il Lundini musicista è molto distante da quello televisivo. In questa manciata di brani ha lasciato da parte il suo humor surreale, un po’ cervellotico e criptico, per abbracciare una comicità più immediata, vicina agli ultimi lavori degli Elio e le Storie Tese, dritti e lineari, alle prese con questioni di dominio pubblico. 

In che modo la tua nuova fama di comico tv ha influenzato i Vazzanikki?

Beh come prima cosa abbiamo molta più visibilità di prima, arriva a sentirci gente con esigenze diverse. Al contempo però abbiamo qualche responsabilità in più. Un tempo se si era in una serata difficile, con pubblico disattento, ci si poteva inventare la qualunque e fare anche la figuraccia simpatica. Oggi la gente viene anche a vedere la band “di quello che me fa ride’ in tv”. Ma non è necessariamente un impedimento, anzi, ci ha dato stimoli. Non possiamo più scrivere pezzi auto-riferiti che capiamo solo noi. E per questo svanisce anche un po’ l’ansia di dover intrattenere a tutti i costi.

Quindi qual è la differenza tra il Lundini comico e il Lundini musicista?

Sul palco dei Vazzanikki posso far accadere che non accadrebbero mai durante Una pezza di lundini, possiamo essere molto più scemi, meno cerebrali, e divertirci col pubblico. Di base a noi fanno ridere cose molto sempliciotte, che poi sono la base di quello che suoniamo. La novità per noi è stata cercare di tradurre per il pubblico le cose che ci divertono.

C’è un brano in particolare dove ciò è avvenuto?

Ne L’Impunito senz’altro. La canzone nasce da una cosa che faceva ridere me e Andrea (chitarrista dei Vazzanikki, ndr). Ci siamo sempre immaginati un personaggio che salva il mondo con un’azione straordinaria, e per questo le Nazioni Unite gli danno il permesso di fare ciò che vuole. E spesso vorremmo essere come lui. Magari quando siamo al bar e il cameriere è antipatico ci diciamo “pensa che bello essere come l’impunito e poterlo farlo saltare in aria ora”.

Il disco è pieno di personaggi squallidi, come mai?

Non c’è un reale motivo in realtà. Il primo di questi è Edoardo Bannato. Nasce tutto grazie al gioco di parole, la canzone è poi seguita in automatico, con quel giro d’accordi alla Bennato, e il piglio twist. Edoardo Bannato non è solo squallido, ma è anche un uomo che si sente quasi dispiaciuto per essere stato cancellato da ogni social per tutte le bestialità che ha scritto, quasi non se lo spiega

Porto Badino invece?

Porto Badino è scritta da Andrea (che per onore di cronaca assomiglia al Sergio Castellitto quarantenne). Porto Badino è un litorale quasi disabitato vicino Civitavecchia, dove abita il nostro sassofonista (Olimpio Riccardi, ndr). Una sera dovevamo suonare in quella zona, ma non ci andava di fare i brani soliti. Allora abbiamo deciso di inventarci un brano a testa da improvvisare. Andrea non riusciva a togliersi dalla testa il nome della località, io ci ho fatto sopra un giro di accordi. Durante la registrazione, visto che non crediamo mai molto in quello cha facciamo, abbiamo voluto arricchire il pezzo con il monologo di Castellitto.

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Ed ecco lo squallore che subentra!

Sì, ma in questo caso il personaggio esce da un libro di Giuseppe Pontiggia, Vite di uomini non illustri. Ho romanzato la storia di quest’uomo che, nato da parto podalico, chiede alla compagna di fargli rivivere in continuazione l’evento della nascita. Solo alla fine esce fuori l’ulteriore aspetto della pedofilia, perché lui ha 48 anni e lei 17.

Per chiudere con le canzoni. Perché in Parabola ascendente è meglio Gesù dell’astrologia?

Parabola ascendente nasce da un mio modo di sentirmi quando esco con persone che a un certo punto della serata iniziano a parlare di astrologia, dando per scontato che sia del tutto plausibile credere all’influenza delle stelle. Ecco, a quel punto io dico di essere cattolico, anche se non lo sono. E passo sempre per caso umano, per sciroccato. Nella canzone volglamo equiparare due cose di cui non abbiamo prove certe.

E poi è uscito fuori il ritornello migliore dell’intero disco: “Sempre meglio Gesù Cristo di Paolo Fox“.

Sì, è uscito fuori cantando, ed era da subito chiaro che avrebbe funzionato, perché parla a tutti. Incredibile come la musica faccia uscire l’anima più mainstream e immediata di tutti noi.

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Questo si nota anche nel continuo cambio di generi e stili che si sente in Innamorati della vita.

Certo, come altri gruppi comico-demenziali noi siamo al servizio di quello di cui vogliamo parlare, ci serve che il contenuto vada a plasmare la forma successivamente. Se Nicolò Fabi iniziasse a fare metal saremmo tutti straniti, ma molti brani di Innamorati della vita diventano più fruibili proprio perché suonati in quel determinato stile. Questo ci aiuta anche ai concerti. 

Cosa dobbiamo aspettarci dagli show di questo tour?

Vazzanikki è una di quelle band che non fa differenza se suonano pezzi nuovi o vecchi, tanto nessuno li sa. Pensiamo al concerto come a qualcosa che tutti possano capire. Spesso quando andavo a sentire dal vivo band comiche o demenziali non si capiva una parola di quello che cantavano. Come fai allora magari a portarci un amico? Noi cerchiamo di fare un concerto accessibile a tutti, condito da gag o situazioni. C’è sempre una buona dose di improvvisazione, che si adatta al momento. Se va via la luce si va avanti lo stesso. Sono capitate molte occasioni in cui abbiamo suonato senza uno di noi, ci si cambiava gli strumenti, e si guadagnava anche di più, pensa un po’ (ride). L’unica cosa negativa è che oggi abbiamo una responsabilità in più, perché io sono quello famoso. Al primo errore sono pronti i titoli di giornale: la band di Lundini fa cagare!


L’articolo + Gesù Cristo e – Paolo Fox: intervista al musicista Valerio Lundini di Gabriele Vollaro è apparso su Rockit.it il 2024-07-05 12:10:00



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