Come stand up comedy e podcast live sono diventati “parenti” della musica live

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Diceva qualche anno fa Caparezza che gli stand up comedian sono i nuovi rapper. Era il 2018, la disciplina viveva la sua “golden age”, fatta di pionieri, irriverenza assoluta ed estromissione dai circuiti ufficiali. Poi – solo per restare in Italia, negli Stati Uniti la dinamica è simile, ma con dimensioni moltiplicate per mille e una decina d’anni d’anticipo – arrivarono LOL, Valerio Lundini su Rai Due e gli sketch che diventano sistematicamente virali su IG.

A un certo punto tutto quell’hype e quei numeri sempre crescenti in Rete e in tv dovevano trovare uno sfogo live. Mentre colpiva durissimo in altri settori, in questo ambito – e non è l’unico caso, si pensi ai numeri record dell’editoria digitale e di quella cartacea – la pandemia fungeva da acceleratore di particelle. “Era il periodo delle capienze ridotte, delle sedie in platea e delle mascherine. Per due estati questa nuova situazione ci ha portato a rivedere proprio la concezione degli spettacoli a cui lavoravano, con l’obiettivo di continuare a farli”, dice Alessandro Ceccarelli, uno dei fondatori di BPM CONCERTI, agenzia di booking che cura l’attività live di numerosi importanti artisti come Dardust, Modena City Ramblers, Officina della Camomilla e tanti altri.

“In quel momento la stand up, già fortissima da anni all’estero, stava avendo una crescita molto sostenuta. Da nicchia qual era, sempre esclusa dalla tv e dal mainstream, era stata capace di crearsi un pubblico molto grande. Era una situazione perfetta per tutti: teatri e altri locali avevano bisogno di spettacoli per mantenere viva la programmazione, gli artisti avevano un pubblico a cui parlare e sentivano la necessità di mettersi alla prova con gli spettacoli dal vivo” prosegue Ceccarelli. “Erano spettacoli a budget contenuto, con poche persone coinvolte e che non perdevano nulla nonostante le sedute e il distanziamento. L’ideale”.

Fiippo Giardina live a teatro

Si viveva un periodo di grande cambiamento, in cui le priorità erano la sopravvivenza e garantirsi almeno un po’ di flusso di cassa, al di là degli aiuti statali. Più di un’agenzia di booking, sia quelle controllate da grandi gruppi internazionali sia quelle indipendenti, iniziarono a diversificare le attività, producendo tra le altre cose show comici, che fino a quel momento si muovevano in circuiti prettamente teatrali (pochi nomi, quelli storici vi avevano accesso) o quattro o cinque localini specializzati in questo genere di show, soprattutto a Milano e Roma.

“Nel mondo degli spettacoli bisogna essere ricettivi nei confronti del cambiamento e dei nuovi trend, guardarsi in giro e capire i nuovi fenomeni. Oggi ci sono molti artisti indefinibili, che hanno grandi potenzialità live ma devono capire bene che tipo di spettacolo fa per loro. Il digitale ha rivoluzionato i processi, reso più veloce la costruzione dei personaggi e di un pubblico. In poco tempo si può diventare ‘grossi’, persino internazionalmente. Mi ricorda un po’, nel nostro campo, la fase di esplosione del cosiddetto indie, quando una generazione di artisti passò da zero a mille in pochi mesi. Chi si occupa di produrre spettacoli deve farsi trovare pronto a nuove sfide e nuove esigenze che insorgono con rapidità”.

Fino a quel momento gli artisti di stand up si producevano gli spettacoli da soli, oppure seguiti da piccole agenzie o da un paio di gruppi attivi nel settore e specializzati nei live dei comedian. Con l’ingresso di nuove realtà, su tutte lebooking musicali, arrivava il salto di qualità. “Per realtà come le nostre, e ancora di più le multinazionali, che sono strutturate per dare seguito a ogni tipo di esigenza organizzativa e produttiva, è una cosa naturale ‘esondare’ rispetto alla musica live. Abbiamo una struttura capace di gestire determinate complessità, un know how che non si fa poi fatica ad applicare a determinati ambiti (penso ad esempio ai musical, che sono spettacoli molto grandi e impegnativi). A cominciare dall’attività oggi forse più importante di tutte: la vendita di biglietti. Oggi si fanno campagne di ticketing per eventi che si tengono magari 12 mesi dopo, si devono gestire prevendite e liste d’attesa. Se non hai un ufficio dedicato a questo, non sai leggere i dati che ti arrivano dalle piattaforme, non stai al passo dei concorrenti. E poi è molto importante sapere gestire bene la comunicazione e avere un database di contatti importante”.

Da tempo BPM cura gli show di Filippo Giardina, uno dei più importanti comedian italian, che aveva già alle spalle numerosi tour in teatro, mentre in passato ha prodotto quelli di Turbopaolo, personaggio nato sui social e oggi molto forte anche live. “Avevo notato quello che Turbopaolo faceva in Rete e così gli ho mandato un DM su Instagram per dirgli che avrei voluto produrre un suo spettacolo. Ci siamo conosciuti e abbiamo immaginato lo show sulla base delle sue peculiarità. A differenza degli stand up comedian ‘tradizionali’ lui aveva bisogno di molta più interazione con il pubblico, uno scambio vero e proprio, di uscire dal canovaccio. Per questo abbiamo pensato a una serie di posti dove si potesse favorire questa relazione. Club come Santeria, che faceva già molte attività di questo tipo, Monk o TPO. Sono andati tutti sold out”.

L’ultimo show di Turbopaolo, sempre con numeri importantissimi, è stato curato da Vivo Concerti, con sold out in posti molto grandi come ilFabrique di Milano, tempi della musica ‘contemporanea’. Oggi si può acquisire grande popolarità in poco tempo, poi bisogna essere bravi a mantenerla e soprattutto a portare il proprio talento ‘fuori dallo smartphone’, perché un reel e uno show di un’ora e mezza con un pubblico davanti non sono la stessa cosa. “Nella stand upi personaggi sono al centro dello spettacolo. La loro forza sta tutta in quel che dicono, tutto il resto è sovrastruttura. È qualcosa che è sempre esistito, da giovane andavo a vedere Beppe Grillo alle Feste dell’Unità e faceva la stessa cosa. I comedian si inseriscono in questa tradizione”, dice Ceccarelli.

I loro show sono volutamente minimali, e questo riduce di molto i costi e le professionalità coinvolte nel tour. A volte bastano un accompagnatore e il comico. Anche quando il budget cresce, non c’è bisogno di inventare nulla. “In alcuni casi non serve nemmeno il fonico, bastano un buon impianto per far sentire la voce e delle luci funzionali. Noi proponiamo sempre un po’ di scenografia, qualche innovazione. Se ne discute, ma ogni volta finisce che l’artista preferisce non avere nulla in più. E probabilmente ha ragione, sarebbe inutile. Non è quel che chiede il suo pubblico”.

Ancora Demoni Urbani live

Un altro mondo con cui le agenzie di booking si stanno confrontando è quello dei podcast live, che hanno avuto un’autentica esplosione negli ultimi anni. Per altro i mondi non di rado si toccano: Cachemire, podcast live di due stand up comedian come Luca Ravenna ed Edoardo Ferrario, è stato tra i primi ad andare in giro nei club durante le estati pandemiche, collezionando numeri importantissimi. Il caso più clamoroso è quello del tour di Indagini, podcast di culto del Post curato da Stefano Nazzi, un bravissimo giornalista che tutto pensava tranne che di diventare una rockstar. Invece il suo show, che racconta il massacro del Circeo in pochi giorni ha bruciato più di 30mila biglietti, con vari Arcimboldi e altri teatri tra i più prestigiosi d’Italia andati sold out. A realizzarlo in questo caso è stato Alveare Produzioni, forte in ambito teatrale.

“A un certo punto anche per i podcast, quelli più di successo, il live è diventato un passaggio naturale, quasi obbligato anche per monetizzare” dice Ceccarelli. BPM ha curato lo show diDemoni Urbani, anche questo passato dagli Arcimboldi e altre importanti strutture. Parliamo anche qui di un true crime, che racconta alcuni episodi di cronaca nera che hanno scosso l’opinione pubblica. “In quel caso, a differenza della stand up, il lavoro è stato lungo. Prima di andare in scena, ho visto i miei colleghi fare molte riunioni. C’è stato un gran lavoro con gli autori coinvolti, lo speaker, scenografi e registi. Bisognava capire come portare in un teatro un tipo di prodotto pensato per tutt’altro consumo. Non era semplice, e si volevamo fare le cose per bene. Tutto questo lavoro ha portato a uno show con la presenza di una ballerina, si è strutturato tutto il plot in molto che fosse intellegibile e godibile. È stato un lavoro molto stimolante”.


L’articolo Come stand up comedy e podcast live sono diventati “parenti” della musica live di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2024-08-30 08:06:00





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