CBCR Weekly: Fenoaltea + Rude Cinno

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Dopo aver tirato il fiato durante l’estate, è il momento di gettarci di nuovo a capofitto nella scena per capire chi sono i nuovi nomi a cui dare più di qualche ascolto con CBCR Weekly, la nostra rubrica sui nuovi talenti della musica italiana. Oggi è il turno di due progetti musicali diversissimi, sia per provenienza che per genere musicale: da una parte il producer di Palermo Fenoaltea, dall’altra il duo post punk bolognese dei Rude Cinno.

Fenoaltea

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La maglia rosanero del Palermo indossata fieramente non è una posa per scimmiottare Dua Lipa, ma una rivendicazione chiara delle proprie radici. Lo si vede così durante un set della scorsa estate Fenoaltea, producer attivo fin da giovanissimo, che dopo anni bazzicati in quella terra nascosta e incredibile chiamata Soundcloud ha cominciato a far germogliare la sua musica anche fuori dal sottosuolo. E con risultati già notevoli, visto che ha firmato alcune prod per artisti come Bnkr44, Giuse The Lizia, Centomilacarie e Yung Snapp, ha collaborato con Machweo e ha messo le mani anche sul format Basta

L’obiettivo lo dichiara già lui nella suo bio, rigorosamente in siciliano: “ti fa ballari e ti fa chianciri”, ossia, come si può intuire, “ti fa ballare e ti fa piangere”. Elettronica emotiva che ha come numi tutelari Floating Points, Fred Again.., Four Tet, e come esimi colleghi nella scena Okgiorgio. Dopo Amunì, singolo solista costruito sul sample della voce di un bambino per le strade di Palermo, e fiori/posto sbagliatofeat. con Faccianuvola dalle venature hyperpop, è uscito da pochissimo C.L.P., questa volta al fianco di Zorah: l’acronimo sta per “con le pinze”, come un invito a mantenere sempre quel briciolo di diffidenza e non prendere necessariamente ciò che ci circonda. Eppure diventa difficile avere quest’approccio un po’ sostenuto, quando la sua musica è così incredibilmente coinvolgente.

Perché ascoltarlo: Per, manco a dirlo, ballare e piangere.

Rude Cinno

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Se in Giamaica negli anni ’60 proliferava la figura del rude boy, che tanto avrebbe contribuito a diffondere la sottocultura ska e rocksteady, a Bologna 60 anni dopo è il momento di Rude Cinno (cinno in dialetto significa sempre “ragazzo”). Sono in due, stanno in un punto non meglio precisato della bassa bolognese e si fanno esponenti dell’autoproclamata “rusco wave” (il rusco a Bologna è la spazzatura). È un continuo gioco di rimandi con il dialetto locale, mescolato a un’estetica lo fi estrema rivendicata anche nel titolo del loro primo album: Bassa qualità, gioco di parole sulla loro zona di provenienza, con tanto di trattore in copertina, e sul tipo di approccio ai brani in sala di registrazione. E, a volercelo vedere, anche con un rimando sul tipo di linguaggio utilizzato nei testi.

Bassa qualità è un manifesto di disagio della provincia annegato nel Lambrusco e nelle distorsioni, con drum machine a bucare i latrati tra l’italiano e il dialetto che dominano il disco. Post punk funereo che si scaglia con violenza contro il presente, dalle narrazioni tossiche dei giornali di Titolo mancante a Curati, in quella che pare essere una chiara lettera diretta a Giovanni Lindo Ferretti, fino alla dichiarazione di guerra alla nostalgia dai contorni “offlagadiscopaxiani” di Miglior tempolinea e alla hit infernale Ròssc n Roll. I Rude Cinno hanno le unghie affilate e la notte non li spaventa: Bologna è avvisata, il resto d’Italia di conseguenza.

Perché ascoltarli: Per scavare nella spazzatura fino a scoprire dove inizia il futuro.


L’articolo CBCR Weekly: Fenoaltea + Rude Cinno di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2024-09-17 12:06:00



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