Giù il sipario, ecco a voi Google Pixel 9 Pro XL! Il top di gamma made in USA che tanto abbiamo atteso è finalmente tra noi, un modello di transizione secondo molti, una generazione con tanto da dire dal nostro punto di vista, capace di mettere alcuni punti fermi importanti nel percorso che Google ha inaugurato un paio di anni fa verso un’esperienza d’uso moderna e olistica, in cui lo smartphone rappresenta la porta di accesso principale verso il mondo dell’intelligenza artificiale.
La nuova generazione di Pixel perfeziona ciò che secondo Google deve saper fare un telefono, lo fa partendo dall’hardware ma arrivando inevitabilmente al software, mai così slegato dal robottino verde e imperniato sulle applicazioni proprietarie, veicolo di servizi e funzionalità spesso riservate ai prodotti Made by Google.
Scopriamo tutti i segreti di Google Pixel 9 Pro XL nella nostra recensione.
Video recensione di Google Pixel 9 Pro XL
Design ed ergonomia
Il design di Google Pixel 9 Pro XL cambia in modo significativo rispetto allo scorso anno, pur mantenendo alcuni tratti stilistici che hanno caratterizzato i Pixel delle ultime generazioni. Nella sua globalità abbiamo molto apprezzato il feedback premium che restituisce, merito delle linee più squadrate, dei bordi lucidi, di accostamenti azzeccati tra le finiture della scocca e di un design ben proporzionato e coerente con quello della UI. Confermata la certificazione IP68 contro acqua e polvere.
L’ergonomia non è delle migliori, è meno scivoloso rispetto a Pixel 8 Pro, ma leggermente più pesante e largo. Non ci sentiamo comunque di farne una colpa a Google dal momento che a catalogo c’è anche Pixel 9 Pro, che non impone alcun sacrificio sulle specifiche lasciando la scelta all’utente di preferire una versione più compatta.
Un elemento significativo è l’introduzione di un lettore di impronte digitali ultrasonico in luogo di quello ottico. Il sistema di sblocco è rapidissimo, sicuro e pratico, lo si apprezzerà specialmente di notte, quando non andrà a illuminare la porzione di schermo in corrispondenza del lettore.
Display
Il display Super Actua da 6,8″ ha una risoluzione di 2992×1344 pixel, si tratta di un OLED LTPO HDR10+ con frequenza variabile da 1 a 120 Hz e 3000 nits di luminosità di picco. È un display fantastico, esemplare nella riproduzione dei colori e bellissimo da vedere in tutte le condizioni di luce, dal pieno sole alla piena oscurità. Non è una rivoluzione rispetto allo scorso anno, ma quel piccolo boost sulla luminosità di picco (3000 nits vs 2400) fa la differenza in determinate circostanze.
La protezione è Gorilla Glass Victus 2, una piccola delusione non aver trovato il Gorilla Armor come su Samsung Galaxy S24 Ultra, non è un dramma ma quel tipo di vetro avrebbe rappresentato un valore aggiunto non trascurabile. A questo punto, dal momento che non abbiamo più visto l’Armor su altri device, probabilmente sarà destinato a rimanere un’esclusiva di Samsung, con la quale Corning ha lavorato per lo sviluppo del materiale protettivo.
Funzionalità
Il software e l’esperienza d’uso sono tutto per i Pixel, sulla versione 9 per la prima volta troviamo il modello Gemini Nano multimodale integrato a livello hardware, mentre debuttano alcune nuove funzionalità che potremo vedere in futuro anche sugli altri componenti della famiglia Pixel.
Acquistando un Pixel 9 si otterrà un abbonamento annuale a Gemini Advanced (che include anche 2 TB di spazio di archiviazione su Google One) che permette all’utente di farsi un’idea completa di cosa può fare l’AI di Google. La versione Advanced include l’integrazione con le app Google (Gmail, documenti ecc..) e soprattutto si basa su un modello più avanzato (1.5 Pro, più veloce, capace di eseguire compiti altamente complessi. Gemini Advanced, al termine del periodo di prova gratuito, costerà 21 Euro al mese.
In lingua inglese Gemini Advanced permette anche di usare Gemini Live, una versione altamente interattiva e capace di conversare naturalmente con l’utente assistendolo nelle richieste più svariate. Senza Gemini Advanced non è possibile utilizzare Gemini Live, ma la cosa per il momento non ci riguarda un granché vista la limitazione della lingua.
Tra le funzioni esclusive in lingua inglese troviamo Pixel Screenshot, una comodissima app che permette di fare ricerche all’interno degli screenshot, catalogarli, fissare promemoria, riaprire pagine web e molto altro; e Pixel Studio, un’app di AI generativa per creare immagini con diversi stili.
Ulteriore funzione non ancora presente in Italia sono i messaggi satellitari di emergenza, Google ha stretto una partnership con Garmin per garantire la copertura satellitare in tutto il mondo, riteniamo quindi che sia solo questione di tempo perché anche nel nostro paese si possa sfruttare questa funzionalità. Sui nuovi Pixel 9 non manca inoltre la possibilità di localizzazione con la rete “Trova il mio dispositivo” anche a telefono spento.
Le funzioni di assistenza con AI non finiscono qui, sui Pixel 9 debutta “ricrea” che fa parte di “Magic Editor” per modificare le foto ricreando elementi non presenti o sostituendo parti di immagine. Funziona tutto rapidamente e molto bene a differenza degli inizi zoppicanti di Magic Eraser, Scatto Migliore e di altre funzioni di Ai viste lo scorso anno. Zoom Enhanced riesce a ricreare i pixel mancanti nelle foto in cui viene eseguito un crop digitale, Add me permette di “aggiungersi” in una foto di gruppo in un secondo momento e molto altro che arriverà con i prossimi feature drop, aggiornamenti trimestrali che ricevono i Google Pixel.
A proposito di aggiornamenti una sorpresa è stata la presenza di Android 14 anziché Android 15 come ci saremmo aspettati per onorare la tradizione del nuovo Pixel con la nuova versione di Android. Poco male, Pixel 9 Pro riceverà 7 anni di supporto sia per l’OS che per le patch di sicurezza.
L’esperienza di utilizzo dei Pixel rimane sempre più o meno la stessa: snella, facile e pratica, con adesso un quid in più portato dall’intelligenza artificiale. Molti altri smartphone Android fanno molto bene sul software ma la Pixel experience per il momento rimane un’unicità nel panorama del robottino verde.
Hardware e prestazioni
C’è del buono e del meno buono nelle scelte tecniche che Google ha fatto per l’hardware di Pixel 9 Pro XL. Il Tensor G4 fa parte del primo gruppo: il miglioramento rispetto allo scorso anno è tangibile, sia nelle prestazioni che nei consumi, con temperature sempre sotto controllo e un funzionamento day-by-day che non fa assolutamente rimpiangere uno dei flagship con Snapdragon 8 Gen 3.
I benchmark dicono raccontano solo una parte della storia e cioè che nelle prestazioni brute sui test sintetici il Tensor G4 è almeno un paio d’anni indietro rispetto alla concorrenza. La realtà delle cose però è che Google non ha alcun interesse nel proporre hardware di alto livello se questo non è funzionale all’esperienza d’uso dello smartphone, le aree in cui il Tensor deve brillare sono quelle legate all’AI e in questo sa il fatto suo, mentre il gaming o le operazioni più impegnative come l’esportazione di un video possono essere lasciate in secondo piano.
Se tra le priorità dell’utente ci sono le performance brute e la serenità di acquistare uno smartphone con il miglior hardware sulla piazza, allora il Pixel 9 Pro non è quello giusto. Se la priorità invece è quella di avere un ottimo funzionamento quotidiano e un’esperienza d’uso complessiva di alto livello, allora questo smartphone saprà darvi delle belle soddisfazioni.
Gli aspetti che invece ci sentiamo di criticare sono due: le memorie UFS 3.1 che sono inadeguata ad un prodotto di fascia alta e il taglio base della memoria da 128 GB, anacronistico e limitante per l’utente che vuole sfruttare tutte le possibilità offerte da questo device.
Autonomia e ricarica
All’interno di Google Pixel 9 Pro XL rimane la stessa batteria da 5000 mAh del predecessore, l’autonomia però è leggermente migliorata grazie alla migliore gestione energetica del processore. Nel nostro periodo di test ci siamo attestati su circa 6 ore di schermo attivo spalmati su due giornate di utilizzo, non è un’autonomia da record ma è comunque sufficiente a chiudere due giornate di utilizzo medio e una giornata di utilizzo molto intenso.
La ricarica avviene a 33 Watt e sono necessari circa 80 minuti per una ricarica completa, presente anche la ricarica wireless a 23 Watt.
Comparto fotografico
Pixel 9 Pro XL propone pochi cambiamenti lato hardware sui sensori e ottiche utilizzate, troviamo quindi 3 fotocamere posteriori con principale da 50 MP apertura F/1.68 e sensore 1/1.31″ con stabilizzazione ottica, una ultrawide con nuovo sensore da 48 MP di dimensioni 1/2,55″ con FOV di 123 gradi e autofocus e un teleobiettivo periscopico da 48 MP con sensore 1/2,55″, stabilizzazione ottica e apertura F/2.8. Posteriormente trova posto anche un sensore LDAF e un sensore di spettro cromatico e frequenza della luce. La cam frontale cambia invece del tutto, il sensore è ora da 42 MP, AF e FOV di 103 gradi.
Google ha dichiarato di aver riscritto da zero la pipeline di elaborazione delle immagini e in effetti, dopo tanto tempo, le foto che realizza questo Pixel 9 Pro XL hanno alcune caratteristiche differenti dal passato. Le ombre sono più aperte, c’è più nitidezza e il bilanciamento del bianco è più caldo, con un leggero velo di saturazione. Anche se non è una rivoluzione è comunque un cambiamento significativo. In notturna abbiamo notato qualche problema con la gestione del rumore se nella scena c’è pochissima luce a cui attingere. In generale anche questa generazione conferma i Pixel come smartphone molto affidabili e consistenti nel realizzare foto e video, anche se riteniamo ci sia ancora margine di miglioramento e non abbiamo motivo di dubitare che Google si adopererà in tal senso.
Selfie cam di alto livello, in assoluto tra le migliori che ci sia capitato di provare, sia per le foto che per i video, purché non si realizzino in condizioni di bassa luminosità. A tal proposito i video notturni ci hanno lasciato qualche dubbio, finché c’è disponibilità di luce le cose vanno benissimo, ma appena si scende sotto un certo livello si palesano grossissime difficoltà, con artefatti simili a striature VHS che compaiono nelle aree più illuminate. Il problema sembra sia di gestione del rumore, sia legato alla lettura della frequenza della luce. Si tratta sicuramente di un bug, speriamo venga sistemato in tempi brevi.
Non manca anche quest’anno Video Boost. Una funzione di AI che permette di registrare i video in formato grezzo e darli in pasto all’AI in cloud per un’elaborazione di altissimo livello qualitativo. Una novità è l’upscaling dal 4K all’8K e il 4K a 60 fps, inoltre Google dice di aver migliorato molto la velocità di output. La realtà dei fatti è che è ancora necessario un sacco di tempo per vedere il risultato finale, circa un’ora per una clip di 2 minuti.
In conclusione
Siamo alle battute finali della recensione di Google Pixel 9 Pro XL, proposto a 1199 Euro di listino per la versione da 128 GB, da lì si sale via via per i tagli di memoria superiori. Fino al 5 settembre però c’è una promo di lancio che consente di risparmiare qualcosa, oltre ai vantaggi della permuta con supervalutazione dell’usato, tutti i dettagli nella scheda più in basso.
Nel complesso Google Pixel 9 Pro ci ha convinto, il salto di qualità nel design, un SoC finalmente all’altezza della situazione e le nuove introduzioni di AI, lo rendono una scelta di alto livello per chi cerca uno smartphone Android senza difetti importanti e con il valore aggiunto dell’esperienza Google. Se tra le priorità c’è invece la scheda tecnica, le prestazioni brute o un hardware fotografico eccellente, allora non è probabilmente lo smartphone giusto.
Da considerare senza dubbio la scelta del modello Pro, non XL, più compatto e pratico e probabilmente senza grossi sacrifici sull’autonomia, ma sapremo dirvi qualcosa in più dopo averlo provato, stay tuned!