Qualcomm sta lavorando per rendere più semplice ai produttori il supporto software dei loro dispositivi Android, che dopo anni rimane ancora uno dei principali crucci e svantaggi rispetto agli iPhone (anche se Google e Samsung stanno finalmente raggiungendo standard paragonabili, anzi a volte anche superiori, sulla carta almeno). Per ora le informazioni concrete sono poche: la fonte è un’intervista dei colleghi di Android Authority con Chris Patrick, Senior Vice President e General Manager della divisione Handsets presso il chipmaker californiano.
Patrick osserva che nei prossimi mesi arriverà un annuncio ufficiale, ma nel frattempo dobbiamo accontentarci di sapere che Google, Qualcomm (ma anche gli altri chipmaker) e i produttori lavorano già da anni per ottimizzare, semplificare e velocizzare tutta l’infrastruttura realizzata per la manutenzione e lo sviluppo di aggiornamenti software/driver. È piuttosto evidente che ci siano in cantiere dei progressi, quanto significativi è per ora molto difficile a dirsi, che le parti coinvolte si stanno preparando per annunciare.
Gestire gli aggiornamenti su Android è molto più difficile che su iOS per due ragioni: intanto il quantitativo di modelli e combinazioni hardware è molto, molto più vasto, e poi ci sono tantissime società coinvolte. Semplificando molto, il grosso dello sviluppo dei driver viene curato dal produttore dei chip, quindi Qualcomm, MediaTek, Samsung e così via, in base alle specifiche e alle direttive dello sviluppatore del sistema operativo, quindi Google.
Una volta che i nuovi driver sono completati il chipmaker li passa al produttore dei dispositivi, che li devono implementare e adattare al loro software finale che poi verrà distribuito all’utente. Non è difficile immaginare quante complicazioni e rallentamenti a livello di comunicazione e logistica tutti questi passaggi tra una parte e l’altra possano comportare.
In genere il produttore termina il supporto di un dispositivo quando il chipmaker non sviluppa più nuovi driver per la relativa piattaforma hardware. Naturalmente ci sono altri fattori in gioco – primo fra tutti il fatto che, per il produttore, è un costo vivo non indifferente, anche solo per il personale necessario. Soprattutto sui dispositivi più economici, dove i margini sono estremamente sottili, è generalmente molto difficile offrire un supporto molto prolungato nel tempo, a prescindere dall’operato del chipmaker.