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Metà lega è straniera

©IMAGO
La Serie A parla la lingua del denaro e se in Italia, che si tratti di grandi famiglie o di singolo impresario, è sempre meno “parlata”, gli investitori hanno radici piantate lontano dal Belpaese. Attualmente il campionato ha la metà dei club in mano a proprietà stranieri.
Un numero che potrebbe presto variare dati gli interessi della Red Bull verso il Torino e del fondo americano Presidio Investors verso l’Hellas Verona. Quest’ultimo sarebbe vicino all’acquisto degli Scaligeri, chiudendo l’epoca di Maurizio Setti, a capo del club dal 2012. Una transizione, ma al contrario, la sta vivendo il Genoa, con la 777 Partners, i cui fondatori hanno lasciato il CdA del club in ottica cessione.

Serie A: tutte le proprietà straniere della storia
Ma da quando la Serie A è diventata così esterofila? Quella che è essenzialmente una tendenza moderna ha qualche caso isolato e lontano negli anni. Lo stesso Genoa fu dal 1936 al 1941 dell’argentino Juan Culiolo, ai tempi uno dei maggiori importatori di carbone del Paese.
Oriundo fu l’azionista di maggioranza della Lazio fra il 1965 e 1981, Umberto Lenzini, originario del Colorado. Da giovane giocò anche nella Juventus Roma, altro club della Capitale attivo fino al 1945, ma fu con i Biancocelesti che raccolse le maggiori soddisfazioni in carriera, culminate con lo scudetto 1973-74. Malato e sfibrato da vicissitudini extra-calcistiche, lasciò la carica al fratello Aldo, un tramite verso un nuovo presidente, romano di nascita (Gian Chiarion Casoni).

Proprietà italiana e presidente straniero fu il binomio della Juventus 2009-2010, con John Elkann che elesse il francese Jean-Claude Blanc a numero uno bianconero. L’inverso di quanto sta accadendo all’Inter in questa stagione, la prima di Oaktree e di Giuseppe Marotta presidente. Una traccia di italianità in uno sventolare di bandiere diverse dal tricolore.
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