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Un azzurro dietro la lavagna

©IMAGO
La Champions League, fin dai tempi del prime italiano di Mourinho, è considerata la competizione dei dettagli. Un termine immateriale che in alcuni casi assume una forma e un colore ben preciso. Nel caso di Theo Hernández in quella di un cartoncino plastificato, rettangolare, prima giallo e poi rosso. In pratica la successione che ha tolto il francese dal play-off di qualificazione agli ottavi e di conseguenza, per un gioco di causa-effetto non per forza lineare, il Milan dalla competizione.
Capro espiatorio di una squadra giunta al capolinea dopo una campagna europea mai all’altezza del proprio blasone e per lo più contro quel Feyenoord a cui aveva sottratto il giocatore di punta alla vigilia del doppio confronto di coppa. Un’ingenuità fatale che riporta a galla i limiti di un calciatore svuotato da tutte le “benedizioni” di trascinatore.
Non potrebbe essere altrimenti se si considera che, da quando veste la maglia rossonera, è il secondo giocatore più espulso su 1530 cacciati dal campo fra campionati top e coppe nazionali e internazionali.

Ancor più se la seguente classifica è chiusa c’è il capitano dei cugini dell’Inter, Lautaro Martínez, con una cacciata in 281 gare dal 2019/20 ad oggi. In fondo anche Nicolò Barella (1 rosso in 266 presenze), il Pallone d’Oro Rodri (1 in 260), Alessandro Bastoni (1 in 253, come Matteo Politano), Mike Maignan (1 in 232), Yann Sommer (1 in 231) e Kyle Walker (1 in 225). Tutti esempi vicini a Theo e dai quali il terzino potrà attingere in futuro per evitare altri facili cartellini.

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