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Mercato invernale Milan: top & flop

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Top & flop rossoneri 

©TM/IMAGO

L’umore di una piazza calcistica non è mai qualcosa che si può tagliare di netto con un coltello. È una massa densa e piena di sfumature, ancor più se va a rappresentare uno dei club più importanti al mondo come il Milan. E dopo la notizia della cessione di Noah Okafor al Lipsia, arenatasi sull’esito degli accertamenti fisici fatti dallo svizzero in Germania e snodo per le future e sognanti mosse in entrate, la disposizione dell’animo rossonero è decisamente cambiata.

Del resto, con i freddi di inizio anno, il Diavolo è abituato a scaldarsi con i grandi nomi. Se oggi i possibili arrivi di Marcus Rashford e Kyle Walker, quotati rispettivamente 55 e 10 milioni di euro, sono considerati manna dal cielo, non molti anni fa a Milanello si presentavano fenomeni di nome e di fatto.

Milan: i colpi dei mercati invernali

Un caso su tutti: Ronaldo. Uno sorta di sgarbo ai cugini dell’Inter che, al di là del gol subito dal brasiliano nel derby del 2007, incassarono bene il colpo. L’idolo di San Siro, sponda nerazzurra o meno, rese quanto gli fu possibile: 9 gol e 4 assist in 20 gare più i soliti bisticci con un fisico non all’altezza del siffatto talento.

Un caso parzialmente simile a quello di Zlatan Ibrahimović, tradito da ginocchia e tendini vari solo nella coda della sua seconda avventura in rossonero, iniziata nel gennaio del 2020 e ancora in essere, seppur non più direttamente all’interno del rettangolo verde. Anche qui un ex Inter come lo fu Mario Balotelli. Giocando con il tempo e la storia del club non ci si può dimenticare dell’asse brasiliano confezionato da Dida Thiago Silva e i più recenti Fikayo Tomori e Simon Kjaer, a cui si deve una parte dell’ultimo scudetto societario, un po’ come per il 16° lo fu Maurizio Ganz, un anno e mezzo dopo il suo arrivo nel dicembre 2007. Indovinate da chi?

Milan: i flop delle sessioni di gennaio

Pescare dai cugini, però, non fu sempre propizio. Sebbene a costi ridotti lo sgarbo non portò i frutti sperati né con il brasiliano Mancini, né con Sulley Muntari, entrambi al cambio di sponda in prestito, ancor meno con Taribo West, arrivato nel 1999 per 2,5 milioni di euro.

Talvolta nemmeno giocarsi la carta del top player da spolverare ha fatto la sua parte. Non brillò come sperato Antonio Cassano, che fu bloccato anche da un problema cardiaco, e ben altro esito fu ipotizzato per l’operazione Mario Mandžukić, tutto fuorché il jolly cattivo visto negli anni al Milan. Più elegante, invece, Fernando Torres ma con la stessa leggerezza lo spagnolo visse il suo soggiorno nel capoluogo lombardo. Arriva in estate in prestio, a dicembre firma il passaggio definitivo e quale giorno dopo saluta per recarsi all’Atlético. Il ricordo lasciato in Serie A? Un gol alla prima da titolare, l’unico in Italia.

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