Portiere figlio d’arte
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Allenamento, pranzo e lezione di italiano. L’agenda di Jonathan Klinsmann è fitta di impegni ma il portiere del Cesena è riuscito a dedicare uno spazio a Transfermarkt, utile per ripercorrere i passi che lo hanno portato in Italia, terra tanto cara a suo padre Jürgen.
Si esprime ancora in inglese ma si sente sempre più a suo agio nella terra in cui ha scelto di vivere. “Imparare una lingua nuova è difficile ma farlo insieme a qualche mio compagno di squadra è molto più divertente”, precisa rompendo subito il ghiaccio. “Mi toglie un po’ di tempo libero, questo è vero”, ci scherza sopra ricordando quando durante l’esperienza di carriera precedente, al Los Angeles Galaxy, alleviava lo stress dedicandosi al golf.
Quotidianità e ritmi a parte, la scelta di trasferirsi nel Belpaese è stata tanto decisa quanto casuale. “Il proprietario del Cesena (Mike Melby, ndr) vive in Califormia, dove mio padre, nonché mio agente, lo ha conosciuto tramite un amico comune. Gli ha chiesto se fossi interessato a giocare in Serie C e ne abbiamo parlato, valutando club e situazione. Era rischioso ma ci siamo detti: <<Perché non farlo?>>”. Guadagnarsi spazio fra i pali ha richiesto tempo, permettendogli comunque di adattarsi ad un contesto diverso, soprattutto per il ruolo che ha scelto di rivestire. “Sono felice di essere qui. I compagni sono fantastici. Mi sto divertendo. Certo diventare titolari è un processo lungo ma, a prescindere da questo, io voglio migliorare ancora”.
Insomma, tutto fa brodo, dagli inizi promettenti all’Hertha all’annata sfortunata in Svizzera con il San Gallo. Essere figlio d’arte non è passe-partout e la via per l’affermazione è ugualmente dura.
Quando non si gioca c’è tanta frustrazione e rabbia ma si cresce anche in questi momenti, in modi diversi. Il mio obiettivo è esprimermi al meglio delle mie possibilità. Far vedere ai miei compagni e all’allenatore perché sono qui. Ho sempre creduto in me stesso. […] Ognuno è artefice del proprio destino.
Da fine ottobre è la prima scelta di mister Michele Mignani e in 7 uscite, fra campionato e Coppa Italia, ha collezionato tre clean sheet. E pensare che in estate si era aperta una pista per tornare in Germania, mai imboccata. “L’Italia è sempre un posto dovevo volevo giocare, per la cultura calcistica e per i trascorsi di mio padre. Lo chiamo subito dopo ogni partita e parliamo di quel che ho fatto. Spesso i nostri punti di vista coincidono (ride, ndr), mi dà sempre feedback immediati. Lui ha sempre amato questo Paese”. Lo stesso che potrebbe portare gloria all’americano classe 1997 e il Cesena ancora più in alto in classifica. “Un passo alla volta”. Convinzione e serenità. Volare fra i pali sempre, ma mai come Pindaro.