In Champions League

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Diciotto partite in contemporanea e una classifica che muterà di minuto in minuto. Non avrà convinto i suoi rigidi detrattori, ma la nuova formula della Champions League ha vinto a mani basse la sfida: competitività ai massimi livelli, incertezza costante. Il girone unico, giunto al capitolo finale, non consente facili calcoli, se non quelli resi scontati dalla matematica (Liverpool e Barcellona già certe di un posto agli ottavi, Bologna e altre otto compagini senza possibilità di qualificazione).
E in questo clima di allerta massima è possibile che il Manchester City, 25° dopo 7 turni, abbia quasi le medesime chance di guadagnarsi i play-off di un PSG che gli sta davanti (63,8% contro 86%): se batte fra le mura amiche il Club Bruges è dentro, i parigini dovranno fare altrettanto ma in casa dell’insidioso Stoccarda.

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Difficile fare previsioni, ma è scontato che il passaggio del turno dovrà essere sudato fino all’ultimo secondo disponibile. Anche per le squadre costate vagonate di milioni di euro, in primis la già citata creatura di Guardiola, creata con oltre un miliardo di investimento e scatenata in questo mercato per essere maggiormente attrezzata all’insidie del futuro. Decisamente un altro mondo rispetto alle italiane, tutte fra le prime venti per spese di costruzione dell’attuale gruppo squadra ma con uscite decisamente più contenute.