Vocabolario dell’intelligenza artificiale, tutti i termini chiave per capirla davvero

L’intelligenza artificiale è una tecnologia complessa e in continua evoluzione, il che ne rende difficile la comprensione ai non addetti ai lavori. Per cercare di spiegarne la struttura, il funzionamento e lo sviluppo, i ricercatori e gli ingegneri di tutto il mondo utilizzano un gergo tecnico fatto di parole e sigle di cui non sempre è chiaro il significato. Proprio per questo, per aiutarvi a capire nel profondo una delle innovazioni che sta cambiando il mondo, abbiamo deciso di raccogliere qui alcuni dei termini più emblematici del mondo dell’AI e con il supporto di Stefano Epifani – Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale – spiegare in maniera chiara e precisa cosa significano davvero.

Ecco le parole chiave dell’AI secondo Wired:

Addestramento

Seppur mutuato da un contesto che ha poco a che fare con quello della tecnologia, il termine addestramento definisce il processo che consente all’intelligenza artificiale di imparare dai dati con cui viene alimentata e generare risultati utili. In poche parole, è l’addestramento a dare forma all’AI, consentendole di auto-apprendere e adattare le conoscenze acquisite all’obiettivo da raggiungere, che si tratti di identificare il soggetto di un’immagine o scrivere una poesia. Quasi tutte le intelligenze artificiali necessitano un addestramento. Un’AI programmata per seguire istruzioni predefinite manualmente, come un qualunque chatbot di base, ne richiede uno molto semplice, mentre solo un software a regole fisse non ha bisogno di una formazione specifica, il che si traduce in funzionalità più limitate.

Agi

Con la sigla Agi, acronimo di Artificial general intelligence – o Intelligenza artificiale generale -, si intende un’AI capace di svolgere qualunque compito al pari di un essere umano. Parliamo, quindi, di un’intelligenza che può affrontare compiti molto diversi, che è in grado di apprendere, comprendere, ragionare e adattare le sue conoscenze a situazioni diverse tra loro senza imitare il cervello umano in modo diretto. Secondo quanto dichiarato da Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI, l’Agi è da intendere come “l’equivalente di un individuo di medie capacità che si potrebbe assumere come collega”. Lo statuto della compagnia, invece, definisce l’intelligenza artificiale generale come l’insieme di “sistemi altamente autonomi che superano gli esseri umani nella maggior parte dei lavori di utilità economica”. Ancora diversa la definizione di Google Deepmind, che ritiene che l’Agi sia “un’intelligenza artificiale capace almeno quanto gli esseri umani nella maggior parte dei compiti cognitivi”. Definizioni simili tra loro, che differiscono per qualche dettaglio che ci conferma che lo stato dei lavori nel settore è ancora in avanzamento.

Agente AI

Come prima cosa, cerchiamo di dare una definizione semplice ed esaustiva: gli agenti AI sono programmi che agiscono da soli, basandosi su modelli di piccole o grandi dimensioni in grado di eseguire azioni in modo quasi del tutto indipendente. In sostanza, fanno un passo avanti – e neppure piccolo – rispetto alla “semplice” risposta che ci forniscono i chatbot con cui abbiamo preso l’abitudine di conversare negli ultimi mesi. Compagnie come Google, Microsoft e OpenAI stanno lavorando per insegnare ai loro agenti AI a lavorare con le Api dei dispositivi degli utenti. Questo significa che, idealmente, potranno premere pulsanti, prendere decisioni, monitorare autonomamente i canali e inviare richieste. “Sono d’accordo che il futuro sono gli agenti -ha dichiarato Alexander Kvamme, amministratore delegato di Echo AI, una società che sviluppa agenti che analizzano le conversazioni tra aziende e clienti al fine di migliorare la loro esperienza -. L’industria ne parla da anni, ma non ha ancora reso questo progetto realizzabile”. D’altronde, garantire il funzionamento di un modello tanto evoluto non è certo semplice, considerando che deve prendere dozzine o centinaia di decisioni in modo indipendente, il che è alquanto difficile da automatizzare.

Per saperne di più: Che cosa sappiamo degli agenti AI di cui tutti parlano

AI generativa

Le intelligenze artificiali generative possono generare testo, immagini, musica o altri tipi di dati (anche tipi di cose digitali che gli esseri umani non sono in grado di capire, tantomeno generare) ma la cosa importante è che il loro prodotto non è una copia esatta, anche se mantiene tuttavia una forte coerenza con le altre creazioni di quel tipo. […] Oggi una AI generativa che crea un disegno ad acquerello lo fa sulla base di un prompt che definisce un soggetto, ed è capace di “inventarsi” il modo di mettere assieme l’opera, pescando nella logica e negli esempi che fanno parte del suo addestramento. Non produce una copia esatta, bensì qualcosa “alla maniera” di un acquerello definito dal prompt iniziale. Tuttavia, questo pone vari problemi: dalla effettiva originalità dell’opera prodotta alla titolarità del diritto d’autore, sino all’eventuale plagio o uso di materiale coperto da copyright utilizzato nell’addestramento.

Per saperne di più: Che differenza c’è fra intelligenza artificiale generativa e generale?

Allucinazione

Le allucinazioni umane sono un’esperienza sensoriale che una persona avverte come reale, ma che non ha una base oggettiva nel mondo esterno. Spesso legate a disfunzioni cognitive possono essere causate da diverse condizioni mediche, come la schizofrenia o l’uso di sostanze psicotrope. Ma nel caso delle AI, non esistono cervelli biologici, solo algoritmi e modelli di apprendimento, quindi perché parlare di allucinazioni?

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