Sora 2, la nuova app di OpenAI è invasa da inquietanti video con celebrità morte

Il riferimento a ciò che avrebbe voluto Williams è importante in questo contesto. OpenAI dichiara che gli utenti, personaggi pubblici compresi, possono scegliere di partecipare alla funzione “cameo” di Sora 2 scansionando il proprio volto con uno smartphone, per “inserirsi direttamente all’interno di qualsiasi scena con una fedeltà straordinaria”. La società assicura che chi utilizza cameo mantiene un “controllo totale della propria immagine” e sottolinea che l’opzione è progettata “per garantire che l’audio e l’immagine siano utilizzati dietro consenso”. Gli utenti hanno inoltre la facoltà di revocare l’accesso alle immagini scansionate in qualsiasi momento e possono anche moderare altri video creati con la loro immagine.

Ma ovviamente i personaggi pubblici defunti non hanno modo di acconsentire alla funzione né tantomeno di esercitare il controllo sulla propria immagine. Un aspetto che però non sembra disturbare OpenAI: “Non abbiamo commenti da aggiungere, ma consentiamo la generazione di personaggi storici”, ha recentemente dichiarato un portavoce dell’azienda a PCMag.

Cosa dice la legge

I vip scomparsi ricreati digitalmente non sono esattamente una novità: già negli anni Novanta circolavano video in cui John Lennon chiacchierava con Forrest Gump o dove si vedeva Fred Astaire ballare con un aspirapolvere. All’epoca tuttavia questo tipo di filmati richiedeva un meticoloso lavoro di editing digitale e una tecnologia accessibile solo alle principali case di produzione video. Oggi invece qualsiasi utente di Sora 2 può generare in pochi minuti clip convincenti.

In Italia, utilizzare l’immagine di un personaggio pubblico deceduto è vietato senza il consenso degli eredi. Negli Stati Uniti, la materia è regolata da varie leggi locali. La California vieta per esempio l’uso post mortem non autorizzato “a fini pubblicitari o di vendita, o per sollecitare l’acquisto di prodotti, merci, beni o servizi”. Una sentenza della Corte Suprema dello stato risalente al 2001 consente però esplicitamente l’uso per scopi “trasformativi”, ai sensi del primo emendamento della Costituzione, quello che tra le altre cose sancisce la libertà di parola.

La versione newyorkese della norma, firmata nel 2022, contiene una formulazione che vieta l’uso non autorizzato di “repliche digitali che sono “così realistiche da spingere potenzialmente un osservatore ragionevole a credere che si tratti di una performance dell’individuo ritratto”, in un modo “tale da indurre il pubblico a credere che [l’uso] sia stato autorizzato dalla persona o dalle persone” in questione. I videomaker possono però aggirare il divieto con una “dichiarazione di non responsabilità ben visibile” che indichi esplicitamente che l’uso non è autorizzato.

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