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Questo QR code non può essere clonato. Arriva dallItalia una nuova difesa contro i falsi

Questo QR code non può essere clonato. Arriva dall'Italia una nuova difesa contro i falsi

Dimentichiamo la lente d’ingrandimento per riconoscere un prodotto autentico: ora basta la fotocamera dello smartphone e un QR code. È l’idea, e la promessa, dell’Istituto poligrafico e Zecca dello Stato (Ipzs) insieme alla Fondazione Bruno Kessler (Fbk), che hanno trasformato un semplice QR code in un dispositivo anticontraffazione anche grazie all’uso dell’intelligenza artificiale.

L’idea sembra semplice, ma la sua esecuzione è da laboratorio high-tech. Si tratta di un’etichetta con un QR code “arricchito” da minuscole fibre appena visibili ad occhio nudo che, disposte in modo casuale, creano un’impronta unica e irripetibile, come un’impronta digitale.

Il QR code che non si può copiare

Un QR code tradizionale, se copiato, funziona lo stesso”, spiega Antonio Gentile, responsabile della Direzione di ingegneria di prodotto Ipzs. Ed è da questo principio che si è sviluppata l’idea.

Il cuore dell’innovazione sta infatti nelle fibrille di sicurezza, di piccoli filamenti colorati (in questo caso rossi) dello spessore di un capello, quindi perfettamente visibili a occhio nudo, che vengono aggiunti all’etichetta. Oltre a questo, possono anche contenere pigmenti visibili ai raggi Uv che rendono la replica ancora più complessa.
Le fibrille sono disposte in modo casuale e sovrapposte al QR code: non interferiscono con la scansione, ma costituiscono un pattern univoco che possiamo riconoscere”, racconta Corrado Guidobaldi, che lavora nell’area documenti di viaggio, identità e riconoscimento della struttura innovazione, strategia di ricerca del prodotto Ipzs. Il QR code non può essere contraffatto facilmente proprio grazie all’aggiunta di questi piccoli filamenti su cui viene impresso e che lo rendono unico, un elemento di sicurezza ampiamente usato nella carta per banconote e passaporti.

L’intelligenza artificiale che aiuta a smascherare le copie

L’autenticità di questi QR code viene inoltre verificata attraverso due passaggi. “Nel momento in cui nasce, ogni etichetta viene censita, fotografata e archiviata“, spiega Guidobaldi. Quando l’utente scansiona il codice, il sistema confronta l’immagine acquisita con quella originale presente nel database. Anche se qualcuno riuscisse a replicare il materiale, riprodurre la stessa disposizione sarebbe praticamente impossibile. “Servirebbe un falsario d’autore, ma il costo sarebbe talmente alto da rendere l’operazione inutile”, aggiunge Gentile.
Il secondo controllo riguarda invece l’intelligenza artificiale, addestrata per analizza l’immagine e riconosce la natura delle fibrille, distinguendo quelle autentiche da imitazioni o copie stampate.

La verifica è anche nelle nostre mani

Per l’utente, tutti questi meccanismi sono invisibili. “La sfida era trasferire la competenza di un esperto forense in un processo automatizzato e accessibile a tutti”, spiega Sergio Povoli, del team technologies of vision di Fbk. Per riuscirci, è stata appositamente creata web app. Basta inquadrare il QR code con la fotocamera, senza installare nulla sul proprio smartphone: la web app analizza il codice e lo confronta con il database, restituendo l’esito in pochi secondi. Un trasferimento di competenze che sposta il baricentro dell’anticontraffazione dalla scrivania degli esperti al telefono dei cittadini.

Dal vino alla moda

Ipzs produce ogni anno “circa 12 miliardi di etichette”, afferma Gentile. Dalle fascette per bottiglie di vino ai bollini farmaceutici, fino ai contrassegni per alcolici e tabacchi, tutti ambiti dove la sicurezza e l’autenticità sono un requisito fondamentale. Ma le applicazioni non si fermano qui. “Un’estensione naturale è il mondo della moda e dell’agroalimentare di qualità. Settori dove l’origine e l’autenticità del prodotto fanno la differenza e dove la contraffazione è ancora oggi una minaccia reale”, aggiunge.

Ologrammi e futuro ibrido

Questa nuova etichetta segna un punto di svolta nella strategia dell’Istituto poligrafico: unire fisico e digitale in soluzioni ibride di sicurezza. “Oggi lavoriamo su diversi fronti”, spiega Gentile, “stiamo sviluppando anche una nostra tecnologia in grado di inserire dei microdisegni all’interno di ologrammi. Se vengono copiati, questi disegni generano un risultato che siamo in grado di rilevare. È una linea di sviluppo ormai consolidata: dal materiale fisico al digitale, sempre con l’obiettivo di proteggere i prodotti e i cittadini”. Per ora, il QR code con fibrille intelligenti è la prova che la tecnologia può rendere l’autenticità accessibile. Basta infatti un gesto semplice come una scansione per restituire valore alla fiducia.

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