NVIDIA scende nell’arena, Microsoft spinge l’Italia, ma è incognita allucinazioni | Weekly AI #126

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Weekly AI news è la nostra rassegna stampa settimanale sulle notizie più rilevanti legate al mondo dell’intelligenza artificiale.

Era solo questione di tempo prima che NVIDIA passasse dall’altro lato della barricata: non solo produttore di hardware ma anche di software. A sorpresa (ma non troppo) il super colosso di Huang annuncia la nascita di Nvlm 1.0, un modello di linguaggio open-source che ha l’obbiettivo dichiarato di competere con GPT, Gemini e Llama. Così non solo NVIDIA rimarrà l’irrinunciabile fornitore di microprocessori di tutto il panorama AI ma diventerà anche il principale competitor di tutti i suoi clienti. Chissà cosa ne pensano gli organi antitrust: uno scenario che supera ogni possibile variazione del concetto di monopolio.

Per preparare il terreno del suo prossimo prolifico periodo, l’azienda si unisce ad Accenture per portare l’AI nelle aziende.

Una missione, questa, che è storicamente anche uno dei cavalli di battaglia di Microsoft, che negli ultimi giorni si concentra infatti sull’Italia. Microsoft investirà ben 4,3 miliardi per potenziare l’infrastruttura, i data center e lo sviluppo dell’intelligenza artificiale nel nostro Paese. L’annuncio arriva con la soddisfazione del Premier Giorgia Meloni, che riceve a Palazzo Chigi il Presidente e Responsabile Legale di Microsoft, Brad Smith.

Il lancio dell’iniziativa è non a caso di poco conseguente alla presentazione del nuovo progetto dedicato all’Italia di OpenAI. L’azienda di ChatGPT (poco prima del lancio della nuova funzione di scrittura di codice Canvas) stringe un’alleanza strategica con CDP Venture Capital per potenziare lo sviluppo del settore in Italia con investimenti complessivi di un miliardo di euro. Su tutto a risultare più interessante è il sostegno alle startup. Le più promettenti potranno accedere alle tecnologie di OpenAI, ottenere crediti API e connettersi con investitori statunitensi. Come Smith, anche Altman si è confrontato recentemente con il Premier Meloni.

Essendo Microsoft il ‘tutore’ di OpenAI, l’insieme delle due operazioni può essere considerato il capitolo di un disegno mondiale del gruppo di Nadella, mirato al supporto AI a tutti i Paesi.

Altro fronte molto importante in questo senso è l’Asia; si aggiunge il tassello del nuovo accordo di Microsoft con l’operatore di telefonia mobile sudcoreano KT (con tanto di Nadella personalmente presente in loco). Prevede una partnership quinquennale dal valore di diversi miliardi di dollari per sviluppare nuove soluzioni AI in Corea del Sud.

Anche OpenAI continua intanto ad approfondire le sue relazioni mondiali, lo dimostra l’investimento del gigante giapponese Softbank, che per espandere la sua presenza nel campo dell’intelligenza artificiale stanzia mezzo miliardo di dollari nell’azienda. Il cui valore intanto vola a 157 miliardi, portandola a essere una delle tre maggiori startup non quotate al mondo.

Se il duo Microsoft-OpenAI continua una scalata che non presenta cedimenti, qualche inciampo interessa Meta. Più di qualcuno fa notare che i nuovi occhiali intelligenti in collaborazione con Luxottica sollevano preoccupazioni in termini di privacy. Che fine fanno le foto che si possono scattare con gli occhiali? L’azienda aggira la questione e dichiara che “non ne parlerà pubblicamente”, una frase che ha dell’assurdo ma che contiene la risposta. Che fine fanno i dati degli utenti? Quasi sicuramente dritti ad addestrare i modelli AI di Zuckerberg, sulla falsariga di quanto già perseguito da Musk con le foto provenienti dalle macchine Tesla.

Un vizio, quello di alimentare le AI con immagini degli utenti, che speriamo non coinvolga almeno aziende come Adobe, che annuncia i nuovi Photoshop Elements 2025 e Premiere Elements 2025, basati sull’AI.

È altamente probabile invece che la pratica di sfruttamento massificato di dati sia il primo scopo alla base di TikTok. Non a caso ByteDance, colosso tecnologico cinese proprietario del social, progetta di sviluppare un nuovo modello AI utilizzando chip prodotti dalla connazionale Huawei. Aggirando le restrizioni americane all’esportazione di chip AI verso la Cina.

Se gli USA sembrano orientati sul mantenere restrizioni in Cina, di sicuro non intendono farlo a casa propria. Dalla California arriva uno sviluppo che testimonia infatti ulteriormente lo strapotere dell’imprenditoria americana sulle istituzioni: la legge californiana sulla sicurezza dell’AI è stata bloccata. Secondo il governatore Gavin Newsom il disegno di legge rischia di soffocare l’innovazione. Esattamente l’opposto di quanto avviene in Europa: l’AI Act, legge molto criticata dalle aziende per le stesse ragioni avanzate da Newsom, è entrata in vigore prima dello sviluppo di qualsiasi innovazione significativa.  

È anche grazie a questa impostazione che negli USA germogliano le ricerche più esaltanti in ambito AI. Uno tra i progetti più recenti in tal senso, creato dall’Università del Texas, è un nuovo istituto scientifico denominato CosmicAI che cercherà risposte sulla formazione dell’universo usando l’intelligenza artificiale.

Speriamo solo che riesca a rispondere correttamente: uno studio spagnolo pubblicato sulla rivista Nature rivela infatti scomode verità sui modelli AI più recenti, ricchi di dati e in teoria performanti. Pur rimanendo molto più efficienti nell’affrontare questioni complesse rispetto ai loro predecessori, i nuovi modelli AI hanno la controversa tendenza a inventare e mentire di più in caso di impossibilità di fornire risposte soddisfacenti. L’ansia per la presenza di allucinazioni, insomma, non scende con i modelli più recenti, casomai aumenta. Il settore continua a promettere sviluppi sensazionali, ma l’inaffidabilità rimane il primo problema da risolvere. Per il quale ancora non si vedono soluzioni decisive.



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