Loon, il chip di Ibm che vuole rendere finalmente affidabile il calcolo quantistico

Il computer quantistico fa un altro passo per uscire dal laboratorio, verso la commercializzazione. Ibm ha presentato mercoledì 12 novembre Loon, un chip sperimentale progettato per ridurre drasticamente gli errori che da sempre limitano l’affidabilità di questi dispositivi, integrando sistemi di correzione direttamente nell’architettura hardware. L’annuncio arriva dopo anni di ricerca da parte dell’azienda sulla stabilità dei qubit, le unità di informazione quantistica che rappresentano il cuore di ogni processore quantistico.

Il processore rappresenta una tappa fondamentale nell’evoluzione del calcolo quantistico perché segna l’inizio di quella che gli ingegneri di Ibm chiamano “era della quantum utility”: una fase in cui i computer quantistici non sono più solo strumenti di ricerca teorica o accademica, ma diventano abbastanza potenti e stabili da affrontare problemi reali, come l’ottimizzazione industriale, nel settore della chimica o nella finanza, dove i computer tradizionali faticano a trovare soluzioni efficienti.

Il Quantum Loon chip di Ibm

Il Quantum Loon chip di Ibm (Credit: Ibm)Ibm

La svolta che avvicina i computer quantistici al mercato

La novità principale di Loon consisterebbe proprio nella capacità di correggere automaticamente gli errori durante l’elaborazione, senza richiedere componenti esterni o interventi aggiuntivi. Fino ad oggi, infatti, i computer quantistici necessitavano di architetture separate dedicate esclusivamente al rilevamento e alla correzione degli errori, rendendoli ingombranti, costosi e poco efficienti dal punto di vista energetico. Tuttavia, pur essendo più compatto rispetto alle generazioni precedenti, Loon rimane comunque molto più grande di un computer tradizionale e richiederà stanze con celle criogeniche o poi complessi circuiti di controllo. Ibm però prevede di renderne disponibile la tecnologia attraverso la sua piattaforma cloud Ibm quantum network, dove oltre 200 organizzazioni in tutto il mondo, dalle istituzioni accademiche alle multinazionali, già utilizzano i servizi quantistici dell’azienda senza doverne possedere fisicamente i dispositivi.

Loon è ancora nella fase iniziale e Ibm non ha rivelato quando gli sviluppatori esterni potranno testarlo. Tuttavia, mercoledì l’azienda ha anche annunciato un chip denominato Nighthawk, modulare e scalabile — anch’essa una vera novità — che sarà disponibile entro la fine del 2025. Ibm ritiene che Nighthawk potrebbe superare i computer tradizionali in alcuni compiti entro la fine del prossimo anno e sta collaborando con un gruppo di startup e ricercatori per condividere apertamente il suo codice, in modo che altri possano testare la sua potenza. Jay Gambetta, vicepresidente di Ibm Quantum e fisico teorico che guida il programma di ricerca dell’azienda, ha dichiarato in una nota ufficiale che “Nighthawk dimostra la possibilità di realizzare sistemi quantistici capaci di funzionare in modo stabile per ore, e non solo per pochi minuti”, sottolineando così il salto qualitativo rispetto alle generazioni precedenti.

La corsa globale verso i computer quantistici commerciali

Lo sviluppo di Loon si inserisce all’interno di una competizione tecnologica globale che coinvolge governi e aziende private. Ibm compete principalmente con Google che, nel 2019, aveva rivendicato la cosiddetta quantum supremacy con il processore Sycamore, dimostrando la capacità di risolvere in pochi minuti un problema che, a un supercomputer tradizionale, avrebbe richiesto migliaia di anni.

Anche aziende come Microsoft, che sta sviluppando un approccio basato su qubit topologici, e startup specializzate come IonQ e Rigetti Computing stanno investendo massicciamente nel settore, attirando miliardi di dollari in finanziamenti sia pubblici che privati.

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