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L’AI di Google che decifra le iscrizioni romane meglio di Indiana Jones

L'AI di Google che decifra le iscrizioni romane meglio di Indiana Jones

L’AI di Google ora parla latino. Si chiama con il nome del fondatore di Roma, eroe troiano dell’Eneide, il nuovo modello di intelligenza artificiale sviluppato da Google DeepMind, in collaborazione con l’Università di Nottingham capace di decifrare in pochi secondi iscrizioni romane frammentarie che richiederebbero settimane di ricerca agli storici.

Come funziona la macchina del tempo

Ogni anno vengono scoperte circa 1500 nuove iscrizioni latine. Molte sono danneggiate dal tempo, incomplete o deliberatamente deturpate. Finora, gli epigrafisti – gli specialisti che studiano le iscrizioni antiche – dovevano affidarsi a ricerche manuali laboriose, confrontando manualmente centinaia di testi per ricostruire parole e contesti.

Aeneas li decifra in un battito di ciglia, grazie ad un dataset di oltre 176.000 iscrizioni latine, che spaziano dal VII secolo a.C. all’VIII secolo d.C., coprendo un’area geografica che va dalla Britannia romana fino alla Mesopotamia. DeepMind ha ripulito, armonizzato e integrato questi dati in un unico corpus machine readable, attingendo a collezioni digitali preesistenti frutto di decenni di lavoro accademico, come l’Epigraphic Database Roma (EDR), l’Epigraphic Database Heidelberg (EDH) e l’Epigraphic Database Clauss-Slaby (EDCS-ELT).

Per ogni iscrizione, il sistema di contestualizzazione di Aeneas individua una serie di iscrizioni affini utilizzando una tecnica chiamata “embedding”: una codifica che trasforma le informazioni testuali e contestuali in una sorta di impronta digitale storica, contenente dettagli su cosa dice il testo, in quale lingua è scritto, da dove e quando proviene e in che modo si collega ad altre iscrizioni“, spiega DeepMind.

L’approccio multimodale

Aeneas è un modello multimodale: non si limita ad analizzare il testo trascritto, ma incorpora anche l’immagine dell’iscrizione originale. Può attribuire un’iscrizione a una delle 62 province romane con un’accuratezza del 72% e datare i testi entro 13 anni dai periodi forniti dagli storici. Ma la vera magia sta forse nella capacità di ricostruire testi danneggiati con un’accuratezza del 73% per lacune fino a dieci caratteri, che scende solo al 58% quando la lunghezza del restauro è sconosciuta – un compito molto complesso anche per gli esperti.

Il test di Augusto

Per validare le capacità di Aeneas, i ricercatori lo hanno messo alla prova con una delle iscrizioni più famose e dibattute della storia: le Res Gestae Divi Augusti, l’autobiografia dell’imperatore Augusto incisa sui muri del tempio di Roma e Augusto ad Ankara, in Turchia. Gli storici discutono da decenni sulla datazione precisa di questo testo. Aeneas ha prodotto due potenziali date per l’opera, o il primo decennio a.C. o tra il 10 e il 20 d.C. – esattamente le stesse ipotesi avanzate dagli studiosi, ma ottenute in pochi secondi invece che dopo anni di ricerca.

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