In tutto questo, Sam Altman – figura carismatica quanto controversa – è riuscito a mantenere la leadership nonostante un tentativo di estromissione a fine 2023 grazie alla sua capacità di mantenere rapporti solidi con chi detiene le risorse finanziarie. Ma secondo la giornalista, i vari rovesciamenti interni all’azienda dimostrano che non possiamo lasciare tecnologie che avranno conseguenze enormi per la società nelle mani di un numero così ristretto di individui. “Un piccolo errore nel design di queste tecnologie può fare la differenza tra il paradiso e l’inferno”, ha sottolineato Hao. L’impostazione attuale è troppo instabile e fragile, continua la giornalista: ecco perché servono nuove modalità di governance, istituzioni che possano modulare o limitare lo sviluppo di queste tecnologie.
Una macchina che può tutto?
Sul concetto di Agi, l’intelligenza artificiale generale che dovrebbe eguagliare o superare le capacità cognitive umane, Karen Hao ha un approccio scettico. Siamo ancora lontani dal raggiungere un’innovazione del genere, proprio perché non comprendiamo ancora pienamente cosa sia l’intelligenza umana. “A volte la chiamo la ‘everything machine’ perché stanno cercando di vendere un qualcosa che è in grado di fare qualsiasi cosa per qualsiasi persona”, ha spiegato Hao.
Se da una parte le promesse dell’AI sono allettanti, oggi questa tecnologia esige un prezzo altissimo all’umanità: dati personali, terre per i data center, energia e acqua per i server, posti di lavoro, e persino l’arte e la creatività umana. La verità, spiega la giornalista, è che per giustificare richieste così onerose, le aziende stanno costruendo una falsa narrazione su ciò che possono offrire in cambio dei sacrifici che ci richiedono. La storia, però, ci insegna che quando agli esseri umani è stata promessa una soluzione universale a tutti i problemi, si è sempre trattato di un’illusione o di un inganno.