Un guanto della sfida, gettato nel campo della traduzione. Quando la Silicon Valley ha travolto il resto del mondo con l’intelligenza artificiale generativa, l’ultima rivoluzione in ordine di tempo che sta muovendo più di 55 miliardi di dollari e che secondo Mordor Intelligence cresce con un tasso annuo composto del 50,8%, è uscita una battuta: l’America innova, la Cina copia e l’Europa, non sapendo che altro fare, regola. Oppure no.
L’intelligenza artificiale europea forse ha trovato la sua strada per sfidare la Silicon Valley. E questa strada passa da un’intuizione rivoluzionaria: ogni forma di intelligenza artificiale creativa è, in sostanza, una traduzione. Non si tratta solo di convertire l’inglese in francese, ma di trasformare una domanda in una risposta, un problema in una soluzione, una competenza tecnica in un linguaggio comprensibile. È questa la visione che guida DVPS, acronimo che significa Diversibus Viis Plurima Solvo (in latino: “Attraverso percorsi diversi, risolvo molteplici problemi” e si pronuncia come il latino epigrafico “dups“). È il progetto da 29 milioni di euro coordinato dall’italiana Translated che riunisce 70 ricercatori di 20 organizzazioni in 9 paesi europei.
La scoperta nasce dall’esperienza quotidiana con i limiti dell’intelligenza artificiale attuale. I modelli linguistici di oggi apprendono da contenuti statici creati dall’uomo e disponibili solo nel mondo digitale. Funzionano bene quando devono processare testi o rispondere a domande in condizioni ideali, ma falliscono quasi sempre quando devono affrontare la complessità del mondo reale. Un traduttore automatico, per esempio, non riesce a gestire una conversazione simultanea in un ambiente rumoroso con più interlocutori perché non sa identificare chi sta parlando.
Gli esseri umani risolvono questo problema naturalmente, utilizzando segnali visivi e acustici come la direzione dello sguardo, l’orientamento del viso, il volume della voce e la distanza. Le macchine attuali, limitate all’input audio, si perdono in questi contesti perché mancano di consapevolezza contestuale. È qui che entra in gioco la rivoluzione di DVPS: creare sistemi che apprendono dall’interazione diretta con il mondo fisico, combinando dati linguistici, visivi e provenienti da sensori.
L’intelligenza artificiale che tocca la realtà
Marco Trombetti, classe 1976, ad di Translated e coordinatore del progetto, ha individuato il nodo concettuale. “L’apprendimento umano avviene in due fasi: prima la scuola, con un insegnamento supervisionato fatto di contenuti guidati e verifiche, poi la vita, dove si impara dall’esperienza attraverso l’interazione con il mondo esterno. Le macchine attuali sono rimaste bloccate alla prima fase, incapaci di apprendere dalle interazioni reali e di adattarsi autonomamente. DVPS vuole sbloccare la seconda fase, quella dell’apprendimento non supervisionato basato sull’esperienza“.

Marco Trombetti, ad di Translated
TranslatedIl progetto non si limita alla teoria ma punta a risultati concreti in tre domini strategici. Nel campo linguistico, DVPS svilupperà sistemi di traduzione simultanea che comprendono testo, parlato, gesti e contesto fisico. In ambito sanitario, creerà gemelli digitali tridimensionali del cuore per la diagnosi precoce dei rischi cardiovascolari. Per l’ambiente, rafforzerà la risposta alle calamità attraverso la previsione delle inondazioni basata su dati satellitari, droni e sensori in tempo reale.