Apple, sull’AI il colosso continua ad andare con i piedi di piombo

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Francisco Jeronimo, analista di Idc, sottolinea l’importanza della decisione di Apple di rendere accessibili i modelli di intelligenza artificiale agli sviluppatori, vista la sua influenza tra i programmatori. “Avvicina Apple al genere di strumenti AI che i concorrenti come OpenAI, Google e Meta offrono da tempo“, ha dichiarato Jeronimo in un comunicato.

Anche se non sono i più potenti in circolazione, i modelli di intelligenza artificiale di Apple vengono eseguiti su un dispositivo personale, il che significa che funzionano anche senza una connessione di rete e non comportano costi di accesso come i prodotti di OpenAI e altre società. Senza dimenticare il fatto che Cupertino offre agli sviluppatori anche un modo per utilizzare i suoi modelli in cloud mantenendo i propri dati al sicuro, Private cloud compute.

Ma in futuro Apple potrebbe essere costretta a fare passi in avanti più decisi nel settore, considerando che i suoi rivali stanno cercando di capire come usare la tecnologia per reinventare il personal computing.

Sia Google che OpenAI hanno introdotto aiutanti AI futuristici in grado di parlare in tempo reale e di vedere il mondo attraverso la fotocamera di un dispositivo. Il mese scorso OpenAI ha annunciato l’acquisizione dell’azienda fondata dal leggendario ex designer di Apple, Jony Ive, con l’obiettivo di sviluppare un nuovo tipo di hardware alimentato dall’intelligenza artificiale.

Anche se è ancora indietro per quanto riguarda lo sviluppo di AI avanzate, Apple sta producendo ricerche a ritmo costante. Un documento pubblicato pochi giorni prima della Wwdc evidenzia le notevoli carenze dei modelli di AI più avanzati di oggi, una scoperta forse un po’ conveniente vista la posizione della società.

Il documento rileva che gli ultimi modelli di OpenAI e altre società, che utilizzano una sorta di ragionamento simulato per risolvere problemi difficili, tendono a fallire quando i problemi raggiungono un determinato livello di complessità. I ricercatori di Apple hanno chiesto a vari modelli di risolvere versioni sempre più complesse di un rompicapo matematico noto come Torre di Hanoi, scoprendo che i sistemi AI fallivano miseramente da un certo punto in avanti.

Subbarao Kambhampati, professore dell’Arizona State University che in passato ha pubblicato un lavoro simile, afferma che la ricerca di Apple rafforza l’idea che gli approcci al ragionamento simulato forse devono migliorare sensibilmente per poter affrontare una gamma più ampia di problemi. Questi modelli “sono molto utili, ma ci sono sicuramente dei limiti importanti“, sottolinea il docente.

Ma anche se il lavoro suggerisce che un approccio più cauto all’intelligenza artificiale è in qualche modo giustificato, Kambhampati non crede che Apple voglia rimanere seduta a guardare. “Sono ancora piuttosto impegnati sui grandi modelli linguistici“, afferma.

Questo articolo è apparso originariamente su Wired US.

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