Agente ChatGPT, la nostra prova è stata un’esperienza degna di un film horror

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Se le schede del browser della maggior parte delle persone sono piene di articoli non letti, le mie sono disseminate di agenti AI e di clic fantasma.

Decido di testare l’agente ChatGPT, il nuovo strumento di intelligenza artificiale generativa lanciato da OpenAI la scorsa settimana, che può fare ricerche e portare a termine diversi compiti sul web. Ne ho avviati quattro in contemporanea, ognuno in una scheda diversa del browser e con un compito relativamente semplice basato sui suggerimenti di ChatGPT: come cercare un regalo di compleanno sul sito di una catena di grandi magazzini, oppure creare una presentazione dedicata ai cani robotici. A un certo punto, apro una quinta scheda per avventurarmi in qualcosa di più sperimentale: voglio capire come se la cava il nuovo tool con gli scacchi.

La nostra (inquietante) prova dell’agente ChatGPT

Dopo aver digitato alcune istruzioni, mi ritrovo a osservare un cursore fantasma che fluttua sullo schermo, mentre l’agente ChatGPT va su Chess.com e inizia a giocare con un avversario online, il tutto in un browser virtuale. In men che non si dica, le cose prendono una brutta piega. Non è l’aspetto strategico del gioco a mettere in crisi l’intelligenza artificiale, quanto l’atto di muovere i pezzi sulla scacchiera. “Mi sto concentrando per eseguire un posizionamento accurato mentre continuo a giocare nonostante i precedenti clic sbagliati“, dice l’agente nel suo diario interno, prima di abbandonare la partita e comunicarmi che i controlli erano troppo difficili.

Negli ultimi anni, gli sviluppatori di browser hanno integrato strumenti AI nei loro prodotti con risultati altalenanti. Più di recente però l’idea di un browser potenziato da un chatbot di intelligenza artificiale generativa è tornata in auge con il lancio dell’agente ChatGPT Agent di OpenAI e Comet di Perplexity.

I due sistemi funzionano in modo differente. Comet è un browser indipendente: gli utenti possono navigare sul web per poi “convocare” un assistente AI che può aiutarli a scrivere un’email o a completare un’attività di routine. OpenAI invece ha costruito il suo strumento all’interno di un chatbot, con gli utenti che dialogano attraverso un’interfaccia web per poi assegnargli dei compiti. Per eseguirli, il bot utilizza un browser virtuale all’interno di quello tradizionale.

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