La musica oggi è competizione, ma la scena indipendente sta tornando

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Da Londra a Lagos, da Lagos a Broadway. È il percorso di Rikki Stein, una leggenda vivente nel mondo della musica. Oltre a essere stato il manager di Fela Kuti, di cui gestisce tutt’ora l’enorme eredità come amministratore delegato di Kalakuta Sunrise Ltd., Stein ha lavorato con gruppi fondamentali degli anni ’60 The Jimi Hendrix Experience, The Kinks, The Animals, The Yardbirds, The Moody Blues e i Grateful Dead.

La sua storia attraversa i suoni e i luoghi del mondo, dai suoi viaggi sulle montagne del Marocco alla ricerca dei “Kaimonos” all’impatto di scelte musicali coraggiose sul mondo. Lo ha intervistato per noi Marquis, produttore milanese, come piccolo assaggio dell’incontro che avverrà tra i due a Linecheck venerdì 22 novembre. Per farci fare in anteprima un viaggio dietro le quinte nelle vite di alcuni degli artisti più importanti del secolo, fino ad arrivare al carcere di Busto Arsizio.

Sei ancora innamorato della musica come il primo giorno?

Decisamente. Appena sento un ritmo decente, sono un uomo felice!

E da quanto sei innamorato?

Il jazz è stato il mio primo amore, ho iniziato un club settimanale di jazz quando avevo circa 16 anni.

Come si fa da manager ad artisti grossi come quelli con cui hai lavorato tu?

Il lavoro del manager è una vocazione. Ogni artista richiede e merita una gestione adeguata, che gli permetta di dedicare tempo ed energia alla perfezione della propria arte.

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Hai un ricordo speciale di qualche artista che hai seguito che vuoi condividere con noi?

Fela era un perfezionista. Durante i soundcheck, prima di un concerto, accordava personalmente ogni strumento della sua enorme band. Il mio ricordo più vivido di Fela è il nostro ridere insieme, a volte fino a rotolarci per terra. Rachid Taha, invece, piangeva spesso. Non per sé stesso, ma per la condizione umana. Questo era il calibro degli artisti le cui carriere ho avuto l’onore e il privilegio di seguire. Spesso ricevevo chiamate alle due di notte da lui: “Rikki, ti voglio bene!” E poi riattaccava. Più tardi ho scoperto che ero uno dei tanti a ricevere quelle telefonate.

Come hai affrontato la sfida di promuovere un artista radicale come Fela Kuti, in un’epoca in cui l’industria musicale era meno globalizzata?

Ho dovuto sbattere la testa contro il ridicolo soffitto di vetro che l’industria musicale aveva costruito per difendere i propri pregiudizi. Quella barriera virtuale esiste ancora, ma sono felice di vedere crepe sempre più grandi. Forse, un giorno, esploderà e sparirà! O è solo un mio desiderio?

Qual era la principale ispirazione di Fela per scrivere e registrare canzoni?

Il sesso. Questo, diceva, era da dove veniva la sua ispirazione, nel processo di soddisfare le sue 27 mogli. Ricordo suo figlio Seun raccontare di averlo visto scrivere i testi di una canzone: li scriveva tutti d’un fiato, senza fermarsi, finché non aveva finito. Parlare del tempo in studio richiederebbe più spazio di quello che consente questa intervista. Magari ne parliamo durante il nostro incontro a Milano.

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Milano, 1980: l’arresto di Fela a Milano e Busto Arsizio. Cosa ci puoi raccontare?

È successo due anni prima che iniziassi a gestirlo. Due valigie piene di marijuana erano tra i bagagli del gruppo quando arrivarono a Milano, e Fela fu arrestato. Per fortuna, la persona responsabile, che aveva viaggiato con il gruppo ma non aveva alcun legame reale con loro, fu scoperta, e Fela venne rilasciato.

Sarai in Italia nei prossimi giorni per la Music Week. Da quanto tempo non torni in Italia?

Oh, sono stato in Italia (e a Milano) diverse volte con vari artisti, in particolare con la National Dance Company of Guinea, Les Ballets Africains, che ho gestito per quasi 15 anni, in contemporanea con la gestione di Fela.

Qual è la tua opinione sull’industria musicale italiana?

Devo confessare di non conoscerla molto, ma suppongo che ci sia la stessa feroce competizione che esiste in tutti i paesi europei. Spero solo che la crescita del settore indipendente evidente nel Regno Unito e negli Stati Uniti si sia estesa anche all’Italia e al resto d’Europa. Vedo questo come un progresso positivo, che contribuisce alla qualità della musica e al suo marketing efficace.

E il tuo piatto italiano preferito?

Senza dubbio, la cotoletta alla milanese!

La musica ti ha permesso di vivere l’Africa nei suoi tanti aspetti: culturale, politico e sociale. Musica e artisti possono davvero giocare un ruolo chiave per portare luce su certi problemi e aprire dibattiti umani e sociali?

Non ho dubbi al riguardo! Come diceva Fela, la musica è l’arma del futuro, ma non per la guerra. Da migliaia di anni le persone nel mondo trovano necessario riunirsi in grandi numeri per celebrare la vita. Il catalizzatore di questi eventi, ovunque si svolgano, è sempre la musica.

Rikki Stein e Marquis a Milano

Il tuo rapporto con Fela Kuti è stato soprattutto un viaggio personale, non solo artistico e professionale. Come individuo, al di là del manager, cosa ti ha lasciato questa esperienza?

Ho incontrato Fela per la prima volta alla fine degli anni ’70 e siamo diventati subito amici. È stata un’amicizia che è continuata per tutta la sua vita e che mi ha lasciato, dopo la sua morte, la responsabilità di difendere la sua eredità come qualcuno che ho amato profondamente e assicurarmi che prenda il posto che gli spetta tra gli attori iconici del XX secolo.

Dopo aver portato lo spettacolo FELA! a Broadway, l’Afrobeat ha ottenuto un successo commerciale notevole sia in America che in Europa. Ti aspettavi questa risposta? E qual è la tua percezione al riguardo?

Il musical su Fela è stato visto da mezzo milione di persone a Broadway e da un altro mezzo milione in tour negli Stati Uniti. Una seconda compagnia è stata formata a Londra e ha fatto il tutto esaurito al National Theatre per diversi mesi. Poi ho portato 40 tonnellate di attrezzature e 80 persone per presentare lo spettacolo a Lagos, in Nigeria, ed è stato un enorme successo. Non ho dubbi che questo abbia suscitato interesse per Fela e l’afrobeat in tutto il mondo.


L’articolo Rikki Stein: la musica oggi è competizione, ma la scena indipendente sta tornando di Marquis è apparso su Rockit.it il 2024-11-21 09:59:00



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