Uno studio dell’Università di Pittsburgh ha rivelato che i lettori non solo faticano a distinguere le poesie generate dall’intelligenza artificiale da quelle di celebri autori come Shakespeare e Dickinson, ma tendono addirittura a preferirle.
La ricerca, pubblicata su Scientific Reports, ha coinvolto lettori non esperti per due esperimenti. Nel primo, i partecipanti dovevano identificare l’origine di dieci poesie, metà scritte da rinomati poeti e metà generate da GPT-3.5. Nel secondo, dovevano valutarne varie caratteristiche come qualità, emozione e ritmo.
I risultati sono sorprendenti: i partecipanti non solo hanno fallito nell’identificare correttamente l’origine delle poesie, ma hanno anche mostrato una preferenza per quelle generate dall’AI quando non erano informati della loro provenienza. Secondo i ricercatori Brian Porter e Edouard Machery, autori dello studio, questo potrebbe essere dovuto alla maggiore semplicità e accessibilità dei versi generati dall’intelligenza artificiale.
“Il fenomeno ‘più umano dell’umano’ – hanno scritto – scoperto in altri domini dell’intelligenza artificiale generativa è presente anche nel dominio della poesia: i partecipanti non esperti sono più propensi a giudicare una poesia generata dall’intelligenza artificiale come scritta da un essere umano rispetto a una poesia che in realtà è scritta da un essere umano“.