Qui non è Hollywood, Disney commenta lo stop

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Avetrana – Qui non è Hollywood, la nuova serie di Disney+, avrebbe dovuto debuttare oggi sulla piattaforma di streaming. Tuttavia l’uscita è stata rimandata a data da destinarsi.

La produzione, che si propone di raccontare tutto ciò che c’è stato dietro l’omicidio della giovane Sarah Scazzi, ha scatenato innumerevoli polemiche fin dall’inizio. In molti credevano che non fosse una buona idea puntare di nuovo i riflettori su un caso di cronaca che ha sconvolto l’opinione pubblica. D’altro canto non sempre le serie tv incentrate su dei casi di cronaca nera riescono a raccontare queste vicende scabrose in maniera rispettosa. Negli anni scorsi su Netflix è arrivato un film dedicato al terribile caso di cronaca nera di Yara Gambirasio che è stato stroncato da pubblico e critica. Dopo l’uscita del trailer di Avetrana – Qui non è Hollywood le polemiche non si sono affatto fermate e semmai si sono amplificate. Quello che nessuno si aspettava era che un tribunale avrebbe fermato l’uscita della serie tv su Disney+.

Si tratta di un caso che non ha precedenti: la legge è intervenuta per impedire al pubblico di vedere un’opera televisiva. La distribuzione è stata sospesa, infatti, dopo che il tribunale di Taranto ha accolto il ricorso d’urgenza del sindaco della città al centro della serie. La comunità di Avetrana teme che la diffusione della Serie Tv possa finire per avallare dei pregiudizi nei confronti dell’intera cittadina. Il sindaco ha chiesto quindi di poter vedere in anteprima la produzione per capire se la narrazione dipinga in modo negativo l’intera cittadina di Avetrana.

Si tratta di una decisione con cui la casa di produzione Groenlandia e Disney sono fortemente in disaccordo. Come ha riportato La Repubblica, hanno scritto in un comunicato: “Per ottemperare al provvedimento emesso in assenza di contraddittorio tra le parti dal Tribunale di Taranto, il lancio della serie attualmente intitolata Avetrana – Qui non è Hollywood è rinviato. Le parti non concordano con la decisione del Tribunale e faranno valere le proprie ragioni nelle sedi competenti.”

L’accaduto ha fatto infuriare anche Anica e APA che hanno rilasciato un comunicato congiunto contro la decisione del Tribunale:

“Il blocco preventivo della serie, ancora inedita, appare come una grave lesione di quel principio di libertà di espressione chiaramente tutelato anche a livello costituzionale e che deve essere garantito al racconto audiovisivo italiano. Guardate le nostre serie, giudicatele, ma non chiedetegli di non esistere solo perché raccontano la realtà. Obbligare le opere audiovisive a non fare riferimenti alla cronaca e alla realtà è un pericoloso precedente. I titoli basati su fatti realmente accaduti sono una costante della storia del cinema, indipendentemente dalle opinioni del pubblico o dei protagonisti sui fatti trattati, se si mantiene il rispetto verso le comunità coinvolte: esplorare la realtà aiuta a esercitare il senso critico dello spettatore. La libertà di espressione nel nostro paese è garantita dalla Costituzione, e la comunità dei produttori non vuole svegliarsi in un mondo dove questa libertà non è più agibile”





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