Eredità forti
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“Ora tocca a me”. Daniel Maldini non esita quando, in un’intervista a Il Messaggero, gli fanno notare che il passaggio di consegne da nonno a nipote rappresenta una novità per il calcio delle Nazionali. “[…] La parentela è una cosa positiva, ma anche negativa. Col tempo inizi a capire un po’ di cose, qualunque sia il parere degli altri devi continuare per la tua strada con l’obiettivo che hai in testa”. E quello del trequartista del Monza è di mettere il cognome di famiglia nuovamente negli annali dell’Italia e del calcio internazionale, finora povero di testimoni passati di mano per tre generazioni.
Si ricordano solo 51 casi (più 86 in cui almeno uno dei due si è fermato ad una selezione giovanile), con il particolare dei Kluivert: nonno Kenneth in campo con il Suriname e Justin con l’Olanda, così come papà Patrick. Una cosa che poteva capitare anche fra Cesare, Paolo e Daniel, con quest’ultimo chiamato dal Venezuela. “[…] Ho sempre preferito aspettare e fare una scelta giusta, credo sia valsa la pena”, confessa.
Anche perché, in caso di debutto, sarebbe il primo esempio azzurro di discendenza così ampia dopo che Giampiero Boniperti, Bruno Conti e Giancarlo De Sisti hanno avuto posteri al massimo in U20 (Filippo Boniperti), U16 (Bruno Conti jr.) e U18 (Giacomo Arduini, già campione d’Italia U17 con la Roma e ancora con una buona chance di seguire le orme il nonno materno in un futuro prossimo). Più semplice trovare connessioni più corte tipo padre-figlio, sebbene i precedenti in azzurro siano anche qui pochi: i primi Maldini, Valentino e Sandro Mazzola ed Enrico e Federico Chiesa. Le prime due coppie hanno avuto anche l’onore di indossare la gloriosa maglia con una fascia di capitano al braccio. Presto per Daniel pensare ad un simile traguardo ma esserci è già un motivo di orgoglio. Il tempo e il buon sangue faranno il loro corso.