Lunedì Notte a guardar suonare i tram

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Chissà cos’avrà pensato, chi se l’è trovato vicino mentre tornava a casa. Seduto verso il fondo del tram Alessandro Cianci, aka Lunedì Notte, è con la sua chitarra per mancini addosso, accompagnato solo dal socio Dodicianni alla tastiera, con un microfono ben attaccato alla seggiola per prendere l’audio dell’esibizione senza che i rumori di fondo coprano troppo il suono degli strumenti. Venerdì uscirà il suo primo ep omonimo, e per l’occasione ha deciso di suonare qualche brano in contesti un po’ diversi dal solito sparsi per Milano, la città dove vive da una decina d’anni.

Non c’è solo il tram come “luogo” di questa session: la prima tappa è al Frizzi e Lazzi, bar nella zona dei Navigli, questa volta in versione quartetto, ma sempre dall’arrangiamento molto minimale, anche qua tra gli sguardi curiosi degli avventori del locale. Persone che non avevano idea di assistere a questo live fuori programma, che però funziona molto bene con lo spirito di Lunedì Notte: “Lunedi Notte è un po’ il contrario del venerdì sera. Mi piaceva l’idea di identificarmi con un momento spesso sottovalutato, che nessuno programma quasi mai e forse proprio per questo il più autentico, in cui probabilmente facciamo quello che più ci rende noi stessi”.

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Vista la particolarità di questa session urbana, abbiamo fatto qualche domanda ad Alessandro, per farci raccontare il suo rapporto con Milano e quali sono le difficoltà di suonare in luoghi non consoni – come farà notare qualcuno degli involontari spettatori – alla musica come l’interno di un tram. La session, invece, è qua sopra.

Cosa significano i luoghi dove hai portato la tua musica in questo video per te?

Da quando sono a Milano ho sempre vissuto nella zona di Sud, molti dei posti che frequento quotidianamente sono in zona Navigli, Tortona e Lorenteggio. Tra questi c’è il Frizzi e Lazzi, che non scopro di certo io, ma in questo cortile ci ho vissuto un sacco di cose e ho sentito un sacco di storie, dalle più entusiasmanti alle più deprimenti. Sicuramente se i miei brani esistono una po’ lo devo anche a questo posto. Poi c’è il tram 2, che tuttora prendo sempre ed è un momento con me stesso, dove probabilmente qualcuno mi avrà visto cantare nel telefono per segnarmi qualche idea. Mi piaceva l’idea di suonare i nuovi pezzi quasi completamente nudi negli stessi ambienti che, in un certo senso, li hanno concepiti.

Lunedì Notte – foto di Simone Biavati

Cosa ti piace di più di Milano? Quanto si rispecchia la città nelle tue canzoni?

Ho vissuto in diverse altre città: Roma, Londra, Berlino e Foggia, dove sono nato. Tutte pezzi di cuore per qualche motivo. A Milano ci vivo più o meno da dieci anni, tra interruzioni varie. Direi che, tra tutte, è la città che concilia meglio il mio lato veloce, sempre in cerca della novità e dello stimolo, con quello lento, dove magari vorrei solo improvvisare una birra con gli amici sotto casa. Milano può suonare come l’esatto contrario di questa cosa che ho appena detto, ma vi assicuro che Londra e Berlino sono ben più complicate sotto molti aspetti. Non posso dire di aver scritto delle canzoni per Milano, ma per forza di cose ne è parte integrante. Alcuni testi come ad esempio L’amore in dieci sono una reazione alla vita Milano, altri ne richiamano delle immagini. Tra le nuove canzoni sicuramente la più influenzata è Fuliggine, dove descrivo una città su cui piove cenere vulcanica. Anche ne Il buio ricordo di aver rubato delle immagini nella strofa ad una passeggiata serale.

Cosa cambia tra quando suoni sul palco e una performance come questa?

Tutto. Il palco è parte di una performance in qualche misura pianificata. Nel senso che il pubblico è preparato ad una performance. Suonare tra i tavoli di un bar ma soprattutto in un tram ti espone alle reazioni di un pubblico inconsapevole di essere tale. Ovviamente c’è chi risponde con entusiasmo, chi ti fai video, chi sbuffa, chi letteralmente ti ostacola. La reazione delle persone era la cosa che però mi incuriosiva di più. Sono una persona normalmente super timida, volevo misurarmi con questa cosa come se fosse bungee jumping, devo dire che è stato divertente.

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Qual è l’aspetto più complicato del realizzare una session in luoghi caotici come un bar o un tram?

Nel bar devo dire che le complicazioni sono state limitate, a parte la pioggia. Nel tram invece, al di la del viavai, di persone sicuramente il problema è la ripresa audio. C’è tantissimo rumore di fondo e non è facile registrare qualcosa che suoni bene, sono contento del risultato però. A un certo punto in un tram semivuoto avevamo una persona che in piedi vicino al microfono parlava a voce altissima. Gli abbiamo chiesto gentilmente di spostarsi poco più in là, la risposta è stata: “Zio, non siamo mica in uno studio di registrazione!” simpatico direi di no, ma come dargli torto!

C’è un posto particolare dove scrivi?

Lo spazio in cui normalmente lavoro è lo studio di casa mia. Ho voluto mantenerlo in un condominio perché soffro molto gli studi più classici, normalmente senza finestre. Mentre scrivo o produco mi piace poter vedere la gente che attraversa la strada, gli automobilisti che litigano agli incroci, la pioggia. Lo studio però è lo spazio dove riordino solo le idee. Quello che spesso mi trovo sul tavolo è un mosaico di cose nate in treno, in tram, nella doccia o magari nel dormiveglia. Mi capita spessissimo di essere ispirato in momenti non dedicati alla musica.


L’articolo Lunedì Notte a guardar suonare i tram di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2024-10-08 10:32:00



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