Weekly AI news è la rassegna stampa settimanale curata dai nostri editor sui temi più rilevanti legati al mondo dell’intelligenza artificiale.
Dopo un agosto piuttosto movimentato e complesso, settembre sembra partire con l’acceleratore premuto.
Rimane una coda dell’ondata di azioni legali verso le aziende tech nata in seguito agli inciampi nelle borse americane e orientali. In Olanda, l’autorità per la protezione dei dati multa per 30,5 milioni di dollari la società americana di riconoscimento facciale Clearview AI. La ragione è un refrain ormai noto da mesi: raccolta di dati degli utenti illecita per l’addestramento dei modelli.
Nel frattempo si fanno largo nuove prospettive di integrazioni tra app e AI. Gli ‘analisti’ di Android Authority affermano di aver individuato un passaggio nel codice nell’ultima versione dell’app Android Auto che svelerebbe un’integrazione dell’app con Gemini. L’assistente di intelligenza artificiale di Google continua così una lenta fusione con tutte le applicazioni aziendali.
Anche Amazon continua a fortificare la relazione con Anthropic (la “sua OpenAI”) e si prepara a lanciare una versione potenziata di Alexa soprannominata “Remarkable Alexa”, che utilizzerà principalmente i modelli di intelligenza artificiale Claude. Il colosso dell’e-commerce ha già investito in Anthropic 4 miliardi di dollari. Mentre circolano questi sviluppi, la società degli Amodei lancia la nuova versione Enterprise, dedicata alle grandi organizzazioni.
Per rafforzare una credibilità anche tecnico-scientifica nello sviluppo AI, Amazon Web Services si impegna poi in sperimentazioni e analisi per conto dell’australiana Securities and Investments Commission. I suoi test rivelano così che l’intelligenza artificiale è significativamente meno efficace degli esseri umani nel riassumere documenti elaborati: la differenza nel riconoscimento del contesto, l’uso dei vocaboli e la struttura dei testi è implacabile. Insomma, al netto delle preoccupazioni dilaganti soprattutto nel mondo di editoria e dintorni, l’AI generativa non sembra (ancora) in grado di competere con noi nel lavoro intellettuale.
Di avviso del tutto opposto devono essere i responsabili dell’istituto scolastico privato londinese David Game College. La scuola lancia il progetto pionieristico di una classe da venti studenti gestita interamente dall’AI senza insegnanti umani, con visori per la realtà virtuale e una piattaforma didattica personalizzata. Un disastro annunciato o l’inizio di una nuova era dell’insegnamento?
Sempre a Londra emergono anche altri esempi che denotano grande fiducia nei confronti dell’intelligenza artificiale. La nuova startup svedese Neko Health, orientata a rivoluzionare il settore della salute, apre infatti nella capitale inglese centri di check-up completi del corpo con tecnologie all’avanguardia e intelligenza artificiale.
L’AI penetra anche in fasce di mercati inusuali, generando apparenti cortocircuiti logici che danno da pensare. I principali player del settore degli incontri online ad esempio, come Tinder, Hinge, Bumble e Grindr, starebbero lavorando all’integrazione dell’AI nei loro servizi. L’obiettivo sarebbe quello di offrire agli utenti assistenti personali per ‘aiutarli’ nelle conversazioni con sconosciuti. Insomma, nelle app create per conoscere persone, gli utilizzatori finiranno per non sapere con certezza se stanno effettivamente conversando con delle persone reali.
Al di là di queste perplessità, i sondaggi che analizzano le abitudini degli utenti indicano una diffusione dell’intelligenza artificiale e il nostro Paese si distingue per ottimi risultati. Uno studio di EY condotto su nove Paesi europei rivela che l’Italia è infatti tra i primi tre nell’adozione dell’AI, dietro solo a Spagna e Svizzera. Il 77% degli italiani afferma di usare le applicazioni AI.
E in Europa la crescita dell’intelligenza artificiale è trainata anche dagli sviluppi istituzionali. Il Consiglio d’Europa apre infatti alla firma del primo trattato globale giuridicamente vincolante in assoluto. Proposta poco dopo l’AI Act, la Carta è orientata a garantire che l’uso dei sistemi AI si mantenga pienamente coerente con diritti umani, democrazia e lo stato di diritto.
Nell’ultimo quadrimestre del 2024 si prevede proprio uno sviluppo dei regolamenti in tutto il mondo per fronteggiare i primi illeciti legati all’AI. Dagli Stati Uniti arriva un caso emblematico. Un musicista della Carolina del Nord è stato arrestato per truffa milionaria. Ha incassato circa 10 milioni di dollari in royalty caricando sulle piattaforme di streaming centinaia di migliaia di brani creati in serie con applicazioni AI e riproducendoli attraverso funzionalità automatiche. Gli era parsa un’idea geniale, invece rischia fino a 60 anni di carcere.
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