Il primo teaser di Avengers: Doomsday forse ci ha svelato più di quanto pensiamo

Il primo teaser trailer di Avengers: Doomsday sembra fatto apposta per farci guardare da una parte sola. Il ritorno di Steve Rogers aka Captain America è un gancio troppo potente per non funzionare: un volto che pensavamo consegnato al passato, la cui ricomparsa ha dato a molti fan una sensazione immediata di “casa” e che per altri invece è segno di una certa disperazione in casa Marvel. Ma proprio perché l’operazione è così calibrata, vale la pena chiedersi cosa stia davvero mettendo in scena. E la risposta, con ogni probabilità, non è nella cassa da cui riemerge il costume.

Nel primo di quattro teaser che verranno mostrati in sala con Avatar: Fuoco e cenere e poi diffusi online, Steve torna davanti ai nostri occhi in una dimensione più intima che epica: la moto, la fattoria, l’assenza di dialoghi, la musica che fa da memoria collettiva. Poi, però, arriva l’immagine che sposta tutto: Steve con un neonato in braccio. È lì che il teaser smette di essere un semplice “bentornato” e inizia a ragionare per simboli. Perché nel mondo Marvel i figli non sono quasi mai solo un dettaglio emotivo: sono un codice, un’eredità, un detonatore narrativo. Se c’è qualcosa che può riorientare un personaggio come Steve Rogers e, soprattutto, rimetterlo al centro di una storia come Doomsday, è l’idea che il futuro — letteralmente — gli sia stato messo tra le braccia.

La prima domanda è: chi è quel bambino? Se Marvel decidesse di giocare con la storia dei fumetti, di opzioni ce ne sono ma nessuna è “facile” come sembra. Nella continuity principale, Steve non ha un figlio biologico stabile: il caso più vicino è Ian Rogers, ed è già una scelta che ribalta l’immaginario classico del “figlio con Peggy”. Ian nasce come Leopold Zola, figlio di Arnim Zola. Steve lo salva da neonato in Dimension Z e lo cresce come un figlio, rinominandolo Ian. È una paternità costruita in una dimensione distorta, non in una vita normale; ed è anche un legame che porta con sé Zola, la genetica, l’ossessione per il Siero del Super Soldato e l’idea che i corpi siano progetti. In seguito Ian diventa Nomad e finisce per orbitare attorno alla legacy di Captain America anche quando il ruolo passa a Sam Wilson. Se Doomsday volesse trasformare quel neonato in una miccia “scientifica” e non romantica, la pista Zola sarebbe la più coerente: un figlio che non è sangue, ma destino.

I fumetti, però, sono pieni di realtà alternative dove la “famiglia Rogers” è un’ipotesi concreta. Esistono storie in cui Steve e Sharon Carter hanno figli, altre in cui Steve è padre in contesti improbabili, e persino un’ombra più cupa: nell’Ultimate Universe c’è una versione in cui Red Skull è il figlio di Steve, con tutto il tema del siero che scorre nelle vene e dell’odio come eredità. C’è anche James Rogers, presentato come figlio di Steve e Natasha Romanoff in una linea alternativa. Il punto non è scegliere un nome e incollarlo addosso al neonato del teaser; il punto è capire che Marvel, quando tira fuori un bambino accanto a un simbolo nazionale come Captain America, sta parlando di successione, di minaccia sul domani.

E qui entra il secondo pezzo del puzzle, quello che rende il tutto ancora più sospetto: nel MCU un altro bambino è diventato cruciale di recente, Franklin Richards. Nei fumetti è un personaggio dai poteri vastissimi, al punto da essere spesso trattato come una variabile capace di piegare la realtà. Nel film dei Fantastici 4 – Gli inizi Franklin viene portato in scena come figlio di Reed Richards e Sue Storm e, soprattutto, la scena post-credit mette in rotta Doctor Doom verso di lui, in un incontro che suona come una dichiarazione d’intenti: Doom non sta cercando soltanto un rivale, sta puntando una chiave.

A questo punto la domanda diventa inevitabile: è un caso che le prime immagini “ufficiali” verso Doomsday ci mostrino Steve con un neonato, mentre l’altro tassello recente della saga lega il prossimo grande villain a un bambino che, per tradizione fumettistica, può cambiare le regole del gioco? Se Marvel sta ragionando per rime visive, il disegno potrebbe essere più grande del semplice dettaglio genealogico. Il bambino di Steve potrebbe essere un figlio “vero”, potrebbe essere un figlio “adottivo”, potrebbe perfino essere un’esca. Ma soprattutto potrebbe essere il modo più rapido per dirci che Doomsday non parlerà solo di ritorni e costumi, bensì di futuro come territorio conteso.Se Doom sta costruendo un piano, è plausibile che il suo obiettivo non sia soltanto conquistare o distruggere: potrebbe voler riscrivere. E quando in Marvel si parla di riscrittura, spesso la storia passa proprio da chi ha ancora tutta la vita davanti.

Cosa ne pensate? Vi siete fatti anche voi queste domande? Per le risposte dovremo però attendere il 18 dicembre 2026, giorno di uscita nelle sale di Avengers: Doomsday.

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