Boccia-Sangiuliano: video registrati a Montecitorio con i Ray-Ban Stories. Vanno vietati in contesti riservati?

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Come gestire i Ray-Ban
Stories, gli occhiali creati in collaborazione con Meta, in contesti delicati? La questione non è banale ed è ritornata a causa
di avvicendamenti della politica nazionale.

Il caso di Maria Rosaria Boccia,
che avrebbe collaborato per mesi del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano
in un ruolo poco chiaro, è evidente. Come ha riportato Il
Fatto Quotidiano
, lo scorso maggio Boccia ha pubblicato su Instagram alcuni
video nelle Storie, i contenuti che sono disponibili solo per 24 ore, che sono stati ripresi
con questi occhiali: lei mentre si muove fra le scale e le stanze di Montecitorio. Luoghi che, sulla carta, sono riservati e dove vigono regole più rigide rispetto ad altri contesti.

Oggi ciò è evidente perché attorno alla figura di Boccia si sta valutando perché abbia potuto affiancare il ministro Sangiuliano pur non ricoprendo una carica ufficiale. Ma già a maggio, le Storie registrate da Montecitorio riportavano la scritta “Creato con Ray-Ban | Meta”. Solo che, in quel momento, la questione è passata inosservata.


Un appunto: le regole di Palazzo Montecitorio, dove ha sede la Camera
dei Deputati, sono tali per cui ogni fotocamera dev’essere registrata;
altrimenti, viene chiesto di riporla all’ingresso e di recuperarla solo
all’uscita. Sono permessi invece gli smartphone, in quanto dispositivi personali che servono anche ad altro, in primis a telefonare.


È chiaro, però, che
riprendere qualcosa con i Ray-Ban Stories è molto meno evidente rispetto a usare uno smartphone.

Meta ammette che gli occhiali smart Ray-Ban Stories mettono a rischio la privacy ma non può farci nulla

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Questi occhiali permettono di registrare video e catturare fotografie. Quando
si registra un video, un piccolo LED si accende, in modo che anche chi sta di
fronte possa esserne, sulla carta, consapevole.

La realtà è che in un contesto
normale è tutt’altro che scontato che una simile accortezza sia sufficiente
.
Più probabile, invece, che una persona che indossa questi occhiali appaia come
“innocua”. Immaginiamo una metro affollata, la visita a un museo: quanti potrebbero accorgersi che la persona sta filmando tutti i passanti?


Sembra ritornare lo
stesso discorso, quindi, fatto ai tempi dei Google Glass, gli occhiali che
sono stati, con molti anni di anticipo, ciò che oggi sono i Ray-Ban Stories: permettevano di registrare video e scattare fotografie. Soprattutto negli
Stati Uniti molti locali arrivarono a vietarli espressamente, al fine di
proteggere i propri clienti da scatti “rubati”.

Nei luoghi riservati forse è il caso di vietarli espressamente


Boccia si è difesa
sottolineando che registrare video con i Ray-Ban Stories non è illegale. Ed è
così: non c’è niente di illegale.

Si sta invece considerando come comportarsi
in quelle sedi, private o comunque riservate, dove vengono predisposte precauzioni aggiuntive; e dove, quindi, è opportuno essere molto chiari per evitare ulteriori occasioni di questo tipo. E arrivare, se ritenuto necessario, vietare espressamente i Ray-Ban Stories.

Da anni ci siamo abituati agli smartphone che hanno sostituito le fotocamere nell’uso quotidiano per tantissime persone: così, si riesce a riconoscere quando una persona sta registrando un video o scattando una foto in un luogo dove invece ciò non è previsto o è espressamente vietato. Alza le mani, tiene in mano un dispositivo: la posa è palese, ormai, e tutti la riconosco all’istante.

Bisogna fare il passo in più ed essere consapevoli che, per quanto ancora poco popolari, esistono dispositivi in commercio che riducono le dimensioni di una fotocamera al punto da renderla quasi invisibile; soprattutto su un paio di occhiali neri. E quindi comportarsi di conseguenza, laddove è appropriata una riservatezza maggiore.






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