Passaporto vaccinale: i dubbi del Garante

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Nota formale del Garante al Governo sul passaporto vaccinale.

Già prima della pubblicazione (avvenuta ieri, venerdì 23 aprile), il cosiddetto Decreto Riaperture aveva suscitato dubbi da parte dell’opposizione e di alcune Regioni.

E sempre ieri il Garante della Privacy ha scritto una nota formale all’esecutivo mostrando forti riserve sul green pass, o certificato verde, introdotto nel decreto.

Scopriamo i motivi dei dubbi ma prima ricordiamo cosa è il pass verde, fortemente voluto dal Governo.

Il passaporto vaccinale

I certificati verdi – introdotti nel Decreto Riaperture del 23 aprile – permettono di spostarsi liberamente nelle regioni in zona arancione e rossa. E non solo: consentirebbero di non rispettare la quarantena al rientro da viaggi all’estero. Hanno una validità di sei mesi in caso di vaccinazione e guarigione dal virus, di 48 ore in caso di tampone negativo.

Può ottenere il pass, si legge infatti in una nota del Governo, “chi ha completato il ciclo di vaccinazione (dura sei mesi dal termine del ciclo prescritto), chi si è ammalato di Covid ed è guarito (dura sei mesi dal certificato di guarigione), chi ha effettuato test molecolare o test rapido con esito negativo (dura 48 ore dalla data del test).”

Passaporto vaccinale: l’altolà del Garante

Il Garante della privacy, l’autorità italiana per la protezione dei dati personali, ha inviato un avvertimento formale al Governo, esprimendo forti criticità proprio sull’introduzione dei passaporti vaccinali.

La nota del Garante e le critiche all’incompletezza del green pass

Sul sito del Garante si possono leggere sia la lunga nota per intero che una sintesi.

La prima osservazione prende di mira il Decreto Riaperture, che “non garantisce una base normativa idonea per l’introduzione e l’utilizzo dei certificati verdi su scala nazionale, ed è gravemente incompleto in materia di protezione dei dati, privo di una valutazione dei possibili rischi su larga scala per i diritti e le libertà personali.”

Nel capoverso successivo, sono esplicitati i dubbi: “In contrasto con quanto previsto dal Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali, il decreto non definisce con precisione le finalità per il trattamento dei dati sulla salute degli italiani, lasciando spazio a molteplici e imprevedibili utilizzi futuri, in potenziale disallineamento anche con analoghe iniziative europee. Non viene specificato chi è il titolare del trattamento dei dati, in violazione del principio di trasparenza, rendendo così difficile se non impossibile l’esercizio dei diritti degli interessati: ad esempio, in caso di informazioni non corrette contenute nelle certificazioni verdi.”

Utilizzo eccessivo dei dati

E se queste sono le critiche sulla manchevolezza di alcuni dati, altre puntano il dito contro un’eccessiva intrusione nella privacy dei cittadini. Dice la nota: “La norma prevede inoltre un utilizzo eccessivo di dati sui certificati da esibire in caso di controllo, in violazione del principio di minimizzazione. Per garantire, ad esempio, la validità temporale della certificazione, sarebbe stato sufficiente prevedere un modulo che riportasse la sola data di scadenza del green pass, invece che utilizzare modelli differenti per chi si è precedentemente ammalato di Covid o ha effettuato la vaccinazione. Il sistema attualmente proposto, soprattutto nella fase transitoria, rischia, tra l’altro, di contenere dati inesatti o non aggiornati con gravi effetti sulla libertà di spostamento individuale. Non sono infine previsti tempi di conservazione dei dati né misure adeguate per garantire la loro integrità e riservatezza.”

Il Garante ha offerto al governo “la propria collaborazione per affrontare e superare le criticità rilevate”, perché si ritiene “necessario un intervento urgente a tutela dei diritti e delle libertà delle persone”.

I dubbi della comunità scientifica

Oltre ai dubbi sulla privacy espressi dal Garante, ci sono quelli sulla durata del green pass (attualmente fissata a sei mesi), mossi da una parte della comunità scientifica.

Dice il virologo Massimo Clementi: “C’è una variabilità individuale notevole. In alcune persone il decremento degli anticorpi circolanti è più rapido, ma ciò non vuol dire necessariamente che in presenza di un antigene virale non ci sia una risposta secondaria. Questa variabilità individuale può far sorgere dei problemi nel tempo. Però sei mesi mi sembrano pochi.”

Sussiste un ulteriore problema: come si comporterà per le vacanze estive chi (come molti medici) è stato vaccinato tra gennaio e febbraio, e che quindi a oggi vedrebbe scadere il passaporto vaccinale tra luglio e agosto?

Green pass e vacanze estive

Continuano, nel frattempo, le videoconferenze tra i ministeri della Salute europei, per mettere a punto un green pass comunitario che consenta gli spostamenti in sicurezza tra gli Stati durante il periodo estivo. Insistenti voci dicono che il pass potrebbe essere pronto il 1 giugno.

Tra imprecisioni e critiche, insomma, l’Europa sta facendo le prove generali per un progressivo ritorno alla normalità.

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