Allepoca, sembrava una semplice commedia. Oggi, questo film è diventato la profezia più inquietante del nostro tempo

All’epoca sembrava solo una commedia stramba, una satira spinta all’estremo su un futuro dominato dall’idiozia e dal consumismo. Eppure, quasi vent’anni dopo la sua uscita, “Idiocracy” di Mike Judge è diventato un film disturbante per un motivo molto semplice: aveva previsto tutto. Quando uscì nel 2006, la pellicola passò quasi inosservata al botteghino ma conquistò rapidamente lo status di cult grazie alla sua visione esagerata e corrosiva di un’America dominata dalla stupidità, dalla pubblicità e dal potere delle multinazionali. Oggi, rivista su Netflix, non fa più ridere come allora. Fa riflettere — e, per molti, fa paura.

Nel film, Luke Wilson interpreta Joe Bauers, un soldato medio e anonimo scelto per un esperimento di ibernazione. Quando si risveglia 500 anni nel futuro, scopre che la civiltà è crollata: la cultura è scomparsa, le persone non sanno più parlare in modo coerente e il pianeta è un enorme parco giochi sponsorizzato da aziende. L’acqua è stata sostituita da una bibita energetica, Brawndo, che la popolazione usa persino per irrigare i campi, condannando l’agricoltura al collasso. Di fronte a questa follia collettiva, Joe diventa paradossalmente l’uomo più intelligente del mondo.

A suo modo, Idiocracy era un film comico — pieno di trovate assurde e battute irresistibili — ma la sua forza è sempre stata quella di trasformare il ridicolo in una riflessione acuta sul nostro presente. I temi che esplora, come la disinformazione, la dipendenza dal consumo, la banalizzazione del linguaggio e la distruzione ambientale, sono oggi più attuali che mai. E mentre nel 2006 sembravano solo parodie grottesche, oggi somigliano inquietantemente ai titoli dei telegiornali.

Non è un caso che negli ultimi mesi, dopo il suo arrivo su Netflix, il film sia diventato oggetto di un vero e proprio culto online. Su Reddit e sui social, molti utenti hanno riscoperto Idiocracy definendolo “una commedia che si è trasformata in documentario”. “All’epoca ridevo — ora mi mette ansia”, scrive un utente. “Mike Judge ci aveva avvertiti, e nessuno ha ascoltato”, commenta un altro.

Il regista, già noto per Beavis and Butt-Head e Office Space, aveva costruito la sua distopia su un’idea tanto semplice quanto inquietante: cosa succede se la stupidità diventa la norma? In Idiocracy, i politici sono influencer sponsorizzati, la pubblicità domina ogni spazio visivo e perfino i simboli nazionali vengono sostituiti da loghi aziendali. Celebre la battuta “Welcome to Costco. I love you.”, che nel film riassume l’intera filosofia di un mondo ormai incapace di distinguere affetto e marketing.

Ciò che un tempo appariva come una caricatura eccessiva oggi sembra un’analisi lucida della società contemporanea. Il culto della performance, la dipendenza dai brand, l’erosione del pensiero critico: tutto ciò che Idiocracy ridicolizzava è diventato parte integrante della quotidianità. E se nel 2006 era possibile ridere del futuro, oggi quello stesso futuro è arrivato — e non c’è più molto da ridere.

Rivederlo ora significa guardarsi allo specchio: un film che voleva essere solo un’iperbole si è trasformato, col passare del tempo, nella più inquietante profezia cinematografica del XXI secolo.

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