Non solo i capitali, ma anche le entrate di Synthesia arrivano per la maggior parte da mercati al di fuori dell’Europa, cioè dagli Stati Uniti. “Il 90% di tutto il nostro capitale proviene da investitori americani”, ha detto a Wired Steffen Tjerrild, co-fondatore e direttore operativo di Synthesia. “I fondi di venture capital americani sono predominanti qui in Europa. I mercati dei capitali sono molto più globali rispetto a dieci anni fa”.
Più della metà delle aziende presenti nella classifica Fortune 100 utilizzano i software di Synthesia. Tra i clienti della startup ci sono Zoom, Heineken e Microsoft; tra i rivali, invece, HeyGen e Touchcast, oltre ai colossi tecnologici Alphabet, Meta e OpenAi (che ha recentemente raggiunto una valutazione di 500 miliardi di dollari).
Tra concorrenza americana e regolazione europea
In termini di disponibilità economiche, il confronto con la concorrenza statunitense non regge: per questo Synthesia ha deciso di focalizzarsi su una nicchia specifica. Come ha spiegato a Wired Alexandru Voica, responsabile degli affari istituzionali, “le grandi compagnie tecnologiche hanno milioni di prodotti, e a volte per loro è molto difficile competere su tutti i fronti. Noi, invece, ci siamo concentrati su ciò che vogliamo: vogliamo competere nell’ambito specifico dei video realizzati con l’intelligenza artificiale per le imprese. La piattaforma che stiamo costruendo aiuta le aziende in diversi processi di lavoro”.
Rispetto a quelle in America (e in Cina), le startup europee di intelligenza artificiale devono anche confrontarsi con una regolazione più stringente e più attenta alle implicazioni etiche di questa tecnologia. Synthesia è stata la prima azienda al mondo nel suo settore ad aver ottenuto, un anno fa, la certificazione ISO/IEC 42001, lo standard internazionale sulla gestione responsabile dei sistemi di intelligenza artificiale, pressoché equivalente alle norme contenute nell’Ai Act dell’Unione europea.
Ma nel 2017, al momento della fondazione di Synthesia, non esistevano leggi paragonabili. “Abbiamo seguito un approccio basato sul buon senso e immaginato quale forma avrebbe potuto avere la regolamentazione futura; così, abbiamo costruito un quadro etico prima di chiunque altro nel settore”, ha raccontato Tjerrild. “Per esempio, non consentiamo ai nostri clienti di creare avatar basati sull’aspetto di una persona senza che questa abbia dato il proprio consenso esplicito. C’è chi ha utilizzato l’intelligenza artificiale per ‘ricreare’ attori o celebrità deceduti, mentre noi non lo abbiamo mai fatto: questo approccio ora sta dando i suoi frutti, anche se ha comportato la rinuncia ad alcuni guadagni nel breve termine. Abbiamo una moderazione molto rigida dei contenuti, con un forte controllo su tutto quello che viene prodotto con la nostra piattaforma”.
Qualcosa, però, può sfuggire al monitoraggio. Nel 2023, ad esempio, un canale YouTube chiamato “House of News” diffondeva disinformazione a favore del regime venezuelano di Nicolás Maduro; i presunti giornalisti che presentavano le notizie false erano in realtà degli avatar generati proprio con le tecnologie di Synthesia. Il canale venne poi sospeso, e la startup dichiarò di aver bandito il cliente in Venezuela dall’utilizzo dei propri servizi.
Guardando al futuro, Tjerrild ha ribadito la volontà di Synthesia di concentrarsi sugli strumenti di intelligenza artificiale per le imprese. Quanto alle capacità del nostro continente di rivaleggiare con l’America e la Cina, ha detto che “l’Europa ha un bacino di talenti incredibile. Quello che ci manca è probabilmente l’ambizione”.