Come tornare all’assistente di Google e abbandonare Gemini

L’entusiasmo iniziale per Gemini si è spento in fretta. Le promesse erano alte: intelligenza artificiale avanzata, conversazioni naturali, capacità creative illimitate. I risultati? Un assistente che fatica persino ad accendere le luci smart senza complicarsi la vita.

Dopo settimane di tentativi, molti utenti stanno facendo una scelta inaspettata: tornare sui propri passi e reinstallare l’Assistente Google tradizionale. Meno ambizioso, certo, ma affidabile. E questo, per chi usa lo smartphone tutti i giorni, conta più delle promesse futuristiche.

Il problema di Gemini che pensa troppo

Gemini soffre di quello che potremmo chiamare il paradosso dell’eccesso di intelligenza. È così impegnato a processare, analizzare, interpretare e contestualizzare che dimentica di fare la cosa più basilare: eseguire il comando richiesto.

Il problema si nota soprattutto quando si usano i comandi per la casa smart. Accendi le luci del salotto dovrebbe essere un’operazione banale, immediata. Con l’Assistente Google lo è. Con Gemini? Prima c’è una pausa di riflessione, poi a volte funziona, altre volte risponde con un assurdo Come modello linguistico, non posso controllare dispositivi fisici. Un attimo dopo, magicamente, lo stesso identico comando funziona perfettamente.

Il punto è che Gemini non sa sempre quando deve comportarsi da assistente e quando da chatbot filosofico. A volte riconosce che deve passare il comando a Google Home, altre volte pensa che tu gli stia chiedendo una dissertazione teorica sull’illuminazione domestica… È frustrante, e a quel punto meglio usare l’interruttore tradizionale, si fa prima!

Quando la semplicità batte la complessità

L’Assistente Google non sarà sofisticato come Gemini, ma ha un vantaggio che lo rende insuperabile: fa quello che deve fare, quando deve farlo, senza drammi. Si basa su script predeterminati e elaborazione del linguaggio semplice, il che significa che tutto è istantaneo. Niente pause di riflessione, niente interpretazioni creative, solo azioni immediate.

Prendiamo la conversione di valuta. L’Assistente Google dà il tasso di cambio aggiornato in un millisecondo. Gemini? A volte cerca su Google (e funziona), altre volte avverte che i suoi dati potrebbero non essere aggiornati, occasionalmente fornisce tassi di cambio vecchi di settimane. Per un’operazione così basilare, questa instabilità è inaccettabile.

C’è poi il problema della verbosità. Si chiede ad esempio che tempo fa domani e invece di dire Domani a Roma ci saranno 22 gradi con possibili piogge nel pomeriggio, Gemini sente il bisogno di fornire un’analisi meteorologica degna di un bollettino dell’Aeronautica Militare…

La comprensione del contesto, il peccato originale di Gemini

Ironicamente, proprio dove Gemini dovrebbe eccellere, la comprensione del contesto, spesso fallisce miseramente. Ad esempio, si detta un messaggio e poi si chiede di inviarlo a una determinata persona su WhatsApp? Subito dopo Gemini chiede a chi si vuole mandare. Dopo avergli detto il nome di quella persona, cosa c’è da interpretare? Insomma, a volte capisce perfettamente, altre volte è un buco nell’acqua.

Sì, per chi non lo sapesse, è possibile chiedere all’app mobile Gemini di inviare un messaggio a un contatto su WhatsApp (o di effettuare una chiamata). Questa funzionalità è disponibile sull’app mobile Gemini su dispositivi Android, a patto di avere l’app di WhatsApp installata e l’estensione di WhatsApp attiva nelle impostazioni di Gemini. Si può dare il comando a Gemini in modo naturale e colloquiale. Ad esempio: “Invia un messaggio WhatsApp a [nome del contatto].” o “Scrivi [messaggio] a [nome contatto] su WhatsApp.”

È bene sapere che anche se Gemini può inviare messaggi, le sue funzionalità sono limitate per motivi di privacy. Non può leggere o riassumere direttamente le chat di WhatsApp; non può inviare o leggere immagini, GIF o meme nei messaggi e non può inviare o riprodurre audio o video nei messaggi.

Il problema di fondo è che Gemini non sempre attiva le sue integrazioni correttamente. Invece di eseguire l’azione richiesta, tratta la richiesta come una domanda diretta e risponde con considerazioni generiche sull’invio di messaggi o sulla comunicazione interpersonale. Il fatto che funzioni a intermittenza genera un senso di frustrazione costante.

I punti di forza di Gemini

Ma non bisogna essere completamente ingiusti. Gemini ha i suoi momenti di gloria, ma sono tutti in contesti dove forse un assistente vocale rapido ed efficiente non serve… Quando si vogliono esplorare argomenti complessi, confrontare prodotti, ottenere spiegazioni dettagliate, Gemini ha effettivamente una marcia in più. Ma di solito queste sono cose che si preferisce fare seduti davanti al computer, non mentre si cucina con le mani bagnate o sporche di farina.

La capacità di mantenere conversazioni naturali è impressionante. È possibile fare domande di follow-up, chiedere chiarimenti, esplorare punti di vista alternativi. Ma quando si è in macchina e si vuole soltanto sapere quanto manca a destinazione, questa sofisticazione diventa un impedimento, non un vantaggio.

Gemini eccelle anche nella creatività. Può scrivere poesie, inventare storie, generare idee. Ma onestamente, quante volte al giorno può servire che un assistente vocale componga un haiku?.. La risposta è zero. Zero volte al giorno.

Come tornare all’assistente di Google

Tornare all’Assistente Google è un po’ come rimettersi un paio di scarpe comode dopo aver camminato tutto il giorno con calzature belle, ma scomode. Tutto torna a funzionare come dovrebbe. I timer si impostano istantaneamente, le luci si accendono senza discussioni filosofiche, e così via. Amen.

La procedura per tornare indietro non è affatto complicata. Basta aprire Gemini, andare nelle impostazioni, selezionare “Assistenti digitali da Google”, e scegliere Google Assistant. Fine. In trenta secondi si torna alla normalità.

Gemini ovunque, il sogno di Big G

Il fatto che Big G stia forzando questa transizione su sempre più dispositivi è preoccupante. La promessa è di sostituire completamente l’Assistente Google su telefoni, tablet, auto, cuffie, orologi. Ma se Gemini non funziona decentemente su uno smartphone, come ci si può fidare di lui mentre si è al volante?

Google insiste che Gemini è il futuro. Che l’Assistente classico diventerà obsoleto, non più disponibile per il download, gradualmente eliminato da tutti i dispositivi. Ma forse non tutto ha bisogno di essere rivoluzionato. A volte un assistente deve solo assistere, non mettersi a filosofeggiare. Forse un giorno Gemini maturerà abbastanza da essere davvero utile come assistente quotidiano.

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