Nel vastissimo universo di Harry Potter, popolato da maghi leggendari, eroine carismatiche e figure indimenticabili, alcuni personaggi sono stati trascurati o liquidati troppo in fretta. Tra questi, uno dei casi più emblematici è quello di Fleur Delacour, la campionessa della scuola di Beauxbatons introdotta in Il Calice di Fuoco. Una strega intelligente, coraggiosa e determinata, che avrebbe potuto incarnare alla perfezione il modello di donna forte e indipendente. Eppure, né i libri né i film le hanno mai riservato il trattamento che meritava davvero.
Fleur entra in scena come una delle quattro prescelte dal Calice per il Torneo Tremaghi, e la sua selezione dovrebbe bastare a dimostrare le sue capacità: il Calice, infatti, sceglie solo i migliori. Ma invece di essere celebrata per talento e coraggio, Fleur viene da subito trattata con sufficienza. È troppo bella, troppo raffinata, troppo francese. La sua eleganza e il suo accento diventano motivo di scherno, e il suo fascino — derivato dal sangue di Veela ereditato dalla nonna — viene usato contro di lei come se fosse una colpa.
Persino i protagonisti principali la osservano attraverso una lente di pregiudizio: Ron la idealizza, Hermione la giudica, Molly e Ginny Weasley la deridono chiamandola “Phlegm”. Fleur è vittima del più classico dei doppi standard: ciò che nei personaggi maschili è visto come carisma, in lei diventa superficialità. E così, dove Viktor Krum e Cedric Diggory vengono descritti come eroi affascinanti e rispettati, Fleur viene ridotta a una figura vanitosa, quasi caricaturale.
Eppure Fleur dimostra in più occasioni una forza e una sensibilità che meriterebbero di essere ricordate tra le più grandi della saga. Nel Torneo Tremaghi affronta prove pericolose, agendo sempre con compostezza e intelligenza. Più avanti, quando si innamora di Bill Weasley, la sua determinazione emerge con ancora più chiarezza. Dopo che Bill viene sfigurato dal lupo mannaro Fenrir Greyback, tutti — inclusa la sua futura suocera — si aspettano che lei lo lasci. Ma Fleur li sorprende, rispondendo con una delle battute più potenti dell’intera saga: «Che mi importa di come ‘e’ appare? Sono bella abbastanza per entrambi!».
Quella frase ribalta l’intera percezione del personaggio. In un istante, Fleur smentisce ogni cliché che le era stato cucito addosso: non è superficiale, non è fragile, non è vanitosa. È una donna che ama con fermezza, che resta accanto al compagno nonostante le ferite, che sceglie la lealtà sopra l’apparenza. È una scena che, letta oggi, mostra quanto il suo personaggio fosse più profondo e coerente di quanto la saga avesse lasciato intendere.
La rappresentazione di Fleur rivela anche una sfumatura meno discussa del mondo di Harry Potter: quella del pregiudizio culturale. La sua provenienza da Beauxbatons e il suo accento francese vengono trattati quasi come segni di estraneità, e persino il modo in cui parla è reso nei libri in chiave comica. Questa scelta stilistica, seppur ironica, ha contribuito a farla apparire ridicola agli occhi dei lettori, come se il suo linguaggio e il suo modo di essere non meritassero lo stesso rispetto riservato ai personaggi britannici.
È un dettaglio piccolo ma significativo, che rivela una contraddizione di fondo: la saga che predicava accettazione e diversità finisce per giudicare chi è diverso. Fleur viene trattata come un’outsider, esclusa nonostante la sua bontà e il suo valore. Solo alla fine, dopo il matrimonio con Bill e la partecipazione alla battaglia di Hogwarts, ottiene una sorta di riscatto. Ma è un riconoscimento tardivo, quasi un ripensamento narrativo.
Dopo la guerra, Fleur e Bill vivono insieme a Shell Cottage, dove accolgono Harry, Ron e Hermione durante la loro fuga. È un gesto di straordinaria generosità che conferma la sua forza morale e la sua empatia. Ma nei film questa parte del suo arco narrativo passa quasi inosservata, compressa in poche scene e priva della profondità che avrebbe meritato.
La verità è che Fleur Delacour non è mai stata la ragazza vanitosa che molti ricordano: era una strega talentuosa, coraggiosa e sincera, che ha pagato il prezzo della sua diversità. Forse, con la nuova serie targata HBO dedicata al mondo di Harry Potter, ci sarà finalmente l’occasione di restituirle ciò che la saga originale non ha saputo darle: uno sguardo più equo, rispettoso e umano.
Perché, tra le tante lezioni del mondo magico, ce n’è una che vale più di tutte: non giudicare un personaggio — o una persona — solo dalle apparenze.
Leggi anche: La serie di Harry Potter potrebbe introdurre un personaggio MAI visto nei film
Fonte: CBR
© RIPRODUZIONE RISERVATA