“L’identikit del millennial è: giovani che sono entrati nel mondo del lavoro in diverse ‘ere economiche’, che hanno difficoltà a trovare un’occupazione stabile ma che, a differenza delle generazioni precedenti, possono essere un ponte. I millennial sono infatti la prima generazione nata nel mondo analogico, che si è poi si è approcciata al mondo digitale”, spiega la giornalista economica Giorgia Pacione Di Bello, al Wired Next Fest Trentino 2025.
L’importanza di conoscere gli strumenti per tutelarsi
Secondo la giornalista Charlotte Matteini, “il grande problema del mondo del lavoro oggi è che ci sono tantissime trappole. Anche chi lavora da anni si trova a non conoscere bene tutte le norme, e di conseguenza non sa come difendersi da tutte le trappole. Lo stage, ad esempio, viene considerato uno degli strumenti di assunzione più comuni ma è anche uno dei più sconosciuti. Si tratta infatti di un percorso di formazione e non di un ponte per l’assunzione. Non può sostituire un contratto e non potrebbero neppure essere richiesti anni o mesi di esperienza o lavori pregressi. Allo stesso modo, all’interno del contratto di stage non possono essere previsti straordinari. Il punto però è che se i ragazzi non conoscono le norme, si trovano senza armi di difesa”.
“Un altro strumento di cui i datori di lavoro abusano ampiamente è l’apprendistato – aggiunge Pacione Di Bello. – Si tratta dello step successivo allo stage, che ti permette di lavorare dopo aver già appreso le basi. Il motivo per cui le aziende scelgono di assumere con contratto di apprendistato è legato ai costi, perché ha costi più bassi e, ovviamente, non garantisce al lavoratore lo stipendio di un contratto vero e proprio”.
Un altro grande ostacolo per i più giovani è rappresentato dalla precarietà abitativa. Charlotte Matteini spiega infatti che si tratta di un “problema per poter accedere al lavoro. Sono sempre di più gli annunci in cui viene ormai richiesta una certa vicinanza dal luogo di lavoro. Per non parlare del fatto che chi lavora nelle grandi città non ha uno stipendio tale per potersi permettere un affitto. La soluzione che si dà al problema è: cambiare città. Ma se i lavoratori vanno via, la città stessa smette di funzionare”.
Luoghi comuni per ogni generazione
Secondo Giorgia Pacione Di Bello esiste “un luogo comune per cui i giovani non vogliono lavorare. E questo viene ripetuto a tutti, anche a noi millennials. Nel mondo del lavoro italiano è scaduto quel patto generazionale per cui le vecchie generazioni lasciano il lavoro ai giovani. Il compito di noi millennials è quindi ora quello di far in modo che i ragazzi non subiscano quello che stiamo subendo noi. Come fare? Banalmente quando si raggiunge l’età pensionabile, si lasci il posto di lavoro. Ma la responsabilità è anche nelle loro mani, partendo dal rifiutare un lavoro se le condizioni non sono corrette”.
Per quanto riguarda invece il rapporto tra intelligenza artificiale e lavoro, Matteini racconta la sua esperienza personale: “Ho lavorato per tanto tempo per un editore europeo che un giorno ha deciso di sostituire tutti i giornalisti con l’AI: abbiamo tutti perso il lavoro da un giorno all’altro. Ma il mio caso è solo l’ultimo di una lunga serie. La verità è che l’intelligenza artificiale non è ancora in grado di sostituire il lavoro umano, c’è ancora bisogno della sua supervisione. E, nonostante questo, molte aziende la stanno usando per diminuire i costi ma non per innovare i settori.
Anche secondo Giorgia Pacione Di Bello, “il problema non è l’AI, che così come tutte le tecnologie non è buona o cattiva, dipende dall’uso che se ne fa. Anche io utilizzo l’intelligenza artificiale per il mio lavoro, ma solo come supporto, non per sostituirmi. Bisogna sempre ricordare che siamo noi ad avere il controllo e non dobbiamo lasciarlo all’intelligenza artificiale”.