storia dello studio italiano che sta cambiando il live design

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Se negli ultimi anni vi è capitato di assistere a un grande concerto, è molto probabile che abbiate avuto sotto gli occhi il lavoro di Ombra, anche se probabilmente non lo sapevate. Un po’ come a mantenere fede al nome stesso: qualcosa che c’è, è presente, ma dietro le quinte, di nascosto. Si tratta di uno studio creativo specializzato in visual, content e show design, ed AR con sede a Londra, ma composto da una squadra tutta italiana. A fondarlo sono stati Lorenzo De Pascalis e Giulia de Paoli dopo essersi incontrati proprio a Londra, come ci racconteranno, nel 2019.

Oggi Ombra ha un ruolo parecchio di peso nel mondo del live design: tra gli artisti che hanno seguito nella preparazione dei loro live ci sono Martin Garrix, Marracash, The Killers, Pinguini Tattici Nucleari, Janet Jackson, Geolier, Fedez, solo per fare qualche nome pesante. È d’altronde un aspetto sempre più centrale dei live: non è solo una questione di musica, ma è tutta la costruzione dello show che contribuisce a rendere quello spettacolo qualcosa di incredibile. Abbiamo quindi raggiunto Lorenzo e Giulia, per farci raccontare com’è andata la loro storia, e dove vogliono arrivare.

Luci al concerto dei The Killers

Che formazione avete e come avete iniziato?

Lorenzo: Ho studiato informatica, mi sono poi lanciato a capofitto per imparare l’animazione 3D, 2D e tutto quello che riguardava la tecnica per realizzare degli show. Al tempo avevo già iniziato a fare qualche piccolo evento in Brianza, da lì a 2 anni sarei partito con il rapper Tinie Tempah in un tour europeo. Poi ho deciso di spostarmi a Londra, da lì sono andato in tour con Steve Aoki, Steve Angello per finire poi con Martin Garrix, con cui lavoro da ormai più di 8 anni. Qui ho imparato tutto quello che potevo, sia come direttore creativo che come designer di contenuti che per la parte di produzione, stage design, luci, SFX, etc etc…

Giulia: Dopo il liceo mi sono trasferita in California nel 2011, dove ho studiato giornalismo investigativo, poi ho vinto una borsa di studio per andare a studiare privatamente alla University of Portland. Prima di laurearmi ho ottenuto una internship in Adidas Action Sports agli headquarters a Portland. In quegli anni ho lavorato durissimo e sono riuscita ad entrare in Yeezy, dove ho incominciato a fare su e giù tra Portland e Calabasas e ho visto da vicino come lavorava Kanye con il suo design team, anche per i suoi tour. Ho vissuto la follia della fine del Saint Pablo Tour fino al lancio di, I Hate Being Bi-Polar, It’s Awesome, poi decisi di tornare in Europa.

Come vi siete conosciuti?

Giulia: Tramite amici in comune! Lorenzo tornava da una delle 180 date di quell’anno a casa a Londra per una cena con tutti gli amici e coinquilini, io ero ospite quella sera di ritorno dagli Stati Uniti. Prima di trasferirmi in Europa, stavo cercando di capire dove mi sarei trovata bene e Londra era una delle opzioni. Dopo quella sera abbiamo fatto qualche show insieme, nel giro di qualche mese abbiamo iniziato a valutare l’idea di aprire uno studio di show design fisso a Londra.

Come mai Londra? Come nasce Ombra?

Lorenzo: Ho deciso di trasferirmi lì perché era un posto più comodo per spostarsi tra tutte le date, e poi la città ha tantissimo da offrire per quello che facciamo. Questo mi ha sempre permesso di essere in contatto con un sacco di realtà. Ombra nasce dal mio desiderio e bisogno a quel tempo di avere delle fondamenta solide su cui lavorare, un luogo e un insieme di artisti che potesse far fronte alla mole assurda di lavoro che era richiesto. Essendo per l’80% dell’anno in tour non potevo gestire tutto da solo.

Giulia: Dopo quasi 10 anni negli States cercavo del cambiamento. Nel momento in cui sono arrivata a Londra mi sono sentita subito a casa, anche perché sono cresciuta ascoltando la grime e dnb, quindi mi sentivo in sintonia con la scena e le persone. Per me era fondamentale creare una cosa mia, in cui non lavori per qualcun altro, le tue idee sono valorizzate davvero e non sei solo un numero che porta il suo talento in una grande realtà dove purtroppo la maggior parte delle volte viene disperso. Lavoriamo tanto però ci divertiamo tantissimo quando siamo tutti insieme a lavorare sui progetti.

Lorenzo De Pascalis ad Assago per il live dei Pinguini Tattici Nucleari

Il primo palco che avete fatto come liberi professionisti? E il primo come Ombra?

Lorenzo: Le mie prime esperienze sono state a un evento a Milano chiamato OVERMIND, facevamo agli East End Studios queste serate EDM con vari DJ. Ho disegnato delle grandi teste di leone, piramidi varie e ho sperimentato con proiezioni, ledwall etc etc… Ho poi lavorato a varie cosine con Gemitaiz e già erano gli albori di Ombra.

Giulia: Abbiamo collaborato a moltissimi progetti, ma il primo stage design di Ombra è stato il palco per Fedez di Paranoia Airlines Tour.

Quanti siete ora?

Giulia: Siamo una squadra che si allarga e si restringe a seconda dei progetti. Una volta che creiamo feeling con delle persone difficilmente le lasciamo andare. Ci teniamo molto a fare affidamento sulle stesse persone, ormai siamo un gruppo affiatato. Al momento di “full time” siamo in 15 tra assunti e freelance che lavorano costantemente tutto l’anno con noi. Siamo divisi in più sezioni, dove la più grossa ad ora è quella che si occupa di video content.

Come si fa a stare dietro a tecnologie che cambiano così velocemente e a nuove generazioni che le maneggiano in maniera quasi spontanea?

Lorenzo: Cercando persone che hanno un gusto e uno stile particolare, oltre che delle competenze. Poi siamo tutti dei grandi esploratori, tra chi sa utilizzare i software 3D, che a ogni aggiornamento hanno grossi cambiamenti, a chi come me naviga un pochettino tra tutto quello che riguarda la connessione fra i vari dipartimenti. Credo che la parola giusta sia sempre curiosità, scoprire e approcciarsi a qualcosa che non conosci per avere dei risultati diversi da quello che puoi fare solitamente. Ci sono tool a tua
disposizione, oppure li devi creare.

Giulia: Anche a livello di prodotti e hardware siamo molto attivi, cerchiamo sempre di presenziare alle fiere internazionali e capire cosa stanno lanciando i brand del nostro settore o a cosa stanno lavorando. Anche perché se noi possiamo fungere da cavie o fare dei test run, ci offriamo sempre.

Il lavoro che vi ha dato più soddisfazione?

Giulia: Ogni tour è come immergersi in un mondo nuovo, io mi innamoro di ogni progetto. Se dovessi sceglierne uno solo, direi Janet Jackson. Per me quello è stato vedere un sogno personale realizzarsi. Con Ombra tendiamo a lavorare con artisti piuttosto giovani, cosa di cui sono felicissima, ma lei arriva da una carriera lunga una vita, è una leggenda! Ha avuto impatto in tutto quello che ascoltiamo. Lavorare alla sua residency a Las Vegas è stato un onore, confesso di aver pianto per gran parte dello show. Poi la prima sera è arrivata con tutta la famiglia e mi hanno presentato la madre sua e di Michael, non ci credevo.

Lorenzo: Avendone fatti così tanti e così diversi fra loro posso dire al 100% che ognuno porta con sé delle soddisfazioni diverse. Quello che non cambia mai è il calore che senti per gli artisti in un palazzetto o in uno stadio e quel “WOAHHHHHHHH” quando un effetto (Laser / SFX) parte per la prima volta.

Giulia de Paoli

La richiesta più folle che avete avuto?

Lorenzo: Di solito il problema sono io per quanto riguarda le richieste assurde, perché cerco di
assecondarle. Ma abbiamo lavorato con diversi artisti con delle idee “ambiziose”. Atterrare sul palco dentro ad uno stadio con degli elicotteri è una di queste. Purtroppo non sono sempre richieste possibili da realizzare, ma ci impegniamo a trovare sempre due o tre alternative per proporre qualcosa di comunque funzionale e di impatto.

L’artista più visionario con cui avete lavorato?

Lorenzo: Ogni show e ogni artista ha delle caratteristiche uniche, per cui ci rendiamo sempre più conto che ognuno a suo modo è un visionario. Martin Garrix per esempio ha avuto la brillante idea di spingere per portarsi in giro una produzione in show e festival internazionali, questo ha sempre generato grande interesse nel pubblico non solo per la sua musica, ma anche per quello che portava come show. Adesso vediamo i risultati di questi DJ e artisti che hanno deciso di investire fortemente su questo aspetto. Marracash invece è sempre stato un nostro favourite dal punto di vista dei testi, di quello che pensa e che dice. Ci permette di immergerci nel suo mondo e cercare di capirlo nel profondo. Per esempio la canzone Dubbi ha avuto un suo momento in ogni show: nel Persone Tour i dubbi vengono rappresentati fisicamente da copie di Marra che lo guardano, compaiono e scompaiono nei visual, al Marrageddon invece sono rappresentati dai ballerini.

Giulia: Kanye West. Mi ha sempre colpito come prendesse ispirazione da QUALSIASI cosa lo circondasse. Una volta ci ha mandato in chat la foto di alcuni dinosauri che erano allora i giocattoli della figlia North, per chiederci se potessimo riprodurre le texture per farne dei pezzi per la collezione di Yeezy (era il 2018). A me questa apertura mentale nel canalizzare la creatività e l’ispirazione colpisce molto e la sento vicina a come ci approcciamo alla creatività anche noi; ti fa sentire senza limiti e capace di ogni cosa. È bellissimo!

Quali sono le differenze principali tra show italiani e esteri, se ci sono?

Lorenzo: Se non consideriamo la grossa variabile della scala del tour a cui si sta lavorando, ci sono un paio di cose che noto quando arrivo in una produzione. Per prima cosa c’è un approccio diverso al “semplificarsi la vita”: meno persone che montano e in meno tempo perché hai investito prima per non “faticare” dopo, grazie ad aziende che da tempo immemore costruiscono soluzioni custom per trasportare e montare palchi, scenografie e luci. Anche in Italia iniziamo a vedere questo approccio. L’altra cosa molto diversa sono le prove: in UK e in vari paesi europei ci sono delle grandi strutture dove puoi inserire direttamente il palco e lavorare per 2-3 settimane con il palco e l’artista davanti. In Italia di solito si fa per 1 settimana. Per la produzione invece si lavora principalmente offline con i “simulatori”, ma una volta che accendi veramente tutto dal vivo, ti rendi conto delle dimensioni, della luce e degli equilibri che tanto cerchiamo fra i dipartimenti, e soprattutto di che idea può funzionare e quali invece hanno bisogno di ritocchini.

Giulia: Ce ne sono moltissime. Uno dei punti principali è come le squadre all’estero siano più numerose, ed ognuno al suo interno ha un ruolo molto specifico; per questo poi le produzioni giganti estere funzionano così bene. Nessuno ha task che si sovrappongono e si avanza tutti molto velocemente, allineati. Noi stessi in Ombra abbiamo un modello simile, perché ognuno ha il proprio ruolo e ci concentriamo bene nel fare questo. Quando arriviamo on site sui progetti in Italia ci sentiamo un po’ numerosi rispetto agli altri team, ma è proprio uno dei fondamenti per cui lavoriamo bene, veloci, e riusciamo a far fronte ad ogni emergenza.

Live di Geolier

Prossimi trend in questo settore? In che direzione si va?

Giulia: Un grande trend che c’è stato negli ultimi 9 mesi è stato usare AI nel creare visual e sono curiosa di vedere come questa cosa si evolverà. Ho visto dei visual di AI veramente impressionanti, però c’è anche da dire che senza una direzione sensibile e sensata dietro non si può fare molto, diventa tutto molto randomico. Io stessa ho provato delle piattaforme e c’è ancora tanto lavoro da fare, per fortuna.

Lorenzo: In realtà, quest’anno è un momento particolare per i live, abbiamo avuto un 2024 molto “proficuo” a livello di show in Italia, dai big internazionali a show locali/ festival e tour con tantissimi sold out. All’estero i big hanno spostato di molto gli equilibri degli show, essendo i biglietti in generale più costosi c’è chi ha deciso di andare ai concerti degli artisti più grossi e non ai festival e concerti “minori”. Questo sta generando un approccio un po’ più cauto, quindi anche noi siamo curiosi di vedere come si muoveranno le cose. Tutti stanno cercando di fare le cose sempre più in grande e credo che il goal di tutti sia creare delle esperienze il più immersive possibile per il pubblico, dagli effetti alla tipologia di luci e led.

Il vostro sogno in futuro? Che tipo di show vorreste fare?

Giulia: Io sono sempre stata attratta dalle esperienze super immersive e cinematografiche come la sfera di Las Vegas, quindi mi piacerebbe molto espanderci verso quella direzione. Poi sono una grande appassionata di festival, quindi mi piacerebbe tornare a farne di più. A livello di genere, ci sono tanti artisti grime con cui vorrei collaborare, spero l’occasione arrivi presto.

Lorenzo: Principalmente credo fortemente nel continuare a far crescere Ombra per lavorare tutti meglio, poter avere un approccio più rilassato all’ammontare di lavoro che si sta sempre presentando davanti a noi con più persone a disposizione che stanno bene insieme! Dopotutto è uno dei lavori più belli del mondo e che ti da grandissime soddisfazioni, ma spesso e volentieri con degli orari e tempi assurdi.
Per il tipo di show che vorrei, mi piacerebbe aiutare a costruire un tour mondiale, ci sono delle economie come spiegavo prima diverse dovute all’ammontare di date e al doversi per forza semplificare la vita con strutture custom, questo sarebbe sicuramente un altro grosso passo per noi, ma al momento non possiamo sicuramente lamentarci.


L’articolo Ombra: storia dello studio italiano che sta cambiando il live design di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2024-08-01 10:59:00



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