La produzione di processori con il nuovo nodo 18A starebbe dando ancora grossi grattacapi ad Intel, con un’efficienza ancora di appena del 10%. Lo ha rivelato Reuters in una nota in cui cita fonti a conoscenza dei dati relativi alle linee per il nuovo nodo. Intel, per voce del suo CFODavid Zinsner, smentisce i numeri, affermando che gli scarti sono nettamente inferiori, senza però fornire stime ufficiali. Secondo le persone intervistate da Reuters, la percentuale di processori non difettosi prodotti su nodo 18A sarebbe stata di appena il 5% alla fine dello scorso anno. Quest’estate, la percentuale avrebbe raggiunto il 10%, comunque ancora molto bassa per poter consentire ad Intel di avviare la produzione in grandi volumi, mantenendo integra la redditività del processo.
Secondo le persone ascoltate da Reuters, per la terza generazione di processori Core Ultra, con architettura Panther Lake, questa percentuale dovrebbe raggiungere almeno il 50% prima di poter scalare la produzione, ma Intel avrebbe bisogno di percentuali pari al 70% o all’80% per vedere dei profitti. I nuovi processori Panther Lake sono attesi per entro la fine di quest’anno e Intel ha confermato a Reuters che la produzione inizierà come previsto.
In gioco c’è però il modello di business di Intel, che nell’era del precedente CEO Pat Gelsinger puntava a diventare un produttore di primo piano anche per terze parti con le sue fonderie. In quella visione, i nodi 18A e 14A costituivano la risposta di Intel per colmare il gap tecnologico accumulato con TSMC. Ma ulteriori ritardi con il nodo 18A o problemi di affidabilità comprometterebbero la possibilità di attrarre nuovi clienti, mettendo a rischio anche gli investimenti sul nodo 14A: Intel ha già dichiarato che in assenza di clienti terzi per il nodo 14A, sarebbe pronta ad abbandonare del tutto il business della produzione dei processori più avanzati.
