C’è poi un altro aspetto su cui si concentra l’attenzione dell’Autorità italiana, e riguarda la gestione dei dati degli utenti. Meta ha fornito versioni contrastanti sull’utilizzo delle conversazioni con la sua intelligenza artificiale: da un lato assicura che queste non verranno impiegate per migliorare il servizio, dall’altro, nei documenti ufficiali e nelle dichiarazioni pubbliche, ammette di usarle per l’addestramento dei modelli. Se ciò fosse confermato, l’azienda ne ricaverebbe un doppio vantaggio competitivo, imponendo il passaggio degli utenti da WhatsApp alla propria IA e sfruttando le loro conversazioni per rafforzare ulteriormente il servizio.
I precedenti e le possibili conseguenze
I rappresentanti della società hanno 60 giorni di tempo per richiedere un’audizione davanti all’Autorità, con la possibilità di presentare le proprie argomentazioni difensive. Il procedimento è affidato alla responsabilità della dottoressa Gabriella Romano e deve concludersi entro il 31 dicembre 2026. Si tratta di una delle prime applicazioni delle norme antitrust europee specificamente ai servizi di intelligenza artificiale, un settore in rapida evoluzione che finora aveva ricevuto meno attenzione dai regolatori rispetto ai social network e ai motori di ricerca.
L’articolo 102 del Tfue, in realtà, è già stato applicato in casi simili, sebbene non legati all’AI. Il caso più famoso riguarda Microsoft, sanzionata per aver integrato Windows Media Player nel sistema operativo Windows, costringendo gli utenti ad accettare il lettore multimediale insieme al software principale. Più recentemente, Google è stata multata per il caso Shopping, dove il motore di ricerca dava posizioni privilegiate al proprio servizio di comparazione prezzi rispetto ai concorrenti. In entrambi i casi, come ora con Meta, una società dominante in un mercato ha utilizzato quella posizione per ottenere vantaggi sleali in un settore diverso.
L’indagine potrebbe sfociare in sanzioni fino a 15 miliardi di euro e assumere un valore determinante per il futuro del settore. Le infrazioni dell’articolo 102 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea prevedono infatti multe che possono arrivare fino al 10% del fatturato globale annuo. Nel 2024 Meta ha registrato ricavi per 152 miliardi di euro a livello mondiale, di cui 35,4 miliardi provenienti dal mercato europeo. L’inchiesta si colloca in un quadro di crescente frizione tra la società e le autorità europee. Meta ha già deciso di non aderire al codice di condotta volontario promosso dall’Unione europea sull’intelligenza artificiale nell’alveo dell’AI Act. Qualora l’abuso fosse confermato, il caso italiano potrebbe rappresentare un punto di riferimento per altri regolatori del continente, con potenziali ricadute sull’intera strategia di espansione di Meta nel mercato europeo dell’AI.