Attacchi DDoS ipervolumetrici, ancora numeri da record nonostante il calo

Attacchi DDoS ipervolumetrici, ancora numeri da record nonostante il calo


Gli attacchi DDoS, compresi quelli ipervolumetrici, continuano a essere una minaccia significativa: secondo il report di Cloudflare sulle minacce del secondo trimestre dell’anno, la compagnia ha mitigato 7.3 milioni di attacchi DDoS.Un calo importante rispetto ai 20.5 milioni del primo trimestre 2025, ma comunque un numero molto elevato.

Finora Cloudlfare ha bloccato quindi 27.8 milioni di attacchi, un numero che equivale al 130% degli attacchi di tutto il 2024. Nel dettaglio, l’81% degli attacchi registrati nel secondo trimestre 2025 sono stati contro i layer 3 e 4, in calo rispetto al trimestre precedente, mentre gli attacchi HTTP DDoS sono saliti al 9%.

Attacchi DDoS

Guardando ai soli attacchi DDoS ipervolumetrici, Cloudflare ha bloccato oltre 6.500 attacchi di questo tipo (una media di 71 attacchi al giorno). Rispetto al trimestre precedente, il numero di attacchi DDoS ipervolumetrici che hanno superato i 100 milioni di pacchetti al secondo sono aumentati del 592%, mentre quelli che hanno superato il miliardi di pacchetti al secondo sono raddoppiati.

In aumento anche gli attacchi con richiesta di riscatto: Cloudflare riporta che la percentuale di clienti che è stata colpita da questi attacchi è salita del 68% rispetto al trimestre precedente e del 6% rispetto al 2024.

Attacchi DDoS: distribuzione e vettori d’attacco

Il report di Cloudflare evidenzia che le nazioni più colpite da questi attacchi sono state la Cina, il Brasile e la Germania, seguite da India e Corea del Sud. Tra i primi dieci Paesi più colpiti figurano anche la Turchia, Hong Kong, il Vietnam, la Russia e l’Azerbaijan.

Guardando ai settori più colpiti, al primo posto troviamo quello delle telecomunicazioni e dei service provider; a seguire ci sono Internet, i servizi IT e il Gaming.Per quanto riguarda invece la provenienza delle campagne, la maggior parte degli attacchi ha avuto inizio in Indonesia, seguita da Singapore, Hong Kong e Argentina.

Approfondendo i vettori d’attacco, Cloudflare riporta che la maggior parte (71%) delle campagne DDoS HTTP è stata eseguita da botnet conosciute.Per quanto riguarda invece i livelli 3 e 4 dello stack di rete, la maggior parte degli attacchi era composta da attacchi DNS Flood, mentre i secondi e i terzi vettori d’attacco più diffusi sono stati rispettivamente il SYN Flood e l’UDP Flood.

Attacchi DDoS

Il secondo trimestre dell’anno è stato anche un periodo con un aumento significativo di minacce emergenti; tra esse, Cloudflare evidenzia gli attacchi legati a Teeworlds con un amento del 385% rispetto al trimestre precedente. Teeworlds è un videogioco sparatutto multigiocatore in 2D che utilizza un protocollo UDP custom per il gameplay in tempo reale. Gli attaccanti hanno inondato di pacchetti UDP il server del gioco, causando lag e interruzioni di servizio.

Tra le minacce emergenti più significative c’è anche DemonBot, un malware che infetta i sistemi Linux, in particolare i dispositivi IoT, per renderli parte di una botnet in grado di eseguire attacchi DDoS a livello UDP, TCP e di applicazione.

Per proteggersi dagli attacchi DDoS Cloudflare ricorda di ridurre, per quanto possibile, la superficie di attacco e di implementare sistemi per il monitoraggio delle minacce in tempo reale. È importante inoltre affidarsi a sistemi di caching per fare in modo che il server serva un numero minore di richieste e limitare la frequenza di traffico.



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