L’intelligenza artificiale arriva in Parlamento, quali sono e a cosa servono i primi tre prototipi che guideranno il cambiamento

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Gli addetti ai lavori – dagli uffici parlamentari ai giornalisti che scrivono dei singoli provvedimenti approvati – potranno dunque accedere alle informazioni e ottenere dei materiali senza dover più fare estenuanti ricerche, accorpando o scorporando i dati e ottenendo delle sintesi esplicative. Si tratta di un lavoro che oggi può portare via intere giornate, ma che presto verrà fatto dall’AI, che impiegherà pochi secondi per svolgere quello stesso lavoro. Ovviamente, i risultati andranno controllati e approvati per evitare che le “allucinazioni” dell’AI producano report errati.

Sarà inoltre possibile chiedere all’assistente virtuale informazioni sul numero di leggi approvate in un dato periodo di tempo, il numero delle letture, la variazione del numero dei commi, i tempi di approvazione. L’archivio di informazioni a cui attingerà Norma e tutti gli altri modelli, è stato più volte sottolineato, è pubblico e già disponibile sul sito della Camera. In prospettiva, Norma sarà in grado di fornire in tempo reale elementi di raffronto sulla produzione legislativa in diversi periodi (anni, governi, legislature).

Mse, l’AI che aiuterà i deputati a scrivere gli emendamenti

Una delle operazioni più comuni svolte dai deputati è la scrittura degli emendamenti delle leggi. A chi frequenta il “piano aula” di Montecitorio capita spesso di vedere gli eletti, affiancati da personale dei gruppi parlamentari dei loro partiti che, armati di matita, aggiungono parole o intere frasi agli articoli delle leggi che il governo porta in aula. Un’operazione che l’intelligenza artificiale renderà molto più agevole grazie al modello Mse (Macchina scrittura emendamenti).

Il primo modulo della piattaforma Mse consentirà la scrittura assistita di emendamenti operando direttamente sul testo dei progetti di legge in esame. Le modifiche operate sul testo saranno trasformate, in tempo reale, in proposte emendative che rispettano le regole di sintassi parlamentare della Camera dei deputati. Sì, perché gli emendamenti, come tutti i testi legislativi, devono rispettare una rigorosa sintassi rimasta pressoché invariata da quando esiste il Parlamento.

Il progetto trae origine dalla proposta Gen-AI-4-Lex-B del Consorzio interuniversitario Alma Human AI (Università di Bologna, con la collaborazione di Luiss, Cnr, Università di Verona, Università di Torino). Il deputato potrà inoltre utilizzare un chatbot, integrato nell’interfaccia della piattaforma, addestrato per fornire informazioni analitiche e sintetiche sul progetto di legge. Il chatbot attinge alla documentazione associata al provvedimento, come i dossier predisposti dagli uffici della Camera e le memorie depositate dai soggetti auditi durante l’esame parlamentare, fornendo link diretti ai medesimi. Un ulteriore modulo, ancora in fase di sviluppo, consentirà infine al deputato, interagendo con il chatbot, di avere suggerimenti per la migliore scrittura tecnica del contenuto degli emendamenti partendo dal testo in esame, sulla base di un’interazione in linguaggio naturale.

Depuchat, una finestra “filtrata” sul lavoro dei singoli eletti

Infine, il modello più “delicato”, quello che consentirà ai cittadini di “controllare” gli eletti e avere un rendiconto in tempo reale sull’attività svolta dall’aula e dai singoli parlamentari. Si chiama Depuchat e sarà l’ultimo ad essere rilasciato, perché è quello che apre le porte del Parlamento ai cittadini. Depuchat non attingerà ad altre fonti che non siano quelle interne alla Camera dei Deputati: non sarà quindi possibile chiedere al chatbot dove sono finiti i famosi 49 milioni di euro incassati dalla Lega o cosa fanno, nel tempo libero, le parlamentari e i parlamentari. Così come non darà risposte su processi e condanne.

Il modello nasce dall’idea di un gruppo di studiosi e ricercatori dell’Università degli studi di Roma Tre e dell’Università di Firenze di creare uno strumento per migliorare la conoscenza delle attività parlamentari. È quindi pensato per favorire l’interazione tra istituzione e cittadini.

Il chatbot sarà implementato nelle schede di attività dei deputati già consultabili sul sito della Camera e risponderà alle domande degli utenti formulate in linguaggio naturale, fornendo informazioni sulle attività svolte dai deputati nell’esercizio del mandato nelle diverse sedi. Si potrà quindi chiedere quante leggi ha portato in aula e nelle commissioni il deputato, le presenze e le assenze, di quali temi si è occupato e cosa ha detto durante i suoi interventi nell’emiciclo. Anche in questo caso si tratta di informazioni già reperibili, ma che grazie all’intelligenza artificiale non dovranno più essere ottenute con lunghe “cacce al tesoro” sul sito della Camera.

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