Intervista a Benjamin Seide, dal cinema a Game of Thrones

Facebook
WhatsApp
Twitter
LinkedIn
Telegram

Dal Cinema Immersivo a “Game of Thrones”: Viaggio nelle Visioni di Benjamin Seide

Benjamin Seide, educatore, ricercatore, vfx expert e media artist, oggi residente a Singapore, ha costruito la sua carriera tra Berlino, Shanghai e il Sud-est asiatico, diventando una delle figure più influenti nel campo dell’animazione e dei media immersivi. Durante l’intervista ci racconta:

“È stato un bel viaggio. Ho iniziato ancora prima di frequentare la scuola di cinema. Lavoravo già come cameraman e direttore della fotografia, poi sono stato contagiato dal virus dell’animazione e mi sono innamorato di approcci più sperimentali.”

Dalle prime sperimentazioni degli anni ‘90, dove realizzava video a 360° con attrezzature autocostruite, fino alle avanguardie odierne della realtà virtuale, la passione di Seide per l’unione di narrazione e tecnologia emerge come filo conduttore.

continua a leggere dopo la pubblicità

Le origini della sperimentazione immersiva

Negli anni Novanta, Seide esplora le tecnologie a 360°, costruendo da sé le prime strumentazioni per riprese immerse. Ricorda con ironia:

“La prima volta abbiamo usato un grande cucchiaio da minestra…Poi abbiamo trovato una sfera a specchi e abbiamo girato con una sola telecamera…Era praticamente l’inizio del mio interesse per i media immersivi.”

Questa attitudine pionieristica si traduce in “Paramatrix”, progetto europeo che già allora sperimentava la trasmissione in streaming di video mappati su oggetti 3D, anticipando di decenni le attuali tendenze della virtualità nel cinema.

Dalla Germania alla Cina: effettistica globale e grandi produzioni

continua a leggere dopo la pubblicità

Dopo un percorso nella pubblicità e nei primi lungometraggi, Seide si trasferisce a Singapore e successivamente a Shanghai, dove costruisce e dirige il team effetti visivi di Pixomondo, lavorando su progetti internazionali di altissimo profilo tra cui “Don’t Come Knocking” di Wim Wenders e “OliverTwist” di Roman Polanski, fino ad arrivare a “Hugo” di Martin Scorsese.

“Ero affascinato dalle possibilità tecnologiche… Non ero interessato a ricreare astronavi o edifici, ma a esplorare nuovi linguaggi visivi,” sottolinea Seide.

Nel periodo d’oro, il team si espande rapidamente, realizzando intere sequenze per colossi come “Star Trek”, “Oblivion” e, soprattutto, per “Game of Thrones”. Per la serie HBO riceve gli “Honors for Contributions to the Emmy Award Winning Achievement” dall’Academy of Television Arts and Sciences.

Ma sullo sfondo, la crisi del settore mette a rischio la sopravvivenza degli studi: “Finalmente abbiamo raggiunto risultati straordinari, ma dal punto di vista finanziario è stato un vero disastro.”

Dall’effetto visivo all’esperienza immersiva

continua a leggere dopo la pubblicità

La svolta arriva con l’insegnamento e il ritorno ai media immersivi: “A un certo punto ho pensato: ora posso tornare a ciò che mi affascinava quando ero studente, ovvero i media immersivi.”

Nascono così progetti come “Homage á Fellini”, installazione in cupola completa con i disegni originali di Federico Fellini, e la creazione di esperienze VR dedicate al patrimonio artistico e storico-culturale cinese, come “Secret Detours” e “Gone Garden”, interpretazioni in 360° e realtà virtuale dello Yunnan Garden, storico giardino di Singapore.

Particolarmente significativo è “The Spirit of Pontianak”, omaggio VR ad un celebre film horror malese degli anni ’50, oggi perduto:

“Ho pensato: devo creare un omaggio in realtà virtuale a questo film per riportare in vita almeno una scena, senza ricrearla identica…Abbiamo ricostruito l’intero villaggio in 3D, creato i personaggi e ricreato alcuni momenti chiave.” Una ricerca di memoria, cultura e impatto emotivo, che unisce la sua esperienza tecnica a un’attenzione narrativa profonda.

Il futuro del cinema tra socialità, contenuto e limiti tecnologici

continua a leggere dopo la pubblicità

Sul futuro del cinema e della VR, Seide mantiene uno sguardo critico: “Tutti stiamo aspettando il momento magico in cui la VR o la realtà aumentata abbiano un momento di svolta… Ma la gente odia il visore, è troppo pesante, ingombrante, provoca vertigini. Il 50% delle persone lo detesta semplicemente… So che non è ancora quello che dovrebbe essere. Però continuo comunque a produrre contenuti.”

Pur consapevole delle barriere tecnologiche e sociali, Seide resta ottimista sulle potenzialità della realtà immersiva, soprattutto nella condivisione dell’esperienza, come racconta parlando delle sue partite di minigolf in VR con amici a migliaia di chilometri di distanza.

Dietro le quinte dei grandi film: collaborazioni e visioni artistiche

Lavorare con registi del calibro di Wim Wenders, Roman Polanski, J.J. Abrams ha arricchito il suo sguardo creativo: “Gli effetti visivi sono il mezzo per dare vita alla visione del regista… Ci sono progetti in cui davvero abbiamo proposto un’idea e il regista l’ha adorata: quello è il vero momento di gratificazione.”

Benjamin Seide racconta il processo di lavoro come un percorso collettivo, fatto di proposte, tentativi, cambi di rotta e apprendimento continuo: “A volte arrivi alla fine e devi avere la forza di dire: ‘Ho dedicato così tanto impegno, ma bisogna ancora cambiare tutto’. È una lezione che continuo a condividere anche con i miei studenti.”

In conclusione Benjamin Seide rappresenta una voce autorevole e sincera nel dialogo tra arte, tecnologia e narrazione. La sua capacità di attraversare linguaggi, media e culture ha contribuito a plasmare il modo in cui oggi immaginiamo il cinema e i mondi virtuali.

“Voglio vedere quale sarà il prossimo passo. Continuo a sperimentare perché per me è affascinante scoprire cosa significa essere davvero immersi in qualcosa, anche se non abbiamo ancora trovato la forma perfetta.”

Un percorso che, guardando al futuro, resta pronto ad accettare nuove sfide e a ridefinire i confini dell’immaginazione audiovisiva.

<!–

–>

Visite totale 2 , 2 visite oggi

Continua a leggere

Scorri verso l'alto