Per esempio come ha ricordato Marsella “un autore famoso che fa la differenza da anni per i suoi contenuti continuerà ad avere visibilità e peso, ma per tutti gli altro il contenuto è il re ma se ci sono problemi tecnici o latenze nell’indicizzazione il risultato negativo è scontato”.
Insomma, bisogna distinguersi per la qualità della verticalità dei propri contenuti e lavorare anche all’interno di una cornice tecnica adeguata. Concorda Margherita e cita l’esempio di un pavimentista delle sue parti che è diventato famoso facendo balletti e raccontando barzellette su TikTok. Quell’azione ha contribuito a dare visibilità alla sua attività primaria. “La traiettoria è compiutamente multicanale e anche multimodale. Qualunque piattaforma che abbia un motore di ricerca e almeno un miliardo di iscritti deve diventare centrale nelle nostre valutazioni di sviluppo”, sostiene l’esperto.
E i contenuti generati con l’intelligenza artificiale vengono penalizzati da Google? La risposta, stando agli attuali dati e indagini, è no. Conta la qualità dell’output, non chi esattamente lo realizza. Un altro fronte potrebbe essere quello di Google Lens: ci si dimentica che quando si fa uno scatto a un prodotto e magari si cerca la versione di un altro colore, questa diventa una query. Ed è per questo che bisognerebbe ottimizzare le immagini e contestualizzarle sui siti.
Poi c’è il concetto di entity, ovvero la capacità di costruire un ecosistema di contenuti relativo ad argomenti contigui. Da diverso tempo non è più una questione di sole parole chiave o un singolo super articolo, ma di territori presidiati in profondità (in relazione alla query). Persino la funzione tag canonical, che consente di segnalare a Google quale indirizzo web considerare rispetto ad altri, è sopravvalutata: il motore sceglie dove guardare in base all’azione degli utenti e quindi in alcuni casi se ne pagano le conseguenze negative in caso di incertezze tecniche. Si pensi ad esempio, come suggerisce Marsella, alla paginazione, ovvero la tecnica di web design per dividere i contenuti digitali di un sito su più pagine, per migliorare l’usabilità e la navigazione. A suo parere bloccare la paginazione è un errore molto impattante, in moltissimi casi.
“Ho iniziato a collaborare con la più importante rivista musicale italiana e grazie all’AI stiamo facendo qualcosa di davvero nuovo: incrociamo tutti i dati di oscillazione rilevati da Sistrix, ovvero gli indici di visibilità, escludendo quelli su AI Overviews, e li confrontiamo con i dati reali generati dal sito. In pratica l’analisi ottimizza la strategia redazionale stabilita di settimana in settimana”, spiega Margherita.
L’intelligenza artificiale di fatto elabora i dati con un’efficienza e una tempistica compatibile con le esigenze della testata. Nello specifico l’analisi del click-through rate, ovvero il rapporto tra persone che hanno visto i risultati e che ci hanno cliccato su Google, abbinato alle oscillazioni relative a certe pagine e segmenti, fa emergere i temi che varrebbe la pena affrontare. L’intento non è di stravolgere la linea editoriale ma assicurare efficienza alla strategia complessiva.
“A mano richiederebbe una settimana, con l’AI qualche ora. E sta funzionando perché sto parlando di uscire su Google Discover, ovvero sull’app di Google che suggerisce contenuti personalizzati e rilevanti in base agli interessi, senza il bisogno di una ricerca. Il Santo Graal per la Seo”, conclude Margherita.