James Cameron può parlare con cognizione della tragedia del sommergibile Titan

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Ha visitato per 33 volte il relitto del Titanic ed è stato sul fondo della Fossa delle Marianne, da solo. Cameron ha saputo cosa è successo al Titan nel momento stesso in cui è scomparso.

Dopo la conferma della morte delle cinque persone a bordo del sommergibile Titan a causa della sua implosione, il regista James Cameron è stato intervistato da alcune testate giornalistiche televisive per avere la sua opinione sull’accaduto. Cameron è stato scelto non per questioni di puro audience, ma perché è uno dei massimi esperti nel settore dei piccoli sommergibili.

James Cameron, premio Oscar per il film Titanic, è diventato un esploratore delle acque profonde negli anni 90 proprio durante le ricerche per la realizzazione del film sulla catastrofe del transatlantico più famoso del mondo.

Lui stesso ha effettuato 33 immersioni nei pressi del relitto del Titanic a circa 3.800 metri di profondità nell’Oceano Atlantico; e nel 2012 ha raggiunto il punto più profondo della Terra, la Fossa delle Marianne a 10.898 metri, pilotando in solitaria il minisommergibile Deepsea Challenger.

Cameron si dice anche un designer di sommergibili ed è in parte proprietario della Triton Submarines, che produce sommergibili per la ricerca e il turismo.

Cameron aveva già capito cos’era successo al Titan

Dopo che il 22 giugno un robot sottomarino ha scoperto i detriti del sommergibile Titan di OceanGate a circa 487 metri dalla prua del Titanic, alla profondità di 3.800 metri, la guardia costiera statunitense ha concluso che l’imbarcazione ha subito una “implosione catastrofica“, uccidendo i cinque uomini e ponendo fine alle speranze di salvataggio. Si calcola che l’impolosione abbia avuto la durata di soli 20 millisecondi.

Il Titan aveva iniziato la sua discesa domenica 18 giugno, poi era scomparso. Le ricerche erano andate avanti, nella speranza di trovare il sommergibile che aveva interrotto le comunicazioni e non segnalava più la sua posizione, perché l’equipaggio avrebbe avuto circa 96 ore di ossigeno di autonomia.

Secondo James Cameron, invece, la tragedia è occorsa in quello stesso giorno due ore dopo l’immersione e, se fosse stato lui a decidere, avrebbe mandato un robot sottomarino nei pressi del Titanic il prima possibile, pur continuando le ricerche.

Cameron si dice sicuro del momento dell’incidente per due motivi. Il primo è che la comunicazione e la localizzazione del Titan si sono interrotte nello stesso momento.

Il regista ha spiegato che il transponder utilizzato per tracciare un sottomarino durante la discesa è un sistema completamente autonomo. Si trova nel proprio alloggiamento a pressione e ha una propria batteria. Quindi, la perdita contemporanea delle comunicazioni e della localizzazione poteva significare solo che il Titan era imploso.

A poche ore dalla scomparsa del Titan, Cameron aveva inoltre raccolto i pareri delle piccola comunità del settore di cui fa parte, scoprendo che alcune reti acustiche per la ricerca e di tipo militare – che monitorano i suoni provenienti al di sotto della superficie dell’oceano – avevano rilevato un forte scoppio proprio nel momento in cui veniva persa la comunicazione e la posizione del Titan. Per Cameron questo era l’indizio finale che conduceva all’unica conclusione: l’implosione del sommergibile e la morte delle cinque persone a bordo.

I dubbi di Cameron sullo scafo del Titan

Complessivamente, da quando era stato costruito, il Titan aveva compiuto 50 immersioni di test, e aveva effettuato sei immersioni sul Titanic nel 2021 e sette nel 2022.

Lo scafo del Titan era stato realizzato con due materiali, fibra di carbonio e titanio. Una scelta non condivisa da Cameron e definita nell’intervista al Daily Mail “un’idea orribile”.

Cameron ha spiegato che di solito gli scafi dei sommergibili vengono realizzati con materiali omogenei, acciaio, titanio, ceramica, acrilico, che possono essere modellati e sottoposti ad analisi per capire le proprietà di snervamento e il numero di cicli di stress che possono sopportare.

Questa analisi non si può fare con un materiale composito come quello del Titan, “perché si tratta di due materiali dissimili, in un certo senso legati insieme”, ha spiegato Cameron. Se anche il Titan avesse superato il test di pressione, una serie di immersioni avrebbe comunque potuto far cedere lo scafo nel tempo perché avrebbe causato delaminazioni e fessurazioni progressive.

Questo non accade con l’acciaio o con il titanio e, ha detto Cameron: “Ora c’è un relitto che giace accanto all’altro relitto, per lo stesso dannato motivo.”

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